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In Europa nessuno poteva immaginare che il prezzo del gas arrivasse dove è arrivato, da 20 a 80/100 euro, e quello che è venuto fuori dopo è molto legato proprio al pasticciaccio tedesco di Nord Stream 2 aggravato dal fatto che i russi con queste indebite prebende energetiche facevano cassa per invadere l’Ucraina e i tedeschi o nulla hanno capito o nulla hanno voluto che si sapesse. Come non è affatto normale che i contratti scambiati ad Amsterdam a fine giornata siano ieri saliti del 16% a 96,8 euro al megawattora, dopo avere superato perfino i 100 euro sempre per quello stesso intreccio geopolitico che coinvolge anche la Siemens. Madame Lagarde deve capire che i mercati vogliono certezze e quello che ha detto dopo il consiglio direttivo della Bce ha prodotto il risultato che lo spread italiano la chiuso ieri a 250 punti, nuovo massimo dal settembre del 2013, con un nuovo record del rendimento del BTp decennale al 4,23%. La politica monetaria europea non può finire per debolezza di chi la guida nel vicolo cieco dei governatori delle banche centrali baltiche che con Draghi non si permettevano neppure di parlare. “Madame lagaffe”deve farsi l’esame di coscienza e prendere la decisione giusta. Deve dimostrare di sapere fare quello che serve o altrimenti deve lasciare Francoforte con la velocità di una lepre. Anche perché a farla sloggiare sarebbero gli altri

Bisognerà che prima o poi qualcuno cominci a parlare seriamente del pasticciaccio tedesco che ha consegnato l’Europa energetica nelle mani di Putin e ha fatto fuori il progetto italiano di South Stream. Bisognerà capire fino in fondo quale è stato il ruolo dell’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder, e del suo compagno di merende, Matthias Warnig, uomo d’affari ed ex spia della Stasi, che si sono dimessi dal Consiglio della compagnia petrolifera statale russa Rosneft per sottrarre i loro patrimoni alle sanzioni europee ricevendo attestazioni russe di “solidarietà” per “il continuo sostegno” e non hanno mai voluto dire una parola una di condanna per l’aggressione all’Ucraina del loro amico personale Putin.

Bisognerà che qualcuno prima o poi ricostruisca il ruolo di Schroeder, che è stato Cancelliere dal 1998 al 2005, nella costruzione del gasdotto sottomarino Nord Stream per portare il gas russo in Germania, in cda di Rosneft dal 2017 e designato nel consiglio di sorveglianza della stessa Gazprom salvo rinunciare solo a fine maggio di quest’anno. Forse, però, ancora di più bisognerà chiarire il pasticciaccio tedesco formato gigante che è quello di Nord Stream 2 dove agli alleati storici di Putin, Schroeder e Warnig, si è unito l’attivismo della cancelleria Merkel che ha portato tutta l’industria tedesca a essere coinvolta con quella russa intrecciando elementi di amicizia personale che tengono insieme la Berlino dell’Est e la San Pietroburgo dell’Occidente e cooperazioni industriali rafforzate a discapito della concorrenza interna europea con un disegno di business egemonico globale e una inconciliabile prospettiva di integrazione di questa Russia con la stessa Europa.

Diciamo le cose come stanno. In Europa nessuno poteva immaginare che il prezzo del gas arrivasse dove è arrivato, da 20 a 80/100 euro, e quello che è venuto fuori dopo è molto legato proprio al pasticciaccio tedesco di Nord Stream 2 aggravato dal fatto che i russi con queste indebite prebende energetiche facevano cassa per invadere l’Ucraina e i tedeschi o nulla hanno capito o nulla hanno voluto che si sapesse.

Al netto dell’aumento del prezzo del gas che stava finanziando la guerra sotto la spinta congiunta russo-tedesca, l’inflazione era sotto il 2% e quando la politica monetaria europea reagisce lo fa perché c’è uno shock, ma lo fa senza capire bene che tutto parte da quel pasticciaccio e dal prezzo del gas che va assolutamente rimesso sotto controllo con un’azione europea congiunta estesa a tutti i meccanismi distorsivi collegati nella definizione dei prezzi dell’elettricità. Chiariamoci una buona volta e per tutte. Non è abbastanza normale che dall’inizio dell’invasione in Ucraina, le importazioni tedesche dalla Russia sono aumentate del 60% e quelle dall’Ucraina diminuite dell’11%.

Non è abbastanza normale che ieri il prezzo del gas, poco mosso per tutta la prima parte della seduta, accelera dopo l’annuncio di Gazprom sulla riduzione del 40% delle forniture alla Germania. Soprattutto perché il gruppo russo fa sapere che, a partire da oggi, taglierà la capacità di consegna giornaliera tramite il gasdotto Nord Stream, adducendo come motivazione la mancata consegna di alcune attrezzature da parte della tedesca Siemens. Non è affatto normale tutto ciò perché, oltre a confermare quel groviglio inconfessabile di interessi industriali e energetici russo- tedesco, può suonare anche come un avvertimento putiniano al titubantissimo cancelliere Scholz che annuncia la imminente visita a Kiev con Draghi e Macron.

