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Mario Draghi con il Primo Ministro britannico Liz Truss al primo Vertice della Comunità Politica Europea di Praga

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Non si arrestano le tensioni sui bond governativi inglesi, anzi si aggravano, nonostante la Banca d’Inghilterra ha messo in gioco 65 miliardi e ha raddoppiato la quota giornaliera di acquisti di titoli di Stato da 5 a 10 miliardi. Ha dovuto annunciare ieri un nuovo piano di acquisti di titoli indicizzati e ha messo per iscritto che l’andamento dei titoli di Stato britannici rappresenta un “rischio materiale per la stabilità finanziaria del Regno Unito”. Ogni volta che apre bocca il Cancelliere dello Scacchiere crolla tutto. La soluzione ai problemi italiani può venire solo dall’Europa e bisogna sfruttare l’errore politico di Scholz per ottenere di fare nuovo debito comune. Come successe con la prima gaffe della Lagarde alla Bce che dovette poi comprare titoli italiani come non mai. La buriana inglese senza fine è la smentita di qualsiasi teoria sovranista e delle sue suggestioni fiscali e di sforamento del bilancio pubblico anche solo a livello dialettico.

Siamo al 2011 italiano per l’Inghilterra. Serve lo stesso FATE PRESTO di allora quando era la Repubblica italiana a essere a un soffio dal default sovrano. Siamo al FATE PRESTO per Liz Truss e la sua nuova allegra compagnia di governo se vogliono evitare che falliscano i suoi fondi pensione e l’intero Paese non vada a gambe all’aria. Dobbiamo constatare che c’è una diffidenza mai vista prima sui mercati. Anche una piccola mossa sfascia tutto. Anche per un Paese che ha un deficit molto inferiore a quello italiano. Questo è il fatto nuovo. Ci sono mercati molto più nervosi perché il ritorno ai tassi alti ha cambiato il mondo. O è successo qualcosa di molto speciale in Gran Bretagna. Diciamo qualcosa di nascosto che sfugge ai più. Oppure, questa è la realtà che vale per loro e molto di più per noi, bisogna prendere atto che nulla è più come prima.

È bastato l’annuncio di un deficit aggiuntivo di poco più dell’1% del cancelliere del Regno Unito di modo che in tutto si arriva al 3,8% per spaventare i mercati senza possibilità di placarne la paura. Questo insegna l’esperienza inglese dell’annuncio della loro versione della flat tax della campagna elettorale di Salvini e Berlusconi, maxi tagli fiscali partendo dalla riduzione dell’aliquota dei ricchi, per quello che ha determinato e per quello che continua a determinare. Di riflesso i brividi lungo la schiena di chi avrà la responsabilità di governare l’Italia sono destinati a correre alla velocità della luce.

Sia perché dovrà misurarsi con partner della coalizione di governo che non smetteranno di chiedere lo scostamento di bilancio per tutte le ragioni possibili e immaginabili sia perché non può più non avere la certezza matematica che solo annunciarlo, anche per motivi che lo giustificherebbero, significherebbe in questo particolare momento di alti tassi di origine bellica fare ripiombare il Paese dalla sera alla mattina in una condizione di pre-default sovrano analoga a quella vissuta dall’Italia nel 2011.

I fatti ci dicono che non si arrestano le tensioni sui bond governativi inglesi, anzi si aggravano, nonostante la Banca centrale del Paese si stia praticamente svenando. Aveva lanciato il 28 settembre un programma per riacquistare buoni del Tesoro a lungo termine fino a 65 miliardi di sterline e aveva già aumentato lunedì l’entità massima dei riacquisti giornalieri da 5 a 10 miliardi di sterline. Nella giornata di ieri ha annunciato un nuovo forte rafforzamento del Piano di acquisti perché l’andamento del mercato dei titoli di Stato britannici rappresenta (testuale) un “rischio materiale per la stabilità finanziaria del Regno Unito”.

Gli “acquisti di emergenza” varati due settimane fa e raddoppiati nella quota giornaliera in corso d’opera non bastano più e, quindi, comprerà anche i titoli di Stato indicizzati.

