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Il premier Giuseppe Conte

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Il problema non è che abbiamo messo nero su bianco il 10,4% di deficit/pil con un debito che viaggia inevitabilmente verso vette inesplorate. Il problema è che quel 10,4% – sia che valga ipoteticamente 50/60 miliardi di cassa o meglio 80/100 – nelle tasche degli italiani non ci arriverà mai se non in misura infinitesimale. Perché questo Stato italiano, i suoi enti pubblici, per non parlare delle Regioni, sono tutti incapaci di spendere. Perché l’Inps è un colabrodo che fa acqua da tutte le parti e le banche sono una mostruosità in sé ma hanno anche l’alibi di non avere ricevuto le garanzie penali giuste. Perché chi guida il Tesoro della Repubblica, Roberto Gualtieri, è vero che è lì solo da quattro mesi e non può essere responsabile di tale sfracello, ma non ha la forza e il carattere per mettere in riga tutti questi “governatori dei conti pubblici” che lo accerchiano e sanno tirare solo il freno a mano. Non hanno ancora capito loro e lui che non possono ripercorrere le strade amministrative e fiscali (sbagliate) dei tempi di pace, ma che devono rifare tutto daccapo perché siamo in tempi di guerra e perché o si coglie questa occasione per digitalizzare e sveltire tutto o siamo spacciati per sempre. O capiscono che devono fare l’esatto contrario di quello che hanno fatto finora e riescono a inondare il mercato di liquidità vera per pagare stipendi e finanziare investimenti o cumuleremo al danno irrimediabile del fallimento dello Stato Sovrano la beffa della rivolta sociale in casa e del discredito internazionale fuori. Un vero capolavoro.

LEGGI LA RISPOSTA AL DIRETTORE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIUSEPPE CONTE

Per la stima che nutriamo nei Suoi confronti e per tutte queste ragioni abbiamo deciso di rivolgerci direttamente a Lei, presidente Conte. Se non vuole sprecare i risultati raggiunti in Europa bisogna che prenda in mano direttamente la situazione, liquidi o ridimensioni la pletora di consulenti, e annunci che da domani si occuperà in prima persona della riforma del diritto amministrativo e della semplificazione e della riforma del diritto civile digitalizzando tutti i procedimenti per tagliarne brutalmente i tempi. Se dalla sera alla mattina tutte le università italiane sono diventate on line altrettanto deve accadere allo Stato italiano come soggetto pagatore oggi di contributi a fondo perduto e domani come semplificatore di tutte le procedure che imbrigliano l’investimento pubblico e privato. Per chi si oppone e difende i suoi orticelli clientelari e per chi copre tutto ciò con la responsabilità politica magari per codardia, ci può essere solo la strada del congedo con o senza stretta di mano.

Non si può più mediare o tergiversare perché i morti da Coronavirus sono stati tantissimi e speriamo che la curva dei contagi prosegua la sua discesa, ma i decessi economici da Coronavirus di questo passo rischiano di essere un’ecatombe e tutti insieme sono il certificato di morte dell’economia italiana per come noi e il mondo la conosciamo. L’uscita dal novero dei Paesi industrializzati è una probabilità reale da scongiurare a ogni costo e con qualunque mezzo.

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Se dici prima facciamo una manovra mai vista confondendo garanzie con soldi veri e poi dici che cacci 80/100 miliardi di soldi veri ma la macchina dello Stato non funziona, l’Inps continua a fare ridere o piangere a seconda dei punti di vista, le Regioni si fanno la guerra e vanno per conto loro, allora i soldi non arrivano e all’estero sono preoccupati. Sono preoccupati non per quello che spendi, ma per come lo spendi. Sono preoccupati che si buttano i soldi – erogati tardi e male – e che la crescita anche molto post-datata di fatto non arriva. Hanno paura non dei soldi a pioggia, ma del pil italiano del 2020 che sprofonda. Diciamo le cose come stanno. Tedeschi e olandesi stanno chiudendo non uno ma tutti gli occhi. I Bagnai e i Borghi per fortuna non li calcola più nessuno, sono finiti tra i personaggi dell’avanspettacolo dove è giusto che restino. Il mondo si chiede correttamente che Italia ci sarà alla ripresa, che Pil avrà, che cosa produrrà, che cosa venderà, che cosa esporterà. Gli investitori globali si interrogano sulla forza politica delle componenti populiste di governo e di opposizione che senza nemmeno capirlo bene vogliono trasformare la Banca Centrale Europea, senza la quale già oggi non esisteremmo più, da prestatore di ultima istanza a prestatore di prima istanza per sempre.

Nessuno si permette di dire all’Italia non spendete o non fate debito per spendere, ma solo in casa nostra c’è chi dice con semplicismo inquietante “basta spendere i soldi perché tanto paga la Bce” e professa quindi il disordine finanziario che spaventa l’Europa intera. Non si permettono di pensarlo, e tanto meno di dirlo, spagnoli e portoghesi che infatti non sono sotto i riflettori come noi. Neppure i greci lo dicono più e vanno avanti sulla strada concordata. Presidente, è arrivato il momento di cambiare passo in casa e di dare quel segnale all’Europa che oggi nessuno chiede pubblicamente perché le renitenze iniziali e la gravità della tragedia globale non permettono loro di alzare il ditino, ma il tema ahinoi cova sotto la cenere. Ora non succede nulla, ma se la macchina dello Stato non cambia e non dimostra di spendere tanto e bene, allora qualcosa di molto serio accadrà. Le pongo una domanda: se emerge il tema della solvibilità dell’Italia prima dell’estate con i dati del pil sicuramente in caduta libera senza che nessuna delle due riforme menzionate è stata avviata, si sente di dire che la fiducia sull’Italia terrà? Io ne dubito fortemente e, per questo, La esorto fortemente a cogliere questa occasione “senza precedenti” per cambiare tutto o quasi. Non può più consentire a nessuno di tirare il freno a mano. Sono tanti i frenatori, troppi. Non sanno quel che fanno, ma operano nell’ombra e non ne rispondono. Lei invece sì. Si faccia sentire e operi. RI-FATE PRESTO.


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Fabio Grandinetti

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