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Gli accordi di Bretton Woods

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Tocca all’Italia che presiede il G20 predisporre un segretariato che prepari la nuova Bretton Woods sociale. Per ridare al mondo la sua struttura di governo. Ma le marionette italiane non fanno altro che litigare e non perdono un colpo per togliere ai poveri e dare ai ricchi

La credibilità dei virologi italiani ha sfondato il pavimento e, per il peso del nulla che esprimono giorno e notte da dieci mesi sempre in diretta tv, è scesa in cantina ma si propone di scendere ancora più giù. Peggio di loro solo chi continua a invitarli non si capisce perché. Se lo fanno perché hanno l’obiettivo di dimostrare che i virologi sono peggio degli economisti che prima e durante le due Grandi Crisi del 2008 e del 2011 non hanno capito nulla, è fatica sprecata. Perché i virologi, che non sono mai d’accordo su nulla, hanno già battuto gli economisti sette a zero.

Siamo a un passo dal nuovo ’29 mondiale, ma le marionette italiane che fanno? Lo aspettano tra un litigio e l’altro, senza mai perdere un colpo per togliere ai poveri e dare ai ricchi, l’ultimo sono i due miliardi spariti della decontribuzione al Mezzogiorno, o provano a reagire in casa e fuori? I mercati non capiscono più nulla e accumulano perdite pesanti sulla scia del virus modificato britannico fuori controllo che è la tomba dell’illusione sovranista di un’Inghilterra che si ritrova senza i soldi dell’Europa e senza la Brexit, ma si aggrappano alla luce in fondo al tunnel che è il vaccino che funziona e si ripetono come in una seduta dallo psicologo che i governi del mondo fanno grande spesa pubblica, che il pacchetto fiscale americano da 900 miliardi Biden lo accrescerà ancora, che la Cina cammina come un treno, che le banche centrali riempiono il mondo di liquidità.

Hanno gli occhi puntati sul trimestre da fine giugno a settembre del 2021, vogliono crederci, ma tremano perché non sanno in quanti faranno il vaccino, se ci saranno o meno e di che entità effetti collaterali, sono consapevoli ancora di più che il virus modificato fuori controllo non aiuta e può cambiare gli umori.

Le marionette italiane hanno riempito di scartoffie delle più immonde marchette del regionalismo predatorio dei ricchi legge di stabilità e Recovery Plan italiano portando alla luce del sole le prime e tenendo nascoste le seconde. L’egoismo miope che ha segnato il ventennio del federalismo della irresponsabilità impedisce di avere un Progetto Paese e una visione all’altezza della sfida che si ha davanti. Renzi continua a fare il gatto con il topo Conte e scandisce le giornate del tracollo mondiale con il solito comunicato di Italia Viva.

Tutti si occupano vibratamente del nulla all’interno del peggiore retroscenismo politico italiano. Hanno capito tutti che non è una crisi economico-finanziaria ma una crisi sanitaria che ammazza l’economia e che più dura la crisi più le imprese vanno in sofferenza. Che più aziende diventano zombies più la situazione precipita. Puoi trattenere il respiro un minuto non dieci minuti se no muori.

Per questo se avessimo una classe di governo degna di questo nome non si dividerebbe in beghe paralizzanti fuori dal mondo ma prenderebbe un’iniziativa politica che veda oltre la crisi e ridisegni con forza il mondo che verrà. Sono passati più di dieci anni da quando un Ciampi rabbuiato continuava a ripetermi che serviva una nuova Bretton Woods. Possibile che dobbiamo passare il tempo a mettere in qualche legge di spesa incentivi a cani e gatti per i loro veterinari e, nonostante che dopo vent’anni, ci tocchi la Presidenza del G 20 nel 2021, nessuno pensi di proporre in quella sede una conferenza internazionale che prepari la nuova Bretton Woods sociale? All’epoca ci fu Keynes e dalla forza del suo pensiero non nacque solo la nuova impalcatura globale (Fondo Monetario e Banca Mondiale) ma ne scaturì anche il piano Marshall.

Oggi il pensiero forte può essere quello di Piketty e della sua lotta alla tendenza delle élite a naturalizzare le diseguaglianze e a interpretare il cambiamento e l’Europa che fa debito comune e lancia il Next Generation Eu arriva prima di allora all’appuntamento con la storia che fu il piano Marshall americano della ricostruzione economica.

A noi piacerebbe vivere in un Paese che ha la visione che ha avuto Draghi alla guida della BCE e che si riproponga oggi alla guida del G20 dotandolo di un segretariato che non ha e mettendo intorno a un tavolo Cina, Stati Uniti e Europa. Avendo cura che sia quest’ultima a guidare l’uscita dalla tenaglia dell’America First e della dittatura comunista cinese e a ridare al mondo la sua struttura di governo.


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