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Speranza, Zingaretti, Di Maio e Conte

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PAROLE, parole, parole. Non è una storia di amore. Non c’entrano le rose e i violini. Non c’entrano Mina e Alberto Lupo. Ricordate? Le rose e i violini questa sera raccontali a un’altra! Oppure: caramelle non ne voglio più. Purtroppo, questa volta non è la storia di una canzonetta ma la cronaca politica di un matrimonio mai consumato tra la Sinistra Padronale e il fu Movimento Cinque Stelle.

L’una e l’altro devono rispondere a una banalissima domanda: Giuseppe Conte, il capo del governo, è il loro capo o no? Lo riconoscono come capo, ne rispettano le scelte, sono leali con lui? Sì o no? Questo matrimonio politico e di governo lo vogliono consumare o no? Accettano Conte? Si sentono rappresentati? Sono pronti a seguirlo nell’azione di governo? Se la risposta è no, lorsignori sono almeno pregati di togliersi la maschera e di farla finita.

Conte farebbe bene a pretendere di uscire dalla finzione perché non siamo né al festival delle canzonette né sul palcoscenico della grande bellezza. Forse, non ci siamo capiti, ma siamo davanti alla Grande Depressione mondiale dove siamo entrati come ultimi per crescita e dove stiamo facendo di tutto per poterne uscire per ultimi. Se si vuole salvare l’Italia bisogna smetterla con i giochetti della sanità dei ricchi a spese dei poveri e aprire il cantiere Italia a partire dal Sud non perché ce lo chiede l’Europa, che fa bene a esigerlo, ma perché è l’unico modo possibile per fare la riunificazione infrastrutturale e spezzare il circolo perverso di una ventennale caduta competitiva dell’Italia.

C’è qualcuno in grado di far capire alla Sinistra Padronale che deve dire una volta per tutte come la pensa sulla sanità? Bisogna continuare a considerare i cittadini emiliani e toscani di serie A e quelli campani e calabresi di serie B? Sì o no, per cortesia? Che cosa vogliamo fare con l’edilizia scolastica? Cominciamo dalle scuole fatiscenti del Mezzogiorno abbandonato o rifacciamo le scuole già rifatte del Nord ricco? Possiamo andare avanti con la più imbarazzante dei ministri delle Infrastrutture e dei trasporti che la storia recente di questo Paese ricordi, Paola De Micheli, che si permette di prendere in giro i cittadini del Sud scambiando alta velocità con medio-bassa velocità, cantieri veri con progetti fantasma? A nostro avviso no, prima leva il disturbo e farebbe bene a chiederlo Zingaretti in persona meglio è.

Riusciamo a far capire all’ex ministro Delrio, che ho sempre stimato, che tutto quello che ha fatto su codice degli appalti e province è sbagliato? Impedisce di fare investimenti pubblici, condanna il Mezzogiorno prima e il Nord dopo alla povertà, senza possibilità di recupero per entrambi. I Cinque Stelle hanno capito o no che se continuano a fare gli assistenzialisti a oltranza non salvano i poveri ma in combutta con il sindacato del pubblico impiego radono al suolo l’economia di un Paese prima e più ancora del Covid? Sì o no?

Sono passati due anni e non si è data una risposta su Autostrade, abbiamo fatto ridere il mondo e abbiamo esasperato la rabbia di chi piange le vittime del capitalismo della rendita e di un management indegno. Rischiamo addirittura di fare il miracolo di indennizzare il peggiore padronato privato italiano per colpa di quel vizietto insopprimibile della famosa Sinistra Padronale che non si pone neppure il problema di come disinnescare le bombe sociali di Taranto, Priolo, Gioia Tauro, Reggio Calabria, Termini Imerese per non parlare di Napoli e di Bari, ma ha sempre una parola buona e una firma facile per sistemare gli affarucci di chi ha lucrato sulle concessioni senza vincoli di investimenti in sicurezza. Ma come si permette questa ministra De Micheli di stilare una lista di 130 opere prioritarie bruciando tutti sui tempi e avendo la spudorata accortezza di inserire tra le opere commissariabili quelle cantierate al Nord e quelle nella fase dello studio di fattibilità al Sud?

Oltre il masochismo greve di tali scelte emerge la prova del nove dell’irredimibile vizio della ministra De Micheli di stare sempre con chi ha di più contro l’interesse generale. Segretario Zingaretti, è d’accordo? Se sì cambi nome al Pd e lo sostituisca a caratteri cubitali con la scritta Sinistra Padronale, altrimenti sconfessi pubblicamente la sua ministra. Farà bene e ne riceverà solo applausi. Se si vuole far ripartire l’Italia per davvero, bisogna cambiare la macchina dello Stato e delle Regioni a passo di carica. Conte ne è pienamente consapevole, la Sinistra Padronale rema dalla stessa parte o in senso contrario? Fino a quando si potrà tollerare un ministro del Tesoro che firma provvedimenti di emergenza con centinaia di decreti attuativi mai adottati?

Voglio essere chiaro: nell’area Pd ci sono ministri di valore. Parlano poco e fanno molto, si chiamano Gaetano Manfredi (università e ricerca) Vincenzo Amendola (affari europei); ce ne sono altri (Boccia e Provenzano) che parlano certo ma fanno anche molto, non si risparmiano, e sanno bene che o si cambia in direzione Sud o si affonda tutti.

Fino a quando si intende umiliare questa pattuglia di persone perbene e gli iscritti e i militanti del Partito democratico per seguire gli interessi di un padronato fuori dal mondo e di una sinistra altrettanto fuori dal mondo che si colloca stabilmente al suo servizio? Vorrei ricordare a tutti questi signori che fanno i conti senza l’oste perché la cantina è vuota, anzi chiusa, non ci sono più pietanze e bottiglie da servire in tavola. Sono seduti, e non lo sanno, su un vulcano di debiti fantasmagorici e un buco di cassa di 50 e passa miliardi. Si diano presto una regolata. Abbiamo anche la sventura di avere la più irresponsabile delle opposizioni europee dove il sovranismo smentito dalla storia continua a essere arma di propaganda mentre la gente invoca lavoro e non riceve la cassa integrazione. Non lo hanno capito, ma quando la polveriera sociale esploderà la gente se la prenderà con loro esattamente come se la prenderà con chi ci governa. Gli europeisti della Sinistra Padronale e gli ultimi arrivati del fu Movimento Cinque Stelle passano le giornate a spartirsi aiuti europei che ancora non hanno visto e i leader sovranisti fanno altrettanto continuando a insultare chi intende darci una mano. Sono tutti fuori dalla storia e dalla realtà perché non hanno nemmeno capito che di ogni euro che riceveremo dovremo dare conto in termini di riforme che faremo e di spesa per investimenti che saremo in grado di erogare.

Saremo commissariati dagli altri capi di Stato e di governo europei. A loro non si potrà più rispondere con parole, parole, parole. Per questo Sinistra Padronale e il fu Movimento Cinque Stelle devono uscire dal circolo perverso della protezione assistenziale dei ricchi e dei poveri. Devono capire che possono avere un futuro solo se insieme riconoscono Conte come capo e affidano a questo governo le scelte impopolari che possono salvare l’Italia. Devono capire che il sentiero da percorrere è obbligato ma richiede un disegno politico, personalità e competenza. Se vogliono continuare a litigare e a non fare niente tolgano il disturbo. Hanno già fatto troppi danni.


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