L’annuncio del Cancelliere allo Scacchiere, Kwasi Kwarteng, sulla presentazione entro il 31 ottobre del suo nuovo bilancio delle previsioni economiche indipendenti ha portato a un nuovo crollo dei valori dei Gilt a lunga scadenza, sono i titoli di Stato emessi dal Tesoro britannico denominati in sterline e assistiti da totale garanzia governativa, mentre i rendimenti delle obbligazioni a 10 anni sono saliti al 4,55% arrivando a toccare il livello più alto da quando a fine settembre la banca centrale è stata costretta a intervenire per evitare una crisi dei mercati finanziari con alcuni fondi pensione inglesi vicini al collasso. Parallelamente anche la sterlina è tornata a svalutarsi.

Diciamo le cose come stanno. Sono fino al collo nel pieno di una tempesta finanziaria per la caduta di reputazione non più arginabile del premier e del cancelliere dello scacchiere che hanno annunciato tagli fiscali e scostamento di bilancio come se vivessero sulla luna mentre sulla terra della guerra mondiale a pezzetti e dell’esplosione delle bombe inflazionistiche e monetarie dove vive anche il popolo inglese queste due parole sono un tabù assoluto. Il comportamento del duplex di governo, fatto peraltro solo di parole, delimita i contorni dell’Inghilterra della Brexit entrata in un tunnel che ricorda molto da vicino quello che portò al primo fallimento sovrano dell’Argentina. Che da allora non si è mai più ripresa.

Per quanto riguarda noi, però, la lezione inglese ci dice che l’esercizio estremo di responsabilità anche dichiarativa mostrato dalla premier in pectore Meloni è assolutamente obbligatorio e che richiede di essere corroborato dalla scelta di un ministro dell’economia all’altezza della delicatezza dei momenti che stiamo vivendo. Anche perché, nonostante perfino ad agosto la nostra produzione industriale per cui era stato previsto il crollo dall’inizio dell’anno ha fatto ancora faville, il Fondo monetario internazionale prevede la recessione solo per tre big che sono Russia, Germania e, appunto, Italia.

Per la Russia la previsione è addirittura scontata perché la sua economia è stata rasa al suolo dalle sanzioni occidentali molto di più di quello che racconta l’istituto di statistica nazionale. Per la Germania parliamo evidentemente di un Paese che paga il rapporto distorto della sua economia con Putin e Xi Jinping che lo ha portato da tempo in stagnazione e più recentemente già in recessione. L’Italia paga dopo 18/20 mesi da crescita record in Europa di oltre il 10% la sua esposizione agli acquisti tedeschi e gli effetti indiretti pesantissimi che il ricatto putiniano ha determinato sulle bollette di famiglie e imprese.

È evidente che il miracolo di fiducia generato dal governo Draghi ha consentito performance strepitose fino ad agosto grazie a una crescita straordinaria che ha consentito con oltre 60 miliardi di aiuti senza scostamento di preservare consumi, produzione e investimenti. Ora con una guerra che può deflagrare anche per un piccolo incidente e che ha già determinato la crisi del resto del mondo dato che si sono contratti i traffici globali anche per l’Italia è reale il rischio prima di rallentamento e poi di recessione. Per arrivare Xi Jinping a intimare alla Russia di fermarsi e il ministro degli Esteri russo Lavrov a proporre un incontro Biden Putin al G20 favorito di certo dalla pressione cinese, vuol dire che siamo al punto massimo di delicatezza. Per noi, alla luce della indiscutibile esperienza inglese, resta una sola via che è quella del debito comune europeo e della lotta europea ai meccanismi speculativi.

Bisogna sfruttare l’errore politico macroscopico del cancelliere Scholz con il suo piano nazionale da 200 miliardi per costringerlo a favorire l’intervento comune europeo di solidarietà oltre che ancora prima quello su tetto ai prezzi e riforma del mercato dell’elettricità. L’errore di Scholz assomiglia a quello della prima gaffe della Lagarde che appena arrivata al posto di Draghi alla guida della Bce disse che non era lì per restringere gli spread e dovette poi comprare titoli italiani a più non posso. Nel frattempo, però, ricordiamoci per carità di patria che la buriana inglese senza fine è la smentita di qualsiasi teoria sovranista e delle sue suggestioni fiscali e di sforamento del bilancio pubblico anche solo a livello dialettico. Si spengano sul nascere le residue tentazioni sovraniste che sono dentro la nuova maggioranza di governo. Nell’interesse del Paese e di chi è stato legittimato dal voto a tutelarlo.


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