Luca Zaia e Attilio Fontana, presidenti di Regione Veneto e Regione Lombardia
4 minuti per la letturaCon una politica miope la governance lombardo-emiliana ha fatto in modo che Sud e Nord dell’Italia siano i due unici territori europei a non avere raggiunto i livelli pre-crisi del 2007-2008 e che il Pil pro-capite dell’Italia sia sotto la media europea
I “NOCCHIERI intraprendenti” lombardo-emiliani hanno portato a sbattere la nave italiana sugli scogli con una forza d’urto che non ha pari in Europa superando perfino la Grecia. Sono stati venti anni di mare sempre più tempestoso, i nocchieri hanno sbagliato tutto con sempre maggiore convinzione, cercavano approdi sicuri solo per loro e i loro cari, facevano la morale agli altri e continuavano a riempire le stive di ogni genere di vettovaglia e mercanzia che sottraevano agli altri a cui facevano la morale.
Non hanno deposto l’arroganza, vogliono continuare come pazzi a farci sbattere, si rifiutano di prendere atto dei disastri che hanno prodotto, non intendono cambiare la rotta. Anzi. Hanno ripreso a fare soffiare il vento del Nord. Puntano senza neppure capirlo all’eutanasia dell’Italia facendo del Nord il nuovo Sud dell’Europa e del Sud un’area di sottosviluppo del mondo.
Siamo sinceri: abbiamo paura. Avere azzerato gli investimenti pubblici produttivi nel Mezzogiorno per “regalare” 600 miliardi (molta assistenza) al Nord negli ultimi dieci anni, ha fatto dell’Italia un Paese con un reddito pro capite nazionale che è precipitato sotto la media europea e dove un terzo della popolazione a sua volta ha un reddito pari alla metà degli altri due terzi. A furia di estrarre dal bilancio pubblico italiano sottraendo alle aree deboli le risorse necessarie per fare infrastrutture di sviluppo e distribuendole alle aree forti per aumentare la rendita sanitaria privata e mille privilegi assistenziali-clientelari, ci si ritrova con il Piemonte sotto la media europea, Marche e Umbria già Sud da quel dì, Toscana due punti sopra, Friuli Venezia Giulia e tutto il Nord lì lì sull’orlo del burrone per raggiungere il Piemonte sotto la soglia fatidica, il Sud d’Italia fuori dall’Europa a livelli da continente africano.
Questa politica miope dell’irresponsabilità appartiene alla Sinistra Padronale tosco-emiliana e alla Destra leghista lombardo-veneta che hanno da sempre saldamente nelle loro mani congiunte il controllo della Conferenza Stato-Regioni e, suo tramite, la governance reale della spesa pubblica. Questa politica miope ha fatto in modo che Sud e Nord dell’Italia sono i due unici territori europei a non avere raggiunto i livelli pre-crisi del 2007/2008 ma anche quelli che hanno perso cumulati quasi 4 punti di Pil dal 2001 a oggi (3,9% per la precisione), si collocano addirittura del 6,18% sotto la media europea e si avviano a conseguire la peggiore performance in Europa nell’anno della Grande Depressione mondiale da Covid “umiliando” perfino la Grecia.
Di fronte a questo scempio, bisogna avere almeno il coraggio di dire le cose come stanno. La Conferenza Stato-Regioni va abolita. Il luogo decisionale dell’iniquità più miope che abbia mai conosciuto un Paese occidentale va eliminato ad horas senza riguardi. La perequazione dei diritti di cittadinanza per la spesa sociale (scuola e sanità) e quella per la spesa infrastrutturale va fatta direttamente dallo Stato centrale.
Che si deve dotare di una squadra di prim’ordine, composta badando esclusivamente alla competenza e alla esperienza, e adottare un criterio rigoroso nella ripartizione territoriale della spesa che assomigli a quello del proporzionale puro se no il vento del Nord e dei suoi irresponsabili nocchieri continuerà a impoverire il Sud e a fare assistenzialismo al Nord violando la Costituzione e portando l’Italia intera ai margini dell’Europa. Parallelamente va disegnato e attuato un progetto organico di interventi con un modello che metta insieme Alta velocità ferroviaria, porti, retroporti, Ponte sullo Stretto e fiscalità di vantaggio chiamandolo per quello che è: progetto Italia, non progetto Mezzogiorno.
Non si scherza più perché questa volta indulgere alla solita regola ottusa dei ricchi che espropriano i poveri significa l’eutanasia dell’Italia. È l’ultimo obiettivo che gli è rimasto da raggiungere con la loro gioiosa macchina da guerra. Se non li si ferma in tempo, si placheranno solo quando tutto sarà raso al suolo in una spirale di egoismi senza freni. Siccome da soli non si fermeranno mai bisogna togliergli il giochetto dalle mani. Per un po’ sbraiteranno, ma non fanno più paura a nessuno. Dopo qualche anno ringrazieranno. Perché capiranno la differenza tra un’idea generosa di Paese che si muove unito costruendo il suo futuro e un’idea egoista che racconta la favola del Nord produttivo senza rendersi conto che è diventato Sud da quel dì perché si è tagliato le gambe da solo.
Questo non lo ammetteranno mai, sarebbe troppo, ma ringrazieranno le classi dirigenti europee e italiane che li avranno fatti ragionare.
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