Christine Lagarde e, sullo sfondo, Mario Draghi
4 minuti per la letturaSe usiamo i fondi europei per fare investimenti produttivi, modernizzare il Paese facendo infrastrutture e fiscalità di vantaggio al Sud, per fare le tecnologie, migliorare il consumo di risorse ambientali, allora ripagheremo i nostri debiti perché avremo la crescita. Oggi l’economia italiana come quella europea, americana, mondiale ha l’esigenza di spesa enorme e la finanzia facendo debito grazie alle banche centrali, questo giochetto può durare a lungo ma non all’infinito
Ma fino a quando durerà la politica monetaria espansiva della Bce e delle altre banche centrali? Fino a quando l’economia è in difficoltà e, quindi, durerà a lungo. Perché assistiamo a una involuzione della questione sanitaria che si è rivelata più dannosa e più persistente nei suoi effetti globali sulla economia. Un “colpo di frusta” che sta producendo conseguenze durature sul clima di fiducia, sull’attitudine al rischio, su quanto e come fare investimenti. Non torneremo ad andare negli aerei come prima e non ci muoveremo come prima negli alberghi al chiuso. Stanno cambiando le strutture dell’economia e si sta rafforzando la digitalizzazione. Viviamo la stagione dell’instabilità.
Lo stato di sofferenza durerà a lungo e produrrà un effetto depressivo sull’inflazione. La deglobalizzazione dei tempi del Coronavirus incorpora uno shock disinflazionistico. L’economia cammina meno e lo shock persistente fa rimanere bassa l’inflazione. Diciamo così: difficilmente il tono può cambiare e, per questo, resta un mistero il protagonismo della Fed che dichiara di essere pronta a tollerare un’inflazione più alta perché proverà ad abbattere la disoccupazione e a fare crescere l’occupazione e non si pone più un riferimento inflazionistico predeterminato. Andrà presumibilmente a sbattere contro le frizioni della storia, come fare insomma tutto ciò in un contesto di instabilità, ma resta comunque il messaggio rafforzato di una politica espansiva e della massima attenzione a sostenere la creazione di lavoro. C’è anche dell’altro. La Lagarde non è Draghi e il timoniere della Fed, Jerome Powell, prova a ridare alla banca centrale americana la leadership monetaria persa rispetto alla Banca Centrale Europea. La cruda realtà ci dice che con ottomila infezioni al giorno e altri 100 miliardi tirati fuori, con il lusso, il turismo e l’aeronautico, tutti settori pesantemente colpiti dalla nuova Grande Crisi, la Francia da Paese a tripla A viaggia spedita verso una situazione di Paese a alto debito con una finanza pubblica fragile e la domanda di tutti è se ce la farà a sostenere la sua economia in queste condizioni. Questa è la grande incognita. La stessa grande incognita con cui l’Italia dovrà fare i conti ovviamente per prima perché abbiamo gli stessi problemi in misura superiore. Parliamoci chiaro. Abbiamo davanti a noi un periodo che ci lascia spazi di manovra con politiche fiscali e monetarie molto espansive. Se usiamo questi soldi per fare investimenti produttivi, per modernizzare il Paese facendo infrastrutture e fiscalità di vantaggio al Sud con la visione e il metodo indicati da Panetta, per fare le tecnologie, per migliorare il consumo di risorse ambientali, allora ripagheremo i nostri debiti perché avremo finalmente la crescita e ci saremo accorti che i soldi produttivi dati al Sud sono serviti a tutti.
Se no noi possiamo continuare a indebitarci perché tu mi dai pezzi di carta e io li prendo per un intervallo di tempo anche lungo, ma io non ho tassi di crescita adeguati e sto preparando il default del Paese. Se invece sarò capace di fare investimenti a partire dal Sud con quei pezzi di carta, se come saggiamente ricorda il Governatore Visco faccio investimenti di qualità nella scuola, nella istruzione e nella ricerca, allora la ricongiunzione sarà positiva. È bene rimboccarsi le maniche e mettersi subito al lavoro perché la ricongiunzione con la realtà arriva per prima nei Paesi con il vincolo di vulnerabilità e qui ahinoi siamo in primissima fila.
Il grande rischio di instabilità è che a fianco di politiche espansive è più facile prendere il mutuo. Il punto è che se vai a lavorare e generi reddito il mutuo lo paghi, se no prima o poi la casa te la tolgono. Oggi l’economia italiana come quella europea, americana, mondiale ha l’esigenza di spesa enorme e la finanzia facendo debito con le forti mani delle banche centrali, ma questo giochetto può durare a lungo, molto a lungo, ma non all’infinito. Altrimenti i banchieri centrali se ne andrebbero tutti in vacanza e metterebbero tre passanti al loro posto a stampare moneta, invece prima o poi quei pezzi di carta vanno restituiti.
