Il presidente del Consiglio Mario Draghi durante il suo intervento alla Camera
4 minuti per la letturaI Capetti delle Regioni si mettano in testa che lo Stato è uno, rispettino le regole comuni e chiedano aiuto in quanto ne hanno tanto bisogno. Perché la sbornia della demagogia e dei falsi miti non regge l’urto della realtà con il suo carico di lutti familiari e di morti in economia. Che lezione potrebbero dare al Paese intero i Presidenti delle Regioni del Mezzogiorno se riuscissero a parlare con una voce sola a nome di tutti uscendo dalla trappola dei problemi di marca e di contea!
FREDDAMENTE devono parlare i numeri non i piagnistei e, tanto meno, può vincere la contabilità degli amici degli amici. Questo vale per la quota dei vaccinati over 80 quanto per i progetti del Recovery Plan italiano.
Sentite la forza espressiva di queste parole pronunciate dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, in Parlamento: «Per quanto riguarda la copertura vaccinale di coloro che hanno più di 80 anni, persistono purtroppo importanti differenze regionali, che sono molto difficili da accettare. Mentre alcune Regioni seguono le disposizioni del Ministero della Salute, altre trascurano i loro anziani in favore di gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale».
I feudatari delle Regioni, valvassori e valvassini di ogni latitudine del territorio italiano sono avvertiti, lo Stato c’è e si fa sentire. Sulla campagna di vaccinazione del Paese sono in gioco la vita delle persone, la riapertura delle scuole, il futuro della nostra economia. La posta in gioco è troppo alta per consentire al Giani di turno del Granducato toscano e allo sceriffo De Luca dei territori campani di favorire i loro amichetti nella somministrazione dei vaccini. C’è il timbro del Servitore dello Stato e il dato integerrimo del suo carattere nelle parole di Draghi. C’è il segno di un’azione di governo e di un capo di governo che ha idee molto chiare e fa scelte molto nette.
Bisogna arrivare a mezzo milione di vaccini al giorno e i criteri di somministrazione hanno come stella polare il tasso di fragilità. Soprattutto, questi criteri sono uguali per tutti dalle Alpi a Pantelleria. Il mito infranto dell’efficienza lombarda e il luogo comune sgretolato dai fatti del Sud che vive sulle spalle del Nord aiutano questo percorso virtuoso di riconciliazione nazionale.
I Capetti delle Regioni si mettano in testa che lo Stato è uno, rispettino le regole comuni e chiedano aiuto in quanto ne hanno tanto bisogno. Perché la sbornia della demagogia e dei falsi miti non regge l’urto della realtà con il suo carico di lutti familiari e di morti in economia.
Riflettete sul peso algebrico delle parole pronunciate dal ministro dell’Economia, Daniele Franco, alla due giorni di ascolto voluta dalla ministra del Mezzogiorno, Mara Carfagna: “Come sapete, dopo il primo stanziamento, il finanziamento dei progetti del Piano è subordinato al raggiungimento, in corso d’opera, dei cosiddetti obiettivi quantitativi e traguardi intermedi (target e milestone). Le strutture amministrative coinvolte devono pertanto essere solide ed efficienti. Questo riguarda tutte le amministrazioni coinvolte: quelle nazionali e quelle regionali e locali e riguarda tutto il Paese”.
C’è una linea coerente di Nuova Ricostruzione in questi due interventi che hanno la forza degasperiana della rinascita dell’Italia del Dopoguerra e della sua coerenza meridionalista. Se mettiamo un euro, bisogna sapere già da oggi che cosa succede di quell’euro tra un anno, tra tre anni, tra sei e tra dieci anni, e poi quali sono le ricadute in termini di occupazione, in termini di sviluppo e in termini di coesione sociale che vuol dire priorità a giovani e donne. Noi scommettiamo sulla visione d’insieme, sul pragmatismo e sulla serietà di Draghi e di Franco che ben conosciamo, e su una donna del Sud al ministero del Sud come la Carfagna che vibra di passione quando urla contro la spesa storica della vergogna di zero a chi ha zero ma tesse le fila di un impegno che mira a stringere operativamente sul coordinamento e sulla qualità dei progetti.
Questo è lo spirito che serve e che lezione potrebbero dare al Paese intero i Presidenti delle Regioni del Mezzogiorno se riuscissero a parlare con una voce sola a nome di tutti uscendo dalla trappola dei problemi di marca e di contea! Piuttosto che criticare Ferrovie, Anas e Cipe facciano sentire la loro voce per avere quelle risorse qualificate aggiuntive di cui hanno vitale bisogno e non pongano i soliti ostacoli alla definizione di una procedura straordinaria che diventi ordinaria dentro un progetto lungo, costoso di Sistema Paese che abbia proprio nel Cipe o in qualcosa che gli assomiglia il suo dipartimento per la coesione.
Che deve essere il punto più alto dello Stato operativo che oggi non c’è e ci deve essere. Chi lo farà lo farà, non è importante, ciò che conta davvero è che lì, in quel punto lì, si esprima l’orgoglio Sud liberato dal giogo dei feudatari e fuori dalle logiche della marca e della contea.
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Direttore ho seguito, in streaming, i lavori della conferenza sul Sud voluta dalla ministra Carfagna e devo dire di essere rimasto sconcertato, è questo il termine corretto, dall’operazione verità che ne è scaturita. Illuminanti i dati della Banca d’Italia, dell’agenzia della coesione, dell’Istat, non ultimo il dato presentato in apertura del Presidente Draghi sulla diminuzione dei trasferimenti al Sud, negli ultimi vent’anni, se non sbaglio. Quindi tutti sapevano, tutti conoscevano il torto che italiani facevano ad altri italiani, tutti conoscevano la verità, tutti avevano la consapevolezza che ad un bambino del Nord avevano destinato il triplo o il quadruplo rispetto ad un bambino del sud. Una forza politica in particolare: la Lega, e non solo, vedi il PD di Bonaccini e De Micheli, cinicamente, drenavano soldi al Sud per portarli nei loro territori per farli diventare ancora più ricchi a scapito di vaste aree di circa 20 milioni di persone evidentemente considerate colonie e quindi non meritevoli delle stesse prerogative. Ora è subentrata rabbia verso questo cinismo scientifico che sfiora il razzismo economico culturale, ma soprattutto verso i politici meridionali che si sono alternati alla guida di regioni e comuni e nei loro stessi partiti. Ma erano ciechi, ignoranti, asserviti occupati a gestire le loro piccole cose o tutte queste cose messe insieme? Continui LEI in questa operazione di verità non più in solitaria, così mi pare, e speriamo che non sia “tutto teatro” come direbbe Camilleri, per noi meridionali non ci sarà altra occasione. Non so se Carfagna, Franco e soprattutto Draghi, resisteranno alla spinta dei vari Salvini, Giorgetti, ed alla Confindustria in mano lombarda. Le percentuali di spesa contano, eccome se contano. Dire che al Sud saranno destinate dal 60 al 70 per cento e dire dal 40 al 50 per cento non è la stessa cosa, vuol dire ancora una volta rubare al malato italiano della Calabria la stessa cura riservata al
malato italiano dell’Emilia Romagna. Lei su questo governo è stato ottimista dal primo momento, io se permette aspetto qualche risultato.
Saluti