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Roberto Gualtieri

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Tra imprese che chiudono per sempre e cittadini sull’orlo della fame perché privi di liquidità, lo scandalo sarebbe l’iniziativa di Conte che vuole fare gli Stati Generali dell’Economia prima che qualcuno commissari il Paese ed esploda la polveriera sociale. Il ministro Gualtieri si mostra trionfante, i vertici dell’Inps si beano, il Pd ha messo la “modalità aereo”e non sente la sofferenza della società

Siamo ai soliti sepolcri imbiancati e al nulla del nulla che fa pure le pulci agli altri. Francamente hanno stufato. Una impresa su dieci del commercio è nelle mani degli usurai. Le piccole aziende del Mezzogiorno sono tagliate fuori con un colpevole tratto di penna dal decreto liquidità e non vedono il becco di un quattrino. La cassa integrazione non è ancora arrivata. Le partite Iva aspettano il piccolo prestito. Gli alberghi sono vuoti, i musei riaprono ma i ristoranti sono chiusi (per sempre, vero ministro Franceschini?) perché le prenotazioni sono a zero. I negozi aprono uno su tre e fatturano il 20% di prima, il turismo rischia di affondare per questa stagione e per quelle a venire. Con la Pandemia tutto è cambiato tranne il Pd.

Come ci ricorda Claudio Marincola, non sono bastati il distanziamento fisico dal Nazareno e la prima direzione nazionale “online”. Il partito è rimasto in “modalità aereo”, ovvero sconnesso dal resto del Paese, timoroso delle mosse di Confindustria e cromosomicamente insofferente verso bottegai e ristoratori. Seduto senza saperlo sul vulcano della polveriera sociale, lontano da chi – parole dell’ex presidente Orfini – non sopporta più “il racconto trionfalistico” che “stride con un Paese in cui cresce la sofferenza sociale e la gente rischia di morire di fame”.

Tornano in scena il poliziotto cattivo e il poliziotto buono, i logori copioni della vecchia politica, ma stringi stringi la molla di tutto è la lesa maestà del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che a differenza loro ha i piedi ben piantati per terra. Ha capito che così non va e si è deciso a convocare d’urgenza gli Stati generali dell’economia. Vuole ascoltare chi fabbrica il prodotto interno lordo italiano, ma soprattutto vuole prendere per le corna insieme a loro il problema dei problemi che è il mostro burocrazia che non fa sganciare un euro per risarcire chi è stato messo a terra dal Covid e blocca ogni tipo di investimenti anche quelli (52 miliardi, il 50% al Sud) che sono cantierabili da domani. Non può esistere un Progetto Paese di lungo termine e la cassa europea italiana finisce a spagnoli e portoghesi se non ribaltiamo subito questa deprecabilissima situazione. Che è antica, ma intollerabile in tempi di Coronavirus.

Insomma: abbiamo mille problemi, ma uno viene prima di tutti. Si chiama: come. Come dare la liquidità, come aprire i cantieri, come liberare l’Italia dalla sua gabbia. Bazzecole, nulla di nulla, qui la tribù democratica tranne poche eccezioni non ci sente. Ha altro da pensare. Ha altro di cui discutere. Ha nuovi scenari di governo da disegnare. Diciamo che ha molto di cui vergognarsi. Volete capire meglio di che cosa stiamo parlando? Prendete il ministro del Tesoro, quello si presume del racconto trionfalistico secondo Orfini. Se non è così, di sicuro quello che ha sempre qualche lettera in tasca da esibire di chi lo ringrazia. Di sicuro non si è mai scusato a differenza di Conte. Si è presentato in Commissione banche alla Camera e ha consegnato una tabellina dove “c’è scritto” che garanzia Italia della Sace è garanzia Nord perché lì c’è il 77% delle pratiche contro un minuscolo 6% del Sud e l’addetto stampa della Sace ha chiesto ieri al nostro giornale da dove vengono questi numeri. Vi rendete conto in che mani siamo? Vi rendete conto che il ministro del Tesoro del Pd in “modalità aereo” a questi damerini e ai loro assistenti li ha pure lodati davanti ai commissari della Bicamerale?

Che cosa dire di Pasquale Tridico, il presidente dell’Inps che ha vinto l’oscar mondiale dei ritardatari e continua a spostare il giorno che tutti avranno la cassa integrazione? Anche lui non si scusa mai e si autoincensa spesso, ma arriva perfino a accusare di essere pigri se non peggio quegli stessi imprenditori a cui il governo – di cui lui è la massima espressione burocratica previdenziale – ha chiuso le attività senza dare nulla e che in molti casi sono gli stessi che con soldi propri stanno anticipando l’assegno di cig ai loro dipendenti. In questa Italia capovolta, dove ancora vincono la codardia diffusa e la puzza sotto il naso di chi ha tutte le narici bruciate dall’oppio dei poteri forti scaduti, lo scandalo sono gli Stati generali dell’Economia del Presidente Conte che vuole fare i compiti in casa prima che qualcuno ce lo imponga da commissario fallimentare e prima che la polveriera sociale incendi il tessuto civile del Paese. Il Pd e l’opposizione responsabile dovrebbero dare una mano, non disseminare mine sulla strada. Conte ha un mestiere e un lavoro. Questa è la sua forza. I politici di mestiere fanno finta di non capirlo o fanno fatica a capirlo. A noi queste orecchie da mercanti della politica disturbano molto. Diciamo, con eleganza, che hanno stufato.


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