Da qui i richiami delle persone più avvedute a tenere conto che il tema non è che ci vogliono condizionare, ma che esattamente come fecero gli americani nel Dopoguerra non è che ti danno duecento/trecento miliardi e ti dicono fai quello che vuoi. Questo lo credono solo i contaballe sovranisti di casa nostra che hanno fatto sentire i loro assoli anche il giorno prima che la Bce mettesse sul piatto 750 miliardi facendo l’esatto contrario di quello che l’ineffabile coppia tedesco-francese Stark-Trichet fece nelle crisi finanziaria e dei debiti sovrani rispettivamente del 2008 e del 2011. Due errori clamorosi. Oggi c’è stato un infortunio della Lagarde (non siamo qui per chiudere gli spread) ma poi si è imboccata tempestivamente la strada giusta. Se i contaballe sovranisti non sono capaci di dire grazie, stiano almeno zitti.
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Per la verità storica e per una compiuta comprensione di ciò che avvenne allora (vi ho scritto su un saggio), osservo che ci fu un terzo errore della BCE. Con Draghi. Che ha violato per anni lo Statuto BCE (art. 2-Obiettivi[1]), propalando la bufala mondiale che la BCE abbia un unico obiettivo: la stabilità dei prezzi. Riporto una parte di un mio commento di 3 settimane fa (https://www.quotidianodelsud.it/laltravoce-dellitalia/gli-editoriali/2020/08/18/leditoriale-di-roberto-napoletano-laltravoce-dellitalia-il-futuro-e-ora-bisogna-agire/).
“E’ in buona parte un problema di interpretazione e di applicazione dei Trattati.
Lo dimostra lo stesso Draghi, a parte le OMT che servirono a stoppare la speculazione finanziaria e a salvare l’Euro, inerte per 5 anni rispetto alla FED e alla BoE, per non parlare della BoJ: il QE fu deciso solo nel gennaio 2015 e avviato nel marzo successivo.
Cioè, a legislazione UE invariata, ciò che, unicamente per sottostare alla volontà interessata della Germania (e dei suoi satelliti), era ritenuto da quasi tutti contrario ai Trattati UE – il QE -, poi è stato giudicato conforme ad essi e implementato nel marzo 2015, con un ritardo di ben 6 (sei) anni rispetto alla FED, alla BoE e ancor più alla BoJ.
Il che ha comportato sia una doppia, profonda recessione con enormi sacrifici per gran parte del popolo europeo dell’Eurozona, sia la distruzione di aliquote significative di imprese e di relativa capacità produttiva (in Italia, -22%), di Pil (-10%) e di milioni di posti di lavoro, oltre che di diverse centinaia di vite umane, in quasi tutti i Paesi dell’Eurozona (Germania e suoi satelliti esclusi!).
In Italia, per importanza epicentro della crisi, alimentata e aggravata dalla politica recessiva imposta dall’UE, furono varate nella XVI legislatura manovre finanziarie correttive per un importo cumulato di ben 330 mld, 4/5 da Berlusconi e 1/5 da Monti (le misure strutturali valgono tuttora), addossati in grandissima parte dal governo Berlusconi sui ceti medio e basso, e perfino sui poveri col taglio crudele del 90% della spesa sociale dei Comuni e delle Regioni, per far fronte in gran parte agli – accresciuti – oneri di finanziamento del debito pubblico, i cui beneficiari sono le banche, i ricchi e i benestanti.”
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[1] Articolo 2-Obiettivi Conformemente agli articoli 127, paragrafo 1 e 282, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, l’obiettivo principale del SEBC è il mantenimento della stabilità dei prezzi. Fatto salvo l’obiettivo della stabilità dei prezzi, esso sostiene le politiche economiche generali dell’Unione al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell’Unione definiti nell’articolo 3 del trattato sull’Unione europea.[*] Il SEBC agisce in conformità del principio di un’economia di mercato aperta e in libera concorrenza, favorendo un’efficace allocazione delle risorse, e rispettando i principi di cui all’articolo 119 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
[*] Art. 3. L’Unione instaura un mercato interno. Si adopera per lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell’ambiente. Essa promuove il progresso scientifico e tecnologico. L’Unione combatte l’esclusione sociale e le discriminazioni e promuove la giustizia e la protezione sociali, la parità tra donne e uomini, la solidarietà tra le generazioni e la tutela dei diritti del minore. Essa promuove la coesione economica, sociale e territoriale, e la solidarietà tra gli Stati membri. […]