Il ministro Roberto Gualtieri
5 minuti per la letturaHa ragione il ministro dell’Economia dottor Jekyll che sostiene che non ci sono superpoteri o il ministro mister Hyde che si affretta a avallare un emendamento del suo governo per toglierseli? Non ci sono alternative: o si libera dalla macchina burocratica e dai consiglieri che ha intorno a sé o siamo spacciati noi e lui
Siamo in imbarazzo perché da tutto siamo mossi meno che da accanimento terapeutico nei confronti del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Purtroppo è impossibile non occuparsi di lui. Purtroppo è impossibile non segnalarne la mite pericolosità. In assoluta solitudine abbiamo avvisato che i superpoteri che il ministro dell’Economia si è auto-attribuito nella gestione degli 80 miliardi di liquidità e di rilancio sono qualcosa che non si è mai visto. Di fatto Gualtieri con una semplice telefonata ai ministri interessati avrebbe potuto trasferire da un capitolato all’altro di questo o quel ministero le risorse inutilizzate senza alcun passaggio in Consiglio dei ministri e in Parlamento. Apriti cielo! Il ministero dell’Economia si affretta a bollare queste valutazioni come assolutamente fantasiose e prive di ogni fondamento, sostiene praticamente che si tratta del solito monitoraggio e che non c’è nulla di nuovo. Passano due giorni due e il quadro cambia. Si scopre che fin dal 27 maggio il Comitato per la legislazione aveva sollevato osservazioni critiche e arriva il parere negativo della Commissione affari costituzionali. Colpo di scena: il ministro dell’Economia si accorge che i superpoteri esistono, il governo presenta un emendamento che subordina i trasferimenti a un parere parlamentare delle commissioni competenti. Non siamo affatto soddisfatti, ma ci poniamo un interrogativo: ha ragione il ministro Gualtieri dottor Jekyll che sostiene che non ci sono superpoteri o il ministro Gualtieri mister Hyde che si affretta a sottoscrivere un emendamento del suo governo per toglierseli? Vi pare possibile che a gestire la politica economica italiana nell’anno della Grande Depressione mondiale possa essere un ministro che riesce a sostenere l’esatto opposto sullo stesso tema nel giro di due giorni?
Che cosa dire di un ministro dell’Economia che va in Parlamento subissato dalle contestazioni per dire che le previsioni del Fondo Monetario sono sostanzialmente catastrofiste e che nulla dice del fatto che il decreto liquidità da lui firmato e dalla sua burocrazia concepito prevede addirittura 12 decreti attuativi e nemmeno uno è stato adottato a tre mesi di distanza? Che cosa dire di un ministro che deve annunciare che slittano ancora i tempi del decreto rilancio perché quella stessa macchina burocratica continua a bucare tutti gli appuntamenti esecutivi? Veda, signor ministro, ancora una volta questo giornale in assoluta solitudine, sulla base di un semplice calcolo della discesa dei fatturati dell’industria per i mesi di fermo e sulla quota di attività possibile nei mesi successivi, ha parlato di un calo del 15% e oggi il Fondo Monetario che attribuisce all’Italia la palma del peggiore risultato europeo si avvicina moltissimo a questa previsione. Vorremmo che fosse chiaro, lo ripetiamo per l’ennesima volta, non ce la abbiamo con Lei, ma se noi abbiamo visto giusto e il Mef no bisogna che una volta per tutte prenda atto che i suoi collaboratori non sono all’altezza se no Le avrebbero consigliato manovre di tutt’altro tipo. Sono consiglieri inesperti, alcuni di esperienza invece hanno legato il loro nome a scelte scellerate per la finanza pubblica e la competitività del Paese. Soprattutto dietro di Lei, anzi avanti a Lei, c’è una macchina burocratica che vive in un altro mondo e sta bloccando il Paese fino al punto di condannarlo a uscire dal novero delle economie industrializzate.
Questo giornale ha solo l’ambizione di sollecitare scelte operative che possano salvare l’Italia tutta e fare recuperare al Sud quanto gli è stato indebitamente sottratto. Non è vero affatto che ce la abbiamo con Lei, anzi a differenza dei cortigiani dei cosiddetti giornali di qualità che hanno scambiato un salva banche scadente per un un salva imprese e non smettono dolosamente di adularLa, cerchiamo in tutti i modi di spingerLa a mettere i piedi sulla terra perché scoprirà che lì sotto sta franando tutto. Cerchi di essere meno presuntuoso e di guardare in faccia la realtà perché è vero, come dice Lei, che abbiamo fatto una manovra mai vista ma esclusivamente nel senso che davvero non l’avevamo mai vista una roba così. Si è fatto di tutto per non cacciare i soldi dovuti a chi non ha più nulla e a chi deve essere risarcito perché il governo, non altri, ha chiuso le sue attività economiche.
Vogliamo essere chiari. Abbassare le tasse sul lavoro è giusto sempre e andrebbero abbassate tutte, ma Lei oggi è il ministro dell’Economia di un Paese che rischia di avere un milione di commercianti senza lavoro perché c’è un mare di gente che non ha fiducia, è bloccata, ha paura di spendere. Il presidente Conte quando parla dell’Iva coglie il problema, quando Lei parla di costo del lavoro dimostra di non cogliere il problema, ci creda, non siamo solo noi ad avere paura di fronte a tanta distanza dai problemi reali. Colga la sensibilità di Conte e insieme a lui trasformi l’intervento (oneroso) sull’Iva in un forte incentivo alla rottamazione a 360 gradi che vale molto più più dei due punti di Iva in meno. Perché se si vende si salvano più lavoratori occupati che pagano le tasse e abbiamo meno dipendenti in cassa integrazione che paghiamo noi. Si guardi intorno, ministro Gualtieri. Il tempo di una severa autocritica e di una totale inversione di tendenza è scaduto da un pezzo. Bisogna riaprire l’economia, capisco che bisogna conoscerla, ma noi siamo nelle sue mani. Si renda almeno conto che con la macchina pubblica che ha intorno può rimediare solo nuove figuracce, cosa grave, ma sta ponendo anche le basi, cosa gravissima, perché in autunno esploda la polveriera sociale italiana. Non ce lo possiamo permettere.
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