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Mario Draghi e gli studenti di Bari

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Il presidente Draghi inizia da Bari un percorso che illustra il Pnrr e che nelle prossime settimane coinvolgerà tutto il governo. È arrivato il giorno della verità: “I ritardi nella spesa, che per troppo tempo hanno colpito il Mezzogiorno, sono un ostacolo alla vostra libertà e una tassa sul vostro futuro”. E quello dell’impegno che è molto di più dell’attenzione: “Dopo anni in cui l’Italia si è spesso dimenticata delle sue ragazze e dei suoi ragazzi, sappiate che le vostre aspirazioni, le vostre attese, oggi sono al centro dell’azione del governo. A voi giovani spetta il compito di trasformare l’Italia. Il nostro compito è di mettervi nelle condizioni di farlo al meglio”. La Nuova Ricostruzione è la centralità ritrovata della scuola e, a seguire, dell’Università e della ricerca che tutte insieme sono il nuovo capitale umano del Paese e la base di un tessuto civile comune rinnovato e di uno sviluppo moderno. Ovviamente tutto questo esige pragmatismo normativo e un sindacato che non combatta per il passato delle quote cento e qualcosa per le pensioni. Esige che i partiti del rumore sospendano la propaganda e facciano una legge di stabilità dove le priorità sono il futuro, non il passato

Questo giornale nel suo primo giorno di uscita più di due anni e mezzo fa ha pubblicato l’intervento di apertura di Mario Draghi al convegno “Il Mezzogiorno e la politica economica dell’Italia” (novembre 2009).

Quell’intervento partiva dal nuovo meridionalismo di Donato Menichella, il governatore della Banca d’Italia di Biccari, in provincia di Foggia, che conquistò l’oscar mondiale della lira. Avvertiva sui rischi di un regionalismo che non è la via maestra per chiudere il divario tra Centro Nord e Mezzogiorno e poneva inascoltato l’esigenza di prevedere meccanismi correttivi. Emergeva il solito realismo che invitava a fare i conti veri con la qualità delle singole amministrazioni territoriali e a tenere conto di ciò che sempre accade tra chi è più avanti e chi è più indietro quando arriva a mancare perfino un coordinamento unitario.

Questo giornale ha sostenuto la coerenza meridionalista degasperiana del governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi e ne ha sottolineato le scelte qualificanti nelle sedi istituzionali italiane e europee che pongono sempre al centro del Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) i tre obiettivi strategici della riduzione delle disparità territoriali, generazionali e di genere.

Potremmo queste disparità chiamarle sbrigativamente Sud, giovani, donne, ma commetteremmo un errore gravissimo se non cogliessimo il senso strategico unitario di queste tre missioni che parlano essenzialmente sempre di Mezzogiorno e descrivono la grande opportunità che ha l’Italia intera se dimostra di essere all’altezza della sua unica grande sfida che è quella di capitalizzare la sua risorsa giovanile e di farlo dove i divari di reddito con il Nord delineano i contorni di una cittadinanza minore.

Oggi abbiamo visto un Mario Draghi emozionato che sceglie di andare a Bari e di iniziare da qui, da una scuola tecnica di eccellenza e da un tessuto industriale di eccellenza “un percorso che illustri il Pnrr e che nelle prossime settimane coinvolgerà tutto il Governo”. Draghi non ha accolto un invito del bravissimo sindaco di Bari, Antonio Decaro, o del Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Ha scelto lui di venire a Bari per dire simbolicamente che da qui, da questi giovani, da queste terre, riparte l’Italia. È arrivato il giorno dell’impegno che è molto di più dell’attenzione. “Dopo anni in cui l’Italia si è spesso dimenticata delle sue ragazze e dei suoi ragazzi, sappiate che le vostre aspirazioni, le vostre attese, oggi sono al centro della azione del governo”. Parola di Mario Draghi.

È arrivato il giorno dell’orgoglio di un istituto tecnico superiore barese che è un punto di riferimento per la Puglia e per gli istituti tecnici superiori d’Italia e di un distretto industriale che è diventato un’eccellenza internazionale per la meccatronica.

Questo orgoglio di “un Mezzogiorno coraggioso e all’avanguardia” ci dice che l’istruzione tecnica all’avanguardia è essenziale per ridurre la disoccupazione giovanile, ma ci dice allo stesso tempo che investire negli istituti tecnici superiori, in istruzione, ricerca e trasferimento tecnologico è il solo cammino possibile perché riprenda il processo di convergenza tra Nord e Sud fermo colpevolmente da decenni. Parola di Mario Draghi.

È arrivato il giorno della verità. “Le risorse messe a disposizione per il Sud oggi non hanno precedenti nella storia recente. Dobbiamo spendere bene questi soldi, con onestà e rapidità. La responsabilità è del Governo, ma anche dei Comuni e degli altri enti territoriali. I ritardi nella spesa, che per troppo tempo hanno colpito il Mezzogiorno, sono un ostacolo alla vostra libertà e una tassa sul vostro futuro”. Ancora parola di Mario Draghi. Una verità da lui segnalata molto tempo fa.

Arrivano, infine, insieme il traguardo più ambizioso e l’impegno più solenne. “A voi giovani spetta il compito di trasformare l’Italia. Il nostro compito è di mettervi nelle condizioni di farlo al meglio. Il vostro è cominciare a immaginare il Paese in cui vorrete vivere. Preparatevi a costruirlo, con passione, determinazione e – perché no – un pizzico di incoscienza”. La Nuova Ricostruzione è questo. Che vuol dire un pragmatismo normativo che aiuta chi è più indietro e chiude gli spazi correttivi. Che dimostra di fare ripartire la macchina degli investimenti pubblici per mobilitarne altrettanti di privati nazionali e internazionali.

Prima di tutto, però, la Nuova Ricostruzione è la centralità ritrovata della scuola e, a seguire, dell’Università e della ricerca che tutte insieme sono il nuovo capitale umano del Paese e la base di un tessuto civile comune rinnovato. Ovviamente tutto questo esige che il sindacato non combatta per il passato delle quote cento e qualcosa per le pensioni. Che i partiti del rumore sospendano la propaganda e facciano una legge di stabilità dove le priorità sono il futuro, non il passato. Dove i soldi sulla scuola e sull’industria di qualità si possano toccare a partire dal Mezzogiorno. Dove la spinta fiscale sia un cosa seria. Dove i privilegi assistenziali di chi è stato aiutato per una vita lascino il campo agli investimenti per la riunificazione economica, sociale e civile del Paese scommettendo su giovani e donne di talento del Sud. Abbiamo già perso troppo tempo.


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