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Giorgia Meloni

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L’incidente della prima versione del testo sulla tassazione degli extraprofitti bancari va chiuso con scuse pubbliche perché incide sul giudizio del mondo che muove i capitali da un Paese all’altro. È sacrosanto chiedere alle banche di trasferire ai depositanti parte degli interessi che si prendono quando fanno credito, ma si è dato un messaggio pericolosissimo agli investitori esteri: non vi azzardate a venire in Italia, perché noi vi tasseremo in modo assurdo visto che nemmeno sappiamo come si fa, ma vogliamo farlo. Questo messaggio va cancellato se si vuole andare avanti a lungo.

Non vi fate illudere dai rimbalzini sui listini delle banche italiane perché il danno strutturale alla credibilità del Paese è stato arrecato in modo pesantissimo. Perché i mercati vivono di aspettative e quello che è successo con il più pasticciato possibile dei provvedimenti immaginabili sulla tassazione degli extraprofitti bancari è risultato come una porta sbattuta in faccia a chiunque voglia investire in Italia. Questo è il giudizio del mondo che muove i capitali da un Paese all’altro. Questo incidente va chiuso con scuse pubbliche se chi governa l’Italia vuole andare avanti. Altrimenti potrà ancora rimanere ovviamente al timone, ma vivrà il solito logorante declino che accompagna le numerose stagioni effimere di governo della Repubblica italiana.

Siamo davanti al primo grande scivolone del governo Meloni che fino a oggi non aveva mai rotto il giocattolo della credibilità italiana ritrovata grazie a Draghi e, quindi, siamo davanti al primo allarme vero per il miracolo economico italiano. Tutto questo non perché non esista un tema etico serio che obbliga a chiedere a chi ha troppo di aiutare chi ha troppo poco o perché non esista un problema sulle banche che hanno alzato i tassi sul credito e lasciato a zero quello sui depositi. No, il punto non è questo. Qui siamo davanti a una porta sbattuta in faccia a chi vuole investire in Italia perché si è comunicato in modo anche maldestro, che ricorda le peggiori stagioni populiste italiane, una versione di intervento così esagerata che avrebbe determinato prima ancora di diventare un testo consultabile la ricapitalizzazione precauzionale di metà delle banche italiane.

Una versione che metteva a rischio decine di piccoli istituti di credito e metteva in difficoltà la quarta banca italiana, il Monte dei Paschi di Siena, che ha come azionista di maggioranza quello stesso ministero dell’Economia e delle finanze (Mef) che pone il diritto di veto sulla ratifica del meccanismo europeo di stabilità (Mes) che si propone proprio di intervenire nei casi di salvataggi bancari.

Una prima versione così esagerata che non dice: tu banca prendi troppo quando fai credito, comincia a restituire parte dei tuoi guadagni a chi affida a te i suoi risparmi; no, dice alla banca che “io Stato mi prendo una parte dei tuoi profitti per aiutare non so come coloro che mentre tu banca riducevi i margini per i tassi a zero si godevano gratis i mutui a tasso variabile, quindi, a zero, e non hanno deciso – benché avvertiti – di passare a un tasso fisso ridotto facendo, per di più, pagare il loro indebito vantaggio ai depositanti che sono i veri penalizzati della situazione di ieri e di oggi.

Siamo a un guazzabuglio tale che spaventa chiunque ha intenzione di venire a investire in Italia. Perché si interroga se i suoi profitti saranno un bel giorno in parte prelevati dallo Stato con scelta sovranista facendo magari finta populisticamente, come è stato annunciato con le banche, di prelevare parte degli extraprofitti per dare sostegno ai poveri. Chi ci osserva capisce che si stanno invece mettendo le condizioni per aumentare ancora di più la pressione fiscale e ridurre ulteriormente l’aiuto dovuto a chi ha meno.

Una cosa così delicata per i riflessi internazionali sui mercati e la credibilità dell’Italia prima la decidi nei minimi dettagli confrontandoti con le banche e poi la comunichi ai mercati come è avvenuto in Spagna. Altrimenti sei costretto a retromarce indecorose per proteggere la stabilità bancaria che tu, non altri, hai messo a rischio. Come ha dovuto fare Giorgetti precisando che l’intervento non potrà superare il tetto dello 0,1% del totale dell’attivo delle banche contro una proposta iniziale di un limite fissato al 25% del patrimonio netto.

Bisogna essere chiari fino in fondo e fermare la slavina della perdita di reputazione italiana legata a questo clamoroso scivolone. Qui non si tratta di valutare se il governo è di destra o di sinistra, ma se è in grado di porre un argine alla deriva che vede i grillini cavalcare l’onda populista e il segretario della Cgil, Maurizio Landini, dichiarare come nulla fosse che la tassa sugli extraprofitti va estesa anche agli altri settori non colpendo più solo i margini di interesse ma ogni forma di profitti.

Bisogna che tutti si rendano conto che non possiamo girarci dall’altra parte perché siamo davanti a un danno strutturale per almeno due ragioni: 1) Il coro politico favorevole a questo pasticcio trasferisce un messaggio chiarissimo agli investitori mondiali: non vi azzardate a fare gli investimenti in Italia perché noi ve li tasseremo in modo assurdo perché nemmeno sappiamo come si fa, ma sappiamo di volerlo fare; 2) La corsa di buona parte delle opposizioni a gridare e rivendicare di avere chiesto loro questo pasticcio dimostra, purtroppo, al mondo intero il livello di inadeguatezza complessivo della classa politica italiana.

Sprecare tutto quello di buono che Giorgia Meloni ha fatto fino a oggi in politica estera, sul Pnrr, la Zes unica e la centralità ritrovata del Mezzogiorno come centro del mondo capovolto e grande hub energetico e manifatturiero del Mediterraneo per una mossa populista di mezza estate è davvero troppo. Siccome sarà obbligatorio aggiustare il tiro, prima lo si fa meglio è.


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