Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri
4 minuti per la letturaIl nuovo Genio Civile moderno dell’Italia con dentro personale altamente specializzato, reclutato con criteri meritocratici in casa e fuori. Che gestisce ogni tipo di rapporti con l’Unione Europea. Che fa i progetti e ne guida l’esecuzione. Forse quella struttura proposta dal Tesoro ma collocata sotto e non sopra i ministeri può essere la base politica di un accordo che pensi all’Italia prima che agli interessi dei partiti. Serve quella cultura del fare ricordandosi sempre che tali capacità si esercitavano in osmosi con l’amministrazione dello Stato e all’interno della Programmazione nazionale
Una società nuova di zecca con azionista il Tesoro che fa tutto da sola. Che gestisce ogni tipo di rapporti con l’Unione Europea. Che fa i progetti e ne guida l’esecuzione. Il nuovo Genio Civile moderno dell’Italia con dentro personale altamente specializzato, reclutato con criteri meritocratici in casa e fuori, senza tetti della pubblica amministrazione per le retribuzioni. Lo scopo strategico è prendere quelli bravi – l’ingegnere, l’architetto, ma anche il semplificatore, l’informatico e l’uomo di finanza – e mettere nelle loro mani la gestione dei processi attraverso una società costruita ad hoc e collocata in mezzo tra cabina di regia a palazzo Chigi e i singoli ministeri. Quindi, avete capito bene, sotto la presidenza del Consiglio e sopra i ministeri.
A questo tipo di proposta del Tesoro per mettere in sicurezza l’attuazione del Next Generation Eu italiano il Presidente Conte ha detto no. Perché la riteneva politicamente troppo invasiva, meglio la cabina di regia e i super-commissari di supporto a Palazzo Chigi e ai ministeri. Vista la burrasca che si è scatenata con l’arrembaggio parlamentare di Renzi e i dissensi sempre meno coperti del Pd, avrà forse pensato che tanto valeva osare qualcosa di più.
L’assunto di fondo che c’è dietro il progetto riservatissimo del Tesoro abortito, che questo giornale è in grado di rivelare, è che i soldi del Recovery Fund arrivano in base all’avanzamento dei lavori, e che, pertanto, la sfida cruciale è quella di fare i lavori nei tempi previsti. Quindi, questo il ragionamento, stiamo parlando del nulla perché nella situazione organizzativa oggi imperante è tecnicamente impossibile che ciò accada, anche con ogni tipo di benevolenza europea e di abbuono su tempi e modalità di esecuzione. L’altro assunto di fondo è che devi per forza concentrare le risorse in mano di pochi perché se mettono bocca tutti non ce la farai mai.
Il realismo del Tesoro parte da un giudizio di inadeguatezza amministrativa su alcuni ministeri e il presidente del Consiglio ne è pienamente consapevole, anche se ovviamente né l’uno né l’altro lo diranno mai in pubblico. Il vero problema con cui chi governa l’Italia da venti anni in qua si misura senza successo, è che manca diffusamente la progettualità. Così come manca chi segue tutte le pratiche operative del progetto e chi è in grado di sbloccarne giorno per giorno l’esecutività.
Chi guida questo giornale sono mesi che insiste perché si recuperi in fretta l’esperienza di una struttura tecnica come fu quella della prima Cassa di Pescatore che unì le due Italie con le strade, le dighe e gli acquedotti. Serve quella cultura del fare ricordandosi sempre che tali capacità si esercitavano in osmosi con l’amministrazione dello Stato e all’interno della programmazione nazionale.
La Cassa del fare realizzava la missione politica e stava dunque sotto il governo e le sue articolazioni ministeriali. Questa collocazione esaltò il suo ruolo evitando commistioni e dimostrando di sapere fare le cose. Siamo contenti che una donna di valore come Teresa Bellanova, ministra dell’Agricoltura e capo della delegazione al governo di Italia Viva, che viene dalle terre dei Di Vittorio e dei Menichella protagonisti prima e dopo di quella stagione, dica esplicitamente che bisogna fare del Recovery un modello come lo fu la Cassa per il Mezzogiorno di Pescatore. Riproduciamo qui le sue parole: “Serve quel coraggio e quella visione. Dobbiamo essere noi il Gabriele Pescatore di questo tempo. Chiamiamola come volete, purché sia il contenitore che serve al Paese”.
Forse, quella proposta temeraria del Tesoro collocata sotto non sopra i ministeri e ben calibrata, come suggerivano fin dal principio le menti più avvedute di via Venti settembre, può essere anche la base politica di un accordo che pensi all’Italia prima che all’interesse dei partiti vecchi e nuovi o degli amici degli amici. Perché il problema numero uno del Paese è quello di una macchina pubblica che funzioni e dimostri di sapere fare le cose.
