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Il Fondo di coesione deve servire per le infrastrutture al Sud, non per le spese assistenziali delle Regioni ricche. Ha qualcosa da dire e da fare la governatrice della Calabria Santelli? Se la sente o no di disturbare le manovre dei governatori del Nord della sua coalizione? Dove è finito il lanciafiamme del Governatore della Campania De Luca che ha una regione con l’economia a pezzi? Se la sente di regolare i conti con i capi della Sinistra Padronale?
Nessuno ha fiducia nella nostra capacità di spendere e di fare investimenti. Nessuno ha fiducia nella nostra macchina burocratica centrale, regionale, bancaria, previdenziale, e così via. Nessuno ha fiducia nella nostra giustizia. Penale, civile, amministrativa, contabile. Nessuno ha fiducia nelle cosiddette autorità indipendenti perché la discrezionalità in Italia può diventare arbitrio. Pesano trasversalmente oblique cointeressenze informative, politiche, economiche, di ogni tipo, e fanno paura. Tutti questi processi degenerativi allargano le aree di opacità e avviliscono l’esercito silenzioso maggioritario di grandi burocrati, di grandi magistrati, di uomini di banca che sono con l’economia non contro l’economia, di persone di valore che conoscono il bene della concorrenza, del mercato e della indipendenza e si impegnano a tutelarlo.
Purtroppo, il sonno almeno ventennale della politica italiana, in un mercimonio di livello sempre più scadente, ha generato questi processi degenerativi diffusi che tutti insieme hanno bruciato il capitale della fiducia. Sono la gabbia che imprigiona l’economia, allarga le diseguaglianze sociali e i divari territoriali, fortifica le doppie morali e condanna il Paese all’ipocrisia che è la peggiore delle condanne.
Questa gabbia è il problema competitivo italiano e questa gabbia è il convitato di pietra dell’Europa alle prese con la Grande Depressione mondiale da Pandemia e con la prova della storia (Recovery Fund) per i suoi Capi di Stato e Capi di governo. Vedremo come andrà a finire e valuteremo i singoli dettagli. Intanto, però, scopriamo e vi segnaliamo che al comma 1 dell’articolo 47 del nuovo decreto Semplificazioni non c’è più scritto che le risorse del fondo di coesione (vuole dire Mezzogiorno) vanno alla “realizzazione dei progetti realizzati con i medesimi fondi” ma testualmente “alla realizzazione dei programmi nazionali di riforme”.
Ci fa effetto usare anche la parola scippo. Non ne abbiamo più voglia. Hanno impiegato dieci giorni dieci per una bollinatura perché bisognava inserire il solito comma che a spese del Sud costituisse la cassa vera per uno scostamento monstre di bilancio coperto da nuovo debito pubblico ma non dalle nuove risorse europee che tutti ancora aspettano. I soldi del fondo di coesione che a nostro avviso dovrebbero servire per fare davvero l’Alta velocità ferroviaria nel Sud e il Ponte sullo Stretto finanzieranno magari la cassa integrazione al Nord come è sempre avvenuto in passato o le spese assistenziali (abnormi) delle Regioni ricche. Ha qualcosa da dire e da fare la governatrice della Calabria Santelli? Se la sente o no di disturbare le manovre dei governatori del Nord della sua coalizione?
Dove è finito il lanciafiamme del Governatore della Campania De Luca che ha una regione con l’economia a pezzi? Se la sente o no di portare davanti alla Corte costituzionale il cappio della spesa storica e regolare secondo giustizia i conti con i capi della Sinistra Padronale a partire dal suo collega Bonaccini? Basta ipocrisie! Che cosa si deve fare Presidente Conte e segretario Zingaretti per impedire alla svolazzante ministra dei Trasporti De Micheli di continuare a raccontare balle sul Mezzogiorno? Di quali 30 miliardi per il Sud parla?
Sono caramelle, noccioline, gioielli di famiglia, che cosa sono questi 30 miliardi? Dove stanno, chi li ha visti? Se vogliamo continuare a gongolarci con la storia della presunta cassa europea senza abbattere i mostri che l’Europa ci chiede di abbattere, smettiamola almeno di prendere in giro metà Paese e mandiamo a casa la ministra che non fa e irride. Ogni limite ha una pazienza, diceva il grande Totò. Questa volta lo si è superato da un pezzo.
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