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Mario Draghi, presidente del Consiglio

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O ce lo mettiamo in testa una volta per tutte, e facciamo gioco di squadra, ci organizziamo per acquisire le competenze che ci servono, o non riusciremo a correre. Parlo di quelle competenze che spesso ci sono state ingiustamente tagliate, che comunque purtroppo troppe volte non abbiamo. Ci deve essere sul mercato ciò che il Sud propone per se stesso non per ognuna delle sue bellissime teste e dobbiamo da qui a tre anni farci già riconoscere perché sappiamo fare i progetti e perché sappiamo attuarli. Perché siamo capaci di spendere bene quello che finalmente ci viene giustamente dato

Correre, correre, correre. Vale per il Governo. Vale per tutti. Vale prima di tutti per il Mezzogiorno. O ce lo mettiamo in testa una volta per tutte, e facciamo gioco di squadra, ci organizziamo per acquisire le competenze che ci servono, o non riusciremo a correre. Parlo di quelle competenze che spesso ci sono state ingiustamente tagliate, che comunque purtroppo troppe volte non abbiamo. Questo vale per tutto il mondo e deve a questo punto valere anche per noi.

Se io voglio inventarmi un nuovo modello di macchina, di qualunque tipo di macchina, la prima cosa che farò è comprare sul mercato gli ingegneri che mi servono, non le amicizie per avere i contributi pubblici che non mi permetteranno di costruire la macchina che non so costruire. Per questo esattamente come ha fatto la Francia dobbiamo acquisire il “segreto industriale” che non abbiamo. Quello stesso segreto, per capirci, che gli americani carpirono fin dall’Ottocento prima dalle intelligenze europee e poi da quelle del resto del mondo. L’Italia ha bisogno per il suo Mezzogiorno di una Centrale di progettazione e di gestione dei progetti che recluti a tempi da record, pagandoli quello che valgono, tutti coloro che servono per coprire tutti gli ambiti di competenze necessari. Vanno pagati quello che devono essere pagati e la stessa regola deve valere per tutti quelli che con gli stessi requisiti di competenza andranno a lavorare nelle amministrazioni comunali, provinciali e regionali del Mezzogiorno.

Siccome re, viceré e feudatari della politica più o meno decaduti piazzerebbero ovunque gli amici degli amici, i colloqui e le selezioni si facciano a Roma con gli stessi selezionatori che faranno la squadra della Centrale di progettazione. Come abbiamo già scritto ieri se questo non accade, l’Italia intera perderà il treno dello sviluppo possibile. Perché anche il fondo perduto europeo extra del Next Generation Eu destinato all’Italia per il suo Mezzogiorno, in assenza di progetti validi rischia di essere risucchiato dai progetti validi delle zone interne del Nord se non addirittura delle aree metropolitane del Nord. Perseverando, in quest’ultimo caso, nell’errore storico di investire sempre nei soliti luoghi sull’onda del sicuro sbagliato che è esattamente quello che si è fatto fino a oggi da venti/trenta anni in qua. Bisogna mettere gli altri nella condizione di fare i conti del Sud con il Sud non con la solita litania a più voci che accompagna il Sud per cui diventa d’obbligo la frasetta con cui viene sempre citato per essere sempre prontamente dimenticato.

Ci deve essere, invece, sul mercato ciò che il Sud propone per se stesso non per ognuna delle sue bellissime teste e dobbiamo da qui a tre anni farci già riconoscere perché sappiamo fare i progetti e perché sappiamo attuarli. Perché siamo capaci di spendere bene quello che finalmente ci viene giustamente dato. Nel nostro piccolo pensiamo di avere offerto un contributo significativo a produrre una statistica seria dal Mezzogiorno sul Mezzogiorno. Per capire ciò che gli è stato indebitamente sottratto, ciò che ha e ciò che gli manca. Per avere quello che serve a determinare un cambio di passo e per potere offrire a livello nazionale ciò che già ha. Fare capire quanto è importante ciò che può offrire e quale può essere il moltiplicatore di quel tanto. Questo è l’orgoglio di cui abbiamo bisogno.


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