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I mercati ci informano che manca il gas e che i prezzi sono aumentati di dieci volte. C’è un problema di consumi in Cina, in Europa e nel resto del mondo. Tutti si rendano conto che oltre al tema importantissimo della sostenibilità ambientale c’è il tema della sostenibilità sociale che non è nient’altro che un problema vero di riequilibrio tra ricchi e poveri. Non ci si deve illudere che passata l’emergenza Covid i ghiacciai si richiudono. Non si può immaginare che dopo tutte queste emergenze e complicazioni si torni alla politica di prima con gli uomini di prima e con le loro piccole cose. Servono uomini che comprendono la nuova situazione perché la complicazione internazionale continua a richiedere nuove straordinarie capacità di governo
C’è qualcosa di surreale in quello che sta accadendo. Si parla giustamente di sostenibilità ambientale e si sorvola sulla sostenibilità sociale che nasconde il primo dei problemi globali che è il riequilibrio tra ricchi e poveri. C’è uno sfilacciamento impressionante tra ciò di cui si discute (bla bla bla) e ciò che accade sui mercati. Il mondo reale dei mercati ci informa che manca il gas e che i prezzi sono aumentati di dieci volte. Lo stesso mercato ci dice che c’è un problema analogo con la elettricità. Che non si trovano i microchip. Che la Cina non ha più carbone a sufficienza e fa il blackout. Che in Inghilterra è finita la benzina e gli inglesi sono intrappolati nelle loro auto a fare la fila. L’Economist dice che questa stagione è finita e non manca chi chiosa che bisogna smetterla con i fossili e, cioè, con carbone, gas e petrolio.
Diciamo che c’è molto disordine economico, molto bla bla bla di ogni tipo, e apparente disinteresse politico per le cose vere che stanno accadendo. L’unica proposta decente che ha fatto l’Europa è quella spagnola di fare una centrale di acquisti unica che, però, non serve a niente perché arriva tardi almeno per questo inverno. L’unica cosa concreta che hanno fatto davvero spagnoli e francesi è quella di bloccare le tariffe. La verità di fondo è che se non arriva un annuncio della Russia che ci consegnerà più gas, noi non ce la facciamo. C’è solo da sperare che quella delle materie prime sia una bolla, ma se è una questione di struttura qualcuno dovrà rispondere di questa fuga dalla realtà. Perché parlare solo di transizione senza sapere che cosa c’è dietro la tecnica, può determinare brutti risvegli.
Anche perché il quadro della situazione internazionale è complicato e in grande movimento. Tutto il disegno famoso della Cina sulla via della seta è saltato o, perlomeno, molto ridimensionato. Perché non c’è più la “via ferroviaria” che doveva partire dal centro della Cina e portare direttamente i cinesi in Germania per poi tornare indietro con i treni carichi di merci dalla Germania alla Cina. Questo progetto è sostanzialmente sparito e ora non solo c’è un ingorgo sulle vie del mare, ma bisogna ripensare i traffici commerciali. Si pone un tema di consumi interni in Cina e in Europa e nel resto del mondo. Si pone il tema di come è possibile sostenere i consumi interni, che cosa si deve fare con i salari per aumentare la capacità di spesa delle famiglie e come affrontare le questioni irrisolte dello squilibrio e della diseguaglianza.
A causa della crisi delle materie prime si determina il problema del commercio internazionale e di come sostenere la crescita complessiva sostituendo la caduta dei traffici globali attraverso la crescita dei consumi interni. Che sono invece, purtroppo, anch’essi in contrazione.
Tanto è vero che, come già detto, c’è un problema di consumi in Cina, in Europa e nel resto del mondo. Hanno tutti lo stesso problema. Tutti si rendano allora conto che oltre al tema della sostenibilità ambientale, c’è anche, anzi prima, il tema della sostenibilità sociale che, lo ribadiamo, non è nient’altro che un problema vero di riequilibrio tra ricchi e poveri.
Non si può immaginare che dopo tutte queste emergenze e complicazioni si torni alla politica di prima con gli uomini di prima e con le loro piccole cose. No, questo non è più possibile. Servono uomini che comprendono la nuova situazione, che sanno fare la crescita e sanno fare scendere il debito. Emerge un problema vero di rappresentanza delle risorse umane che servono.
L’illusione italica di taluni è che ora passa la bufera dell’emergenza e torniamo ai sistemi politici di prima, ma, attenzione, è evidente a tutti che i tempi che si aprono dopo il nuovo ’29 mondiale richiederanno una straordinaria capacità di governo. Non si illudano che passata l’emergenza Covid i ghiacciai si richiudono e quelli di prima possono tornare a pattinarci sopra con gli atteggiamenti di prima. No, non va così. Perché la complicazione internazionale continua a richiedere nuove straordinarie capacità di governo.
È così aumentato il costo di un container fisico che non trovi più lo scatolone di ferro dove mettere dentro la roba. Chi crede che passata l’emergenza, dopo il ’23, la politica torni a essere quella di uno vale uno, si sbaglia di grosso. Si dovrà tornare a scegliere i migliori e a individuare chi ha grandi capacità. Lo hanno capito tutti che finisce così tranne il supertalk unico estate inverno, ma questo supertalk italiano è il racconto del passato. Parla, chiosa, strepita e favoleggia di un mondo che non c’è più. L’importante è che la politica non torni indietro e continui a scegliere i migliori.
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