La sede della Banca Centrale Europea a Francoforte
4 minuti per la letturaAll’estero si dice che in Italia c’è una politica seria che non fa più propaganda e che è stabile. Quello che è cambiato è l’atteggiamento degli investitori globali nei confronti dell’Italia e degli italiani. Merito della mano ferma di chi guida l’esecutivo su campagna di vaccinazione e Recovery plan e degli italiani che mostrano di fidarsi di quella mano ferma. I mercati hanno imparato a rispettare e a fidarsi di Draghi. La ripresa a livello internazionale prosegue e noi siamo cresciuti più degli altri. Per la prima volta dopo molto tempo abbiamo ridotto le divergenze. Chi contesta Draghi diventa impopolare
LE BANCHE centrali tengono i nervi saldi. Non si aspettano errori da parte nostra né è cambiato il loro atteggiamento di politica monetaria. Quello che è cambiato è l’atteggiamento degli investitori globali nei confronti dell’Italia e degli italiani. I fatti sono che si sta parlando di uscita delle banche centrali dalle politiche ultraespansive, ma non è in discussione la situazione del peggiore prenditore europeo che è l’Italia a causa del fardello storico di alto debito e bassa crescita.
Non si dice che saltano le banche o che saltano i governi o che saltano entrambi. Si dice viceversa che in Italia c’è una politica seria che non fa più propaganda e che è stabile perché il collante di tutto è il Presidente del Consiglio che si chiama Mario Draghi. Un uomo che i mercati hanno imparato a rispettare e di cui si fidano.
La ripresa a livello internazionale prosegue e noi siamo cresciuti più degli altri. Per la prima volta dopo molto tempo abbiamo un po’ ridotto le divergenze e questo è merito della mano ferma di chi guida l’esecutivo su campagna di vaccinazione e Recovery Plan e degli italiani che mostrano di fidarsi di quella mano ferma. È sparito dal tavolo il dilemma angosciante tra l’uscita dalla politica ultraespansiva e la discussione delle banche centrali alle prese con l’inflazione perché una delle due alternative avrebbe coinciso con la discussione sulla tenuta dell’Italia. Si è rivelato un dilemma di carta, perché la tenuta dell’Italia non è più in discussione.
C’è chi prova a destabilizzare, ma non ce la fa. Soprattutto per una ragione. Essendo il Presidente del Consiglio molto popolare chi prova a destabilizzare rischia di pagare un costo molto alto in termini di impopolarità. Perché mettere un bastone tra le ruote di un governo che sta facendo bene ha un prezzo politico elevato.
Parliamoci chiaro. Se il Presidente del Consiglio dice la cosa giusta sui vaccini, allora chi si distingue va a sbattere. Parla a una minoranza sparuta e lo fa a sue spese. Questo tipo di conseguenze determina per fortuna la conduzione ferma. C’è un aumento generalizzato dell’inflazione. In parte è dovuto al rimbalzo successivo al calo delle materie prime che porta a un rialzo dei prezzi spinto dalla pressione determinata dalla nuova domanda. In parte è frutto di politiche economiche tedesche che hanno ridotto l’Iva nel 2020 per stimolare l’economia, ma poi la hanno dovuta riportare su e questo ha fatto salire i prezzi. Ci sono colli di bottiglia nelle produzioni che scontano la lentezza dell’offerta a rimettere in moto la macchina produttiva dopo un anno di fermo delle aziende. Non ce la fanno a ripartire come se nulla fosse stato, è abbastanza normale. Molti provano a attrezzarsi a lavorare a distanza con piattaforme Zoom e dintorni, ma anche qui persistono una serie di vincoli all’offerta rispetto a una domanda molto cambiata. Sono tutti effetti ritenuti comunque prevalentemente temporanei.
Certo, esiste una probabilità bassa che non siano solo fattori temporanei, ma più strutturali indotti proprio dalla abbondante creazione di moneta. La Federal Reserve per ora li valuta ancora come fenomeni temporanei e non intende fare sconquassi. La convinzione che il fenomeno non sia temporaneo resta prevalente nei Paesi del Nord Europa, Germania e Olanda in testa, dove l’inflazione ha raggiunto livelli già elevati. In Germania è prevista al 4% a fine anno. Sono convinzioni che pesano anche se ancora non determinano un cambiamento di rotta. Rendiamoci conto che sono preoccupazioni che possono influire sull’intonazione monetaria e che in una situazione diversa avremmo già avuto subito noi più preoccupazioni degli altri.
C’è la variante Delta che è molto contagiosa, ma il problema di oggi del mondo non è come quello del 2020. I vaccini tengono, la mortalità peggiora, ma non raggiunge i tetti del passato. Se la fase peggiore è alle spalle, però, si torna progressivamente alla normalità. Si torna a parlare di economia, il governo torna a chiedere di pagare le tasse. Le banche centrali si interrogano sull’inflazione e se alla fine prevalesse un’interpretazione strutturale più persistente del fenomeno, allora dovrebbero reagire causando effetti a catena sui paesi più indebitati.
Se non avessimo avuto questo governo e fossimo stati ancora a discutere sui contenuti del Piano nazionale di ripresa e di resilienza, saremmo stati travolti. Non è successo, ma non è detto che non possa ancora succedere. Di questo, soprattutto di come fare per evitarlo, parliamo domani.
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