Soprattutto non è affatto normale che contratti in scadenza a luglio scambiati ad Amsterdam a fine giornata siano ieri saliti del 16% a 96,8 euro al megawattora, dopo avere brevemente superato perfino i 100 euro. Questo proprio non è più sopportabile perché le imprese e le famiglie italiane non possono continuare a pagare il prezzo del pasticciaccio tedesco che appartiene impunito alla storia e le speculazioni della finanza olandese che continuano ad ingrassarsi anche sulla guerra ingiusta e sugli intrecci di potere inconfessabili. Draghi è in questo momento la mente politica più lucida della nuova Europa e ha indicato in un cartello europeo che ponga un tetto al prezzo del gas russo e argini le anomalie collegate l’unica concreta via di uscita.

Bisogna crederci e bisogna volerla. Perché altrimenti si stanno tutti prendendo in giro. Così come madame Lagarde deve capire che i mercati vogliono certezze, non incertezze, e quello che ha detto, più di quello che fatto, dopo il consiglio direttivo della Bce ad Amsterdam, ha prodotto il risultato che lo spread italiano la chiuso ieri a 250 punti, nuovo massimo dal settembre del 2013, con un nuovo record del rendimento del BTp decennale al 4,23%. Movimento analogo lo ha registrato il Bonos spagnolo con un rendimento del 3,2% rispetto al 3,02% della vigilia. Tra l’altro la Repubblica italiana, sempre ieri, ha assegnato triennali per 2 miliardi con un rendimento al top dal 2012 anche sul primario.

Nell’asta hanno fatto registrare aumenti ampiamente superiori ai 100 punti base sulle scadenze a 3 e 7 anni. Nel dettaglio il Tesoro ha emesso la quinta tranche del BTp a 3 anni per 2miliardi a fronte di una richiesta pari a 3,267 miliardi. Il rendimento è salito di 152 centesimi attestandosi al 3,04%, come già detto ai massimi da luglio 2012. Collocata anche la terza tranche del BTp a 7 anni: a fronte di richieste per 3,704 miliardi l’importo emesso è stato pari a 2,5 miliardi mentre il rendimento, in aumento di 136 centesimi sull’asta del mese scorso, si è attestato al 3,75%, mai così elevato da quando, nel 2014, il settennale è entrato a fare parte della lista dei titoli di Stato offerti con regolarità dal Tesoro sul mercato primario.

A questo punto, mentre il nostro premier gira il mondo per sottrarre nel medio termine l’Italia dalla dipendenza energetica russa e trovare alleati e sostegni per evitare la catastrofe mondiale alimentare, l’Europa non si può permettere il lusso di una guida della politica monetaria che non ha la forza di distinguere bene l’inflazione importata dagli effetti distorti del pasticciaccio tedesco e quella strutturale, ma soprattutto sbanda sulle comunicazioni al mercato di rotta monetaria e di strumenti da mettere in campo.

La politica monetaria europea non può finire per debolezza di chi la guida nel vicolo cieco dei governatori delle banche centrali baltiche che con Draghi non si permettevano neppure di parlare. Non basta ripetere a pappagallo le parole di Draghi per combattere il rischio di frammentazione che pagano gli italiani, gli spagnoli, i portoghesi, ma anche i francesi per compiacere Slovacchia, Lettonia e compagnia e la parte di falchi tedesca che sopravvive a ogni intemperia abbarbicata come è all’indebito privilegio del differenziale di rendimento legato alla forbice degli spread che misura l’anomalia di un’Europa che ha una sola moneta e tanti titoli sovrani nazionali. Ora, basta! Se ne è capace madame Lagarde studi e metta a punto un meccanismo anti frammentazione e lo comunichi in modo credibile al mercato. Che vuol dire chiarezza di strumento e di rotta ed esclusione di tentennamenti di lungo corso. Se ne è capace, ovviamente.

Altrimenti tolga il disturbo velocemente. Perché di presidenti della Bce francesi che non capivano nulla e hanno fatto pagare a italiani, spagnoli e greci un conto tanto pesante quanto ingiusto ne abbiamo già avuto uno. Si chiama Trichet e ha di certo la maggiore responsabilità della grande crisi dei debiti sovrani del 2011. Due sono troppi anche per la vecchia e malandata Europa. Madame la gaffe deve farsi l’esame di coscienza e prendere la decisione giusta. Deve dimostrare di avere capito e di sapere fare quello che serve o altrimenti deve lasciare Francoforte con la velocità di una lepre. Anche perché a farla sloggiare sarebbero gli altri.


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