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Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano

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Questa riforma entra nel solco tracciato da una azione di governo che in pochissimo tempo ha permesso di fare passi da gigante nella valorizzazione culturale del nostro Paese. Nella sua capacità di attrazione internazionale e nel sostegno della nostra economia migliorando la fruibilità e la qualità dell’offerta culturale e allargando le fasce di esenzione e gratuità. Secondo principi sani che coniugano insieme liberalismo e equità. Sottrarre i direttori dei principali musei italiani ai tempi e alle complicazioni delle direzioni regionali, oberate di poteri e adempimenti, significa agire con pragmatismo per rimuovere concretamente i vincoli italiani alla crescita.

CI SONO cose molto importanti per questo Paese che passano sotto silenzio coperte dal rumore assordante del dibattito pubblico del nulla italiano che esclude i fatti e si nutre di schieramenti contrapposti. Il caso più vistoso di questa distanza siderale tra realtà e finzione si è avuto con il Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) che si è trasformato in una specie di tiro al bersaglio sul ministro Fitto impegnato in silenzio a fare quello che si sarebbe dovuto fare fin dal primo momento. Restituire al primo intervento di debito comune europeo priorità strategiche chiare e realizzabili, come ad esempio il grande investimento energetico, evitando di disperdersi in mille progetti e progettini spesso inammissibili, altre volte irrealizzabili per le scadenze concordate in sede europea. Ovviamente dovrà invece essere chiaro e verificabile che tutti i progetti buoni e cantierati, a partire ad esempio da quelli strategici del Comune di Napoli, non avranno alcun problema finanziario nel passaggio da un programma all’altro. Questo è molto importante per smontare il muro di no interni quasi sempre immotivati che non può non nuocere alla realizzazione del più ambizioso progetto italiano di sviluppo.

Tra le cose molto importanti coperte dal rumore assordante del nulla italiano c’è la riforma dell’autonomia speciale dei musei che passano da 44 a 60 realizzata dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Anche questa riforma entra nel solco di quel pragmatismo che segna tutta la sua azione di governo che in pochissimo tempo ha permesso di fare passi da gigante alla valorizzazione culturale del nostro Paese, alla sua capacità di attrazione internazionale, e al sostegno della nostra economia migliorando la fruibilità e la qualità dell’offerta culturale e allargando le fasce di esenzione e gratuità secondo principi sani che coniugano insieme liberalismo e equità.

Sottrarre i direttori dei principali musei italiani ai tempi e alle complicazioni delle direzioni regionali, oberate all’inverosimile di poteri e adempimenti, significa agire con pragmatismo per rimuovere concretamente i vincoli italiani alla crescita. Il meccanismo generale inceppato è in molti casi un inceppamento burocratico di sistema per cui ogni volta che, operando in silenzio e conseguendo il risultato, si creano spazi di autonomia incentivando il dinamismo e le potenzialità di sviluppo si sta lavorando per fare cultura e economia insieme accrescendo l’occupazione di qualità. Chi scrive mise al primo punto del manifesto della cultura, che lanciammo tempo fa quando dirigevo Il Sole 24 Ore, la creazione dell’Art Bonus, donazioni fiscalmente detraibili, per aprire al mecenatismo privato le porte del più grande patrimonio artistico-storico-culturale pubblico qual è quello italiano. Eravamo il Paese con i tesori più invidiati nel mondo, ma anche quelli che avevamo più difficoltà a manutenerli, a causa della situazione di finanza pubblica già critica e ulteriormente appesantita dalle grandi crisi internazionali. Fu il ministro Franceschini dopo due anni ad aprire la strada a quella proposta, ancora timidamente a nostro avviso, ma ebbe il merito di farlo.

Questa riforma sull’autonomia speciale dei musei come tutti gli interventi fatti, a partire dal Pantheon a Roma e dal collegamento diretto Roma-Pompei, che consentono di perseguire insieme valorizzazione e sostegno a chi ha meno, rappresentano in modo cumulato una imponente accelerazione di questa politica del pragmatismo che porta alla razionalizzazione di sistema della tutela del patrimonio per valorizzarlo realmente invece di marcire nella doppia strettoia delle paranoie di qualche funzionario di tre quarti delle sovrintendenze afflitte dal fanatismo di tutelare anche l’ultimo pietrino o dalle lungaggini burocratiche regionali che conducono allo stesso identico risultato di impedire di fare cose ragionevoli. Salvo poi magari sorprendere tutti consentendo di fare a pochi privilegiati qualsiasi cosa fuori da ogni “religione” della regola. L’autonomia speciale dei musei rientra in quel punto di mezzo che denota la consapevolezza dimenticata della cultura come nostro petrolio, ma anche bandendo ogni ideologismo di sorta che è di principio sbagliato in partenza. Si tratta di avere solo molto buon senso togliendo il patrimonio culturale del Paese dalla trappola di un sistema dove vogliono mettere becco tutti perché tutti possono farlo e nessuno vuole rinunciare a questa sua forma di potere.

Un lavoro analogo a quello fatto sui musei andrebbe perseguito per tutto ciò che appartiene alla parte umanistica della cultura che è stata lasciata andare nel passato magari rivedendo il sistema di finanziamento delle riedizioni nelle lingue straniere veramente importanti dei nostri migliori lavori economici, sociologici e storici per fare circolare nel mondo la cultura italiana che ha obiettivamente un problema linguistico per farsi conoscere per quello che è davvero.

Quando le cose si fanno, i risultati si vedono. Sarà un caso, ma il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, non ha nascosto il suo apprezzamento per l’autonomia concessa ai musei della zona di San Martino e Castel Sant’Elmo che hanno un grande afflusso di turisti e ha voluto aggiungere che “ci sono i Gerolamini su cui è stato fatto un grande investimento anche da parte del Comune che potrà finalmente diventare un polo museale autonomo riaperto completamente”. Non è un caso che il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha dichiarato che il nuovo quadro di autonomia museale consentirà alla città di giocare un ruolo di primo piano nella promozione del patrimonio museale del nostro Paese. Sono due sindaci espressione di uno schieramento opposto a quello del ministro Sangiuliano, ma che dimostrano ogni giorno con il loro lavoro di sapere che cosa significa amministrare grandi città, ma anche che cosa appartiene all’interesse nazionale che nelle grandi democrazie deve unire, non dividere.


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