Giorgia Meloni e Mario Draghi
6 minuti per la letturaIl clima di fiducia delle imprese aumenta per il secondo mese consecutivo, quello dei consumatori va alla grande, il clima di fiducia sul futuro esplode. Nei sette trimestri consecutivi del governo Draghi – la tendenza continua – l’occupazione a tempo indeterminato è aumentata di mezzo milione di persone. A novembre le esportazioni italiane sono aumentate dell’8,3% sul mese precedente. Cosa deve ancora avvenire per capire che l’Italia ha avuto il secondo grande miracolo economico italiano dal Dopoguerra durante la stagione del governo di unità nazionale guidato da Draghi e che è così forte e strutturale da non poterlo fermare? Reddito e occupazione sono cresciuti al Sud più che al Nord, ma nemmeno questo si può dire, è vietato dalla legge del piagnisteo. Certo, povertà e diseguaglianza, che sono un problema enorme di questo Paese, non sono state abolite, ma ridotte sì e non avveniva da tempo. Si è imboccata la strada giusta da percorrere se si vuole sostenere una crescita solidale che rende sostenibile il debito. Per questo la corsa dagli scarsi risultati che è solo un modo per incentivare l’evasione fiscale di parti del governo Meloni è pericolosa
Ma che cosa possiamo ancora fare e, soprattutto, che cosa deve ancora avvenire per capire che l’Italia ha avuto il secondo grande miracolo economico italiano dal Dopoguerra a oggi durante la stagione del governo di unità nazionale guidato da Draghi e che è stato così forte e strutturale da non poterlo fermare? A quale santo bisogna votarsi perché il dibattito pubblico italiano si renda conto che questo miracolo continua anche in un quadro di condizioni avverse a livello globale perché ha dentro di sé una potenza endogena sfuggita a tutte le cassandre dei previsori nazionali e internazionali?
Che cosa serve più concretamente per capire che c’è un momento favorevole per l’economia da non sprecare evitando di spezzare l’incantesimo della fiducia legato alle riforme che il governo Meloni sta facendo ricalcando in fotocopia lo schema Draghi (liberalizzazione servizi pubblici locali prima di tutto) e all’apertura dei cantieri che non può più essere rinviata facendo scattare la parte forte del Pnrr che vale fino a dieci punti di Pil? Per crederci che cosa si deve fare ancora: trasformare l’acqua in vino? Riuscirà mai a dire uno qualunque dei tanti partecipanti al super talk italiano che in questo Paese è successo qualcosa di clamoroso che non è avvenuto né in Germania né in Francia?
Il clima di fiducia delle imprese aumenta per il secondo mese consecutivo, quello dei consumatori va alla grande, il clima di fiducia sul futuro semplicemente esplode. Perché migliora il clima economico percepito, di oltre dieci punti. Perché migliora il clima economico personale di oltre due punti. Perché il clima corrente migliora di quasi quattro punti. Perché il clima sul futuro cresce di oltre cinque punti. Mentre il clima di fiducia nel suo complesso balza da 98,1 a 102,5 e migliora, dunque, di oltre quattro punti. Questi indici sono tutti sostenuti dalla crescita dell’occupazione avvenuta e dalla condizione di fiducia che la disoccupazione diminuirà. Tutte le attese di carattere macroeconomico per il presente e per il clima futuro sono in netto miglioramento. La domanda corretta da porsi e dalla quale tutti invece si tengono adeguatamente alla larga è: perché avviene tutto ciò?
Perché, anche se nessuno lo dice, nei sette trimestri consecutivi del governo Draghi – la tendenza continua – l’occupazione a tempo indeterminato è aumentata di mezzo milione di persone. L’ultimo comunicato Istat è del primo dicembre e in esso è scritto che nell’arco di un anno gli occupati tra il 2021 e il 2022 sono aumentati di 496 mila unità, che il numero di persone in cerca di lavoro è calato di 321 mila unità, senza considerare che abbiamo anche 336 mila inattivi in meno. Il tasso di occupazione totale è salito al 60,5% che è il valore record dal 1977, primo anno della serie storica.