Bisogna potere scegliere finalmente i migliori dopo che quota cento ha contribuito a svuotare i ranghi della pubblica amministrazione di quelle competenze sopravvissute alla concorrenza delle Regioni e del mondo privato. Alla politica, nelle sue espressioni più alte di governo e parlamentari, tocca di dare a quella macchina la missione da realizzare. Altrimenti anche gli uomini migliori della macchina pubblica italiana dovranno continuare a trovare i soldi in debito per coprire le marchette di questo o quel Capo delle Regioni. Non è questo che l’Europa si attende da noi. Non è questo quello di cui abbiamo bisogno.
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Riporto la parte della Bozza del PNRR relativa all’organizzazione. Mi pare che la struttura del PNRR sia già sotto i Ministeri, il che è ovvio visto che l’autore è un burocrate, ma che a mio modesto avviso, considerate l’inefficienza e la parcellizzazione della PA, non va bene.
Inoltre, prevede i Responsabili delle sei missioni (l’articolazione terminologica, in senso discendente, è la seguente: missione/componenti/progetti), ma non un Responsabile generale. Ed invece, come ho osservato due giorni fa:
3.3 Verifica dell’attuazione e monitoraggio del piano
Per garantire un’attuazione efficace del Piano è inoltre necessario stabilire in modo chiaro responsabilità e compiti che diano adeguate garanzie della corretta attuazione degli interventi e del rispetto dei tempi.
In tale ottica, in linea con gli indirizzi della Commissione UE, si ritiene di dover procedere alla individuazione di un “Responsabile di missione” in ciascun settore interessato dal piano, al quale sia demandata la responsabilità generale di assicurare la celere ed efficace attuazione del piano stesso, la costante verifica circa il rispetto del cronoprogramma nonché il compito di adoperarsi, anche attraverso l’attivazione di poteri sostitutivi, per favorire il superamento di situazioni di inerzia o comunque ostative alla realizzazione dell’intervento programmato. (pag. 97)
Sull’attuazione del PNRR vigilerà con compiti di indirizzo, coordinamento e controllo un Comitato esecutivo, composto da Presidente del Consiglio, Ministro dell’Economia e delle Finanze e Ministro dello Sviluppo Economico. Viene inoltre individuato il Ministro degli Affari europei – di intesa con il Ministro degli affari esteri e delle cooperazione internazionale per quanto di competenza di quest’ultimo – quale referente unico con la Commissione Europea per tutte le attività legate all’attuazione del Piano. Il Comitato può delegare a uno dei propri componenti, senza formalità, lo svolgimento di specifiche attività.
I Responsabili di missione operano all’interno di una struttura di missione costituita con dPCM, su proposta del Comitato esecutivo. Alla struttura è attribuito un contingente di personale, anche di livello dirigenziale, individuato tra il personale delle pubbliche amministrazioni, personale di società pubbliche in house o partecipate, collaboratori nonché consulenti o esperti, anche estranei alla pubblica amministrazione. (pag. 98)
La struttura di missione e i Responsabili di missione costituiscono un modello di “governance di secondo grado” rispetto alla attività dei soggetti attuatori (Ministeri, altre amministratori, società o enti), i quali possono sia beneficare dell’ausilio tecnico della struttura, sia avvalersi di società in house, di strutture di pubbliche amministrazioni e, in caso di particolari difficoltà esecutive nella realizzazione dei progetti, della Struttura di progettazione già costituita presso l’Agenzia del Demanio. (pag. 99)
Un Comitato di responsabilità sociale, composto da rappresentanti delle categorie produttive, del sistema dell’università e della ricerca scientifica seguirà l’attuazione del Piano e fornirà pareri e suggerimenti. I membri del comitato sono scelti tra personalità di alto profilo istituzionale e scientifico e di notoria indipendenza. Al Comitato possono essere anche chieste consulenze in relazione a specifiche problematiche concernenti l’attuazione degli interventi rientranti nel piano. Il Comitato può segnalare collaborativamente al Comitato esecutivo e ai Responsabili di missione ogni profilo ritenuto rilevante per la realizzazione del PNRR anche al fine di favorire il superamento di circostanze ostative e agevolare l’efficace e celere attuazione degli interventi rientranti nel predetto piano
È anche previsto un audit indipendente, attraverso il controllo sulla gestione da parte della Corte dei conti, svolto in stretto raccordo con la Corte dei conti europea, secondo i principi di sana gestione finanziaria di cui all’articolo 287, paragrafo 2 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. (pag. 100)
Al fine di supportare le attività di gestione, monitoraggio, rendicontazione e controllo del PNRR, il Ministero dell’Economia e delle Finanze – Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato sviluppa e rende disponibile un apposito sistema informatico. (pag. 100)
STRALCIO BOZZA PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA
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