La ministra per il Sud e la Coesione territoriale Mara Carfagna
3 minuti per la letturaAbbiamo fatto rotolare a valle il macigno della verità e si è sbriciolato il luogo comune del Sud che vive sulle spalle del Nord. C’è il segno di una nuova consapevolezza. Attenzione, però, a cantare vittoria. I soldi ora ci sono, sbucano da ogni angolo. Bisogna spenderli, però, questi soldi. Bisogna fare progetti buoni e bisogna saperli attuare. Questa volta davvero tocca a noi. Dimostriamo di essere capaci di fare squadra e smettiamola di inventarci nemici
Orgoglio Sud. Il segno di una nuova consapevolezza che nasce da una vittoria culturale che è entrata nella coscienza comune del Paese. È figlia dell’operazione verità sulle abnormi sperequazioni territoriali della spesa pubblica sociale e infrastrutturale lanciata in assoluta solitudine due anni fa da questo giornale.
Orgoglio Sud. Ce ne era da vendere negli interventi documentati dei Presidenti delle Regioni del Mezzogiorno (primo nei tempi di pagamento della sanità, primo nella somministrazione dei vaccini) alla due giorni di ascolto voluta da una donna tenace, la ministra Mara Carfagna, e inaugurata dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, alla vigilia della definizione del Recovery Plan italiano.
Il segno di una nuova consapevolezza che ha fondamento granitico nella geografia ribaltata del piano vaccinazioni delle Regioni. La Puglia, la Campania e la piccola Basilicata fanno con dignità e efficienza un lavoro che non sono stati in grado di fare Regioni del Nord come la Lombardia e l’Emilia-Romagna arbitrariamente foraggiate molto di più dalla spesa pubblica.
Ci sono piaciute molto le ultime parole dell’intervento di Draghi. Ve le riproponiamo: “In questa sfida un ruolo cruciale è anche vostro, classi dirigenti. Ma un vero rilancio richiede la partecipazione attiva di tutti i cittadini. Vi ringrazio per il vostro contributo e vi auguro buon lavoro. Grazie.”
Queste parole colgono il punto di svolta necessario per cambiare stabilmente passo perché segna il passaggio dai tanti piccoli e grandi io in guerra tra di loro alla condivisione di una comunità che si rimette in gioco insieme.
Domenica scorsa per esprimere esattamente questo concetto, avevamo usato le seguenti parole: “Sarebbe bello che la mobilitazione della pubblica opinione portasse a dire: noi siamo qui insieme per fare questa operazione e ti mettiamo a disposizione questo capitale comune, non di questo o di quell’altro. Insomma: butta il seme perché troverai un terreno già dissodato, buttalo con fiducia perché non cadrà nella roccia.
Questa è la battaglia civile e culturale per cui è nato questo giornale e per cui intende continuare a combattere. Sprecare l’occasione del governo Draghi sarebbe imperdonabile.” Non avremmo molto da aggiungere se non che l’operazione verità sui Livelli essenziali di prestazione, come ci scrive la ministra Carfagna, è partita perché nessuno oggi può fare finta di niente. Abbiamo fatto rotolare a valle il macigno della verità e si è sbriciolato il luogo comune del Sud che vive sulle spalle del Nord.
Attenzione, però, a cantare vittoria. I soldi ci sono, sbucano da ogni angolo: Next Generation Eu, 2 piani europei settennali, Fondo di sviluppo e di coesione, Fondo di perequazione infrastrutturale. Bisogna spenderli, però, questi soldi. Bisogna fare progetti buoni e bisogna saperli attuare. Questa volta davvero tocca a noi. Dimostriamo di essere capaci di fare squadra e smettiamola di inventarci nemici. Il tempo della propaganda è finito.
La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA
Bene. Ora occorre passare ai passi 2 e 3: i progetti (unificazione ferroviaria nazionale, strade, porti, acquedotti, case popolari, ai quali va aggiunto un indispensabile PROGETTO EDUCATIVO rivolto alle madri in gravidanza e ai figli nei primi tre anni di età https://www.quotidianodelsud.it/laltravoce-dellitalia/le-due-italie/economia/2020/09/19/gli-aiuti-ue-arrivano-per-ridurre-le-diseguaglianze-ma-il-sud-non-si-illuda-dovra-combattere-per-averli/ ) e la struttura di gestione e di controllo.
Ri-ripubblico un mio commento di due mesi fa.
LA STRATEGIA DEI TRE PASSI PRIORITARI
Chi è dotato di un minimo di capacità di analisi, di logica e di onestà intellettuale non può non concordare col direttore Napoletano. La priorità deve essere il Mezzogiorno, per lo sviluppo dell’Italia intera.
Conte e Gualtieri erano inesperti. L’unica loro decisione giusta (che però forse l’avevano adottata per avere il monopolio sui 209 mld e più), la tecnostruttura di gestione dedicata, è stata affossata da Renzi, che ora pare fuori gioco. Draghi e Franco sono di ben altro livello e possono anche contare sulla tecnostruttura della Banca d’Italia.
La burocrazia riesce a spendere neppure 2 miliardi all’anno di fondi europei, ora dovrebbe riuscire a spenderne oltre 15 volte tanto per 6 anni. Vi sembra possibile?
Occorrono dunque questi TRE passi prioritari:
1. il primo passo è la RIPARTIZIONE territoriale delle risorse: sia per gli obiettivi stabiliti dall’UE, oltre che dalla nostra Costituzione (riduzione dei divari territoriali), sia in base ai moltiplicatori (al Sud oltre 4, al Nord meno di 1), la quota maggioritaria deve essere assegnata al Mezzogiorno (l’UE ha attribuito al Sud il 66% del contributo a fondo perduto);
2. il secondo passo è una logica conseguenza del primo passo: i progetti devono essere pochi e grandi, a partire dall’unificazione ferroviaria nazionale, obiettivo strategico indicato da Cavour 175 anni fa,[1] alle strade, ai porti, agli acquedotti, alle case popolari;
3. il terzo passo è la creazione di una tecnostruttura dedicata altamente competente (CDP, BEI, Banca d’Italia, Accademia, ecc.), svincolata dalle pastoie della inefficientissima burocrazia nazionale e regionale, in particolare dagli arroganti Mandarini ministeriali, che deve solo fornire le persone più adatte e competenti; regolata da norme europee.
Il PdC, i ministri e il Parlamento, definita la strategia, le quote territoriali e i progetti, devono limitarsi a controllare severamente l’attuazione del PNRR, apportando, in caso di ritardi, le modifiche del caso ai soggetti e alle modalità di gestione e di controllo operativo.
________________________________
[1] Il sottosviluppo del Sud è figlio della mancata unificazione ferroviaria e culturale-antropologica nazionale.
Quella ferroviaria fu indicata come obiettivo strategico da Cavour 175 anni fa.
La seconda – come afferma Renato Brunetta, ed io in questo caso concordo pienamente con lui, ma vado oltre e propongo da una decina d’anni un Progetto Educativo pluriennale a domicilio rivolto alle mamme in gravidanza e nei primi tre anni di vita dei figli perché dopo è già tardi – riguarda in particolare l’asse Napoli-Caserta-Calabria.
L’Italia diventerà un Paese normale soltanto quando l’asse Napoli-Caserta-Calabria uscirà dal sottosviluppo ferroviario e culturale.
https://www.treccani.it/enciclopedia/la-nascita-del-sistema-ferroviario-e-il-ruolo-della-tecnica_%28Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Tecnica%29/