Giuseppe Conte e Ursula von der Leyen (Foto Filippo Attili/LaPresse)
5 minuti per la letturaSarà necessario cambiare la macchina centrale e coinvolgere Regioni, Province, Comuni. Soprattutto i sindaci-commissari. La regola deve essere il pragmatismo. Proviamo soluzioni diverse: nominiamo dove possibile i commissari, per il resto semplifichiamo. Bruxelles ci aiuta ma ci aspetta al varco. Il futuro degli italiani non può essere in mano ai politici burocrati e non possiamo permetterci di sprecare l’estate
Il rischio più grande che corre l’Italia è quello di non spendere ciò che abbiamo già in casa e perdere quello ci vogliono dare a fondo perduto o prestare a tassi di favore con le risorse del bilancio pubblico europeo. Servono un’idea di Paese condivisa per i prossimi dieci anni, concretezza nella scelta degli interventi e capacità di realizzarli nei tempi prestabiliti. In Europa sono preoccupati per i problemi vecchi dell’Italia – già crescevamo poco prima del Coronavirus – e perché ora c’è il rischio che l’Italia riparta dopo gli altri. Questa non altre è la preoccupazione della cancelliera Merkel. Questa non altre è la preoccupazione dei falchi del Nord. Questa è la verità con buona pace dei sovranisti italiani che non hanno mai capito nulla, ma ora hanno un muro davanti che nessuna balla può consentire di superare. C’è la massima disponibilità europea, ma anche la massima volontà di vedere un’Italia molto fattiva. Avete chiesto aiuto, è giusto, e siamo pronti a darvelo; non comprendiamo esitazioni e divisioni a prenderlo e a utilizzarlo.
La situazione è ribaltata con i fatti: dipende da noi non da loro. Sulla nostra strada ci sono due possibili canali di tensione: i mercati e la crisi sociale. Il primo canale è anestetizzato dagli acquisti della Bce, tramite la Banca d’Italia, per qualche mese non succederà niente. L’aumento netto del debito italiano – 200 su 500/600 miliardi di emissioni l’anno – è interamente comprato dalla Banca centrale europea, i rinnovi del debito in scadenza li sottoscrive il mercato, la situazione di rischio è sufficientemente addormentata. Guai se questo sonno rallentasse il risveglio operativo della macchina della spesa pubblica italiana perché in quel caso ci saremmo giocati l’ultima chance. Non è il caso nemmeno di pensarci. Il secondo canale riguarda le tensioni sociali alimentate dalla (quasi) scomparsa della classe media e dall’esplosione della polveriera Mezzogiorno che delimitano insieme il perimetro della nuova Grande Povertà italiana. I dipendenti pubblici vanno velocemente ricondotti al lavoro e i sindacati che contrastano questo rientro si stanno assumendo la responsabilità di mantenere chiusa l’economia italiana e di mettere a rischio lo stipendio dei loro iscritti. Si impegnino piuttosto a fare rispettare tutte le regole di sicurezza ma spingano per il ritorno al lavoro. All’Italia per avere il massimo di ripresa serve potere attingere a tutti i canali europei possibili e immaginabili e questa scelta è la pre-condizione per avere una spinta massima nel terzo e quarto trimestre. La prospettiva non è neppure ipotizzabile se non si passa l’intera estate a sbloccare i cantieri e snellire le procedure. A lavorare di olio di gomito senza sosta e rompendo uno dietro l’altro gli schemi burocratici del passato che sono la causa prima dello storico immobilismo italiano.
È decisivo che in Europa si percepisca che l’Italia non sta perdendo l’estate. È decisivo che gli italiani ne siano consapevoli e si impegnino con determinazione. Per la prima volta i tedeschi si stanno impegnando molto e vedremo a metà mese se qualcuno si tira indietro. Hanno già dato dei numeri (750 miliardi, 500 a fondo perduto) è difficile che possano cambiarli, ma basta che mettano qualche condizione operativa in più, anche logica, come dire di assoluto buon senso, e purtroppo non si può escludere che quella clausola in più magari ragionevole non ci fa entrare in crisi. In questi tempi fare queste cose ragionevoli con la macchina pubblica centrale e regionale che ci ritroviamo non sarà una passeggiata e rischiamo di perdere parte dei soldi accordatici. Sono delitti che non possiamo commettere. Per questo sono mesi che martelliamo sulla Nomenklatura del Tesoro. Che cosa aspettiamo a mettere i migliori della Ragioneria generale e degli altri dipartimenti del Tesoro e dei ministeri interessati a lavorare sui progetti speciali per scuole, ospedali, reti Anas e Rfi? Su questi capitoli di spesa ci sono già un sacco di soldi disponibili (cumulativamente 30 miliardi) e se dimostri qui di avere dei risultati è probabile che questi risultati mobilitino più velocemente gli stanziamenti futuri necessari sugli stessi progetti, consentendo di anticipare i fondi europei che altrimenti sarebbero diluiti nel tempo. Sarà necessario coinvolgere il più possibile gli enti decentrati, Regioni, Province, Comuni. Soprattutto i sindaci, soprattutto i sindaci-commissari.
La regola deve essere il pragmatismo. Proviamo soluzioni diverse: nominiamo dove possibile i commissari e sugli altri interventi agiamo per ridurre la normativa complicativa di oggi. Il rischio è che non facciamo né gli uni né l’altra. Può succedere, ma ci costerà l’uscita dal novero dei Paesi industrializzati. Per questa ragione il coraggio anche chi non ce l’ha, se lo deve dare. Quando a rischiare era la Grecia per colpe sue, ricordiamocelo, perché i suoi governanti avevano falsificato il bilancio, l’Europa franco tedesca mise in salvo le banche francesi e tedesche impelagate e la fece pagare alla Grecia oltre ogni ragionevolezza e perfino oltre ogni intelligenza. Questo errore portò in dote la seconda Grande Crisi, quella dei debiti sovrani, e ai Paesi del Sud Europa la seconda recessione. Oggi a causa della Pandemia ma per colpe soprattutto nostre che vengono da lontano e sono anche molto recenti (penso a quota 100 e a una sfilza di bonus di tipo assistenziale) l’Italia si ritrova con un debito pubblico rispetto al Pil molto molto alto, e l’Europa che fa? Ci chiede il rientro? Ci manda la Troika? Ci commissaria? No, ci riempie di soldi. Dice solo una cosa: spendete e spendete bene. Capite la differenza? Capite perché i giochetti della vecchia politica di governo e di opposizione ci fanno ribrezzo? Sproloquiano questi signori, frenano sui commissari e sull’abolizione dell’abuso d’ufficio perché l’aiuto monetario li tiene tutti in vita, ma giocano con la “morte” economica e sociale dell’Italia per i loro piccoli tornaconti di potere. Gli italiani sono avvisati.
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