Vogliamo prendere atto che l’indice di Gini ha testato che la diseguaglianza, grazie alle politiche per la famiglia (assegno unico universale, rivalutazione pensioni, riforma Irpef) si è ridotta dello 0,8 e che il rischio di povertà si è a sua volta contratto di quasi due punti (1,8 per la precisione) dopo anni e anni che crescevano entrambi allargando il solco tra chi sta bene e chi soffre?
Abbiamo avuto almeno sentore che a novembre le esportazioni italiane sono aumentate dell’8,3% sul mese precedente, non sul novembre dell’anno scorso, e che, tutto ciò, vuol dire crescita su crescita? Siamo o meno consapevoli che, anche al netto delle vendite eccezionali relative alla cantieristica navale che poi è sempre un bel dire, quella stessa crescita è stata del 3,2% su base mensile e del 17% su bassa annua? Vogliamo capirlo o no che i tedeschi vendono sempre meno nel mondo e noi vendiamo sempre di più nello stesso mondo? Alla faccia dello stereotipo del modello in declino della manifattura italiana!
Dulcis in fundo, il Mezzogiorno d’Italia, che ha vissuto una stagione di crescita come non mai, ma questo non si può nemmeno dire, è vietato dalla legge imperante del piagnisteo. Invece io voglio dirlo perché l’orgoglio come la fiducia sono metà dell’opera anche se temo che per sperare di essere creduto bisognerà consegnare a domicilio persona per persona i dati forniti dall’Istituto nazionale di statistica. Il comunicato dell’Istat di ieri sui conti territoriali informa che nel 2021 la crescita del reddito disponibile delle famiglie al Sud è stata del 4,1% con un incremento più alto di Centro, Nord Ovest e Nord Est e che la crescita degli occupati è stata dell’1,3 % contro un più 0,6% a livello nazionale.
Abbiate pazienza, non sono previsioni, sono fatti accaduti, se qualcuno gentilmente può prenderne nota saremmo felici. Magari semplicemente non per dire che si è abolita la povertà e tanto meno la diseguaglianza, che sono cumulate un problema enorme di questo Paese che a sua volta misura la cecità di tutta la classe dirigente italiana, ma almeno per capire che si è imboccata la strada giusta e che su questa strada bisogna proseguire se si vuole sostenere una crescita solidale che rende sostenibile il debito. Fermiamoci qui. Vogliamo solo avvisare che questa corsa scomposta e dagli scarsi risultati che gratta gratta è solo un modo per incentivare l’evasione fiscale di parti del governo Meloni è davvero pericolosa. Perché è il presupposto per peggiorare le condizioni della nostra economia per motivi interni. Adesso nelle imprese italiane c’è fiducia, hanno i loro margini, stanno esportando molto. Adesso il Mezzogiorno vede in molte delle sue aree segnali di risveglio potente, Napoli prima di tutti, e smentendo i soliti luoghi comuni la Corte dei conti ha detto che i migliori progetti di rigenerazione urbana del Pnrr sono quelli dei piccoli Comuni di tutte le regioni del Sud, allora per piacere il governo Meloni si concentri su questo e non si perda in un ginepraio di micro iniziative che sono o appaiono come incentivi all’evasione. Senza il gettito dell’IVA non si potevano tagliare i contributi sociali, fare l’assegno unico che aiuta le famiglie numerose, dare tutto in via prioritaria a imprese e famiglie per combattere il caro energia. Questo circolo virtuoso non può essere interrotto per assecondare un messaggio che non porta da nessuna parte. Anzi, no, porta a fare sparire quell’IVA in più che regge tutto. Non solo non si può perdere quest’IVA in più, ma si dovrebbe fare emergere molto di più di ciò che è nascosto al fisco. Perché solo così si riducono le distanze tra ricchi e poveri.
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