Romano Prodi
4 minuti per la letturaIl mondo è sospeso sull’interrogativo di un conflitto globale unico in un gioco di specchi con un sistema in bilico. Dalle guerre, però, si esce con la tecnologia e, ancora prima, con la conoscenza. Lo hanno capito l’Ucraina e gli Stati Uniti. La Cina che vive una fase controversa. L’India che fa la sua competizione per la tecnologia. Siamo alla sfida di un nuovo Rinascimento per le nostre città e università. Per Napoli vale il rapporto con l’Africa e il Medio Oriente cogliendo la visione di Romano Prodi di quella università del Mediterraneo che è la stessa che ebbe con l’allargamento dell’Europa e l’entrata dell’Italia nell’euro. Visioni che fanno la storia, anticipando e realizzando il cambiamento.
Il contesto geopolitico è segnato da due guerre, Ucraina e Medio Oriente, dallo scontro Israele- Iran, da Houti e pasdaran che mirano alle navi occidentali del mar Rosso come facevano una volta i terroristi con le sedi diplomatiche e gli ambasciatori. Questo contesto geopolitico in ebollizione tiene il mondo in sospeso sull’interrogativo di un conflitto globale unico. Che è entrato in una specie di gioco di specchi dove si vede un sistema in bilico che non si sa dove cada. In questo contesto che è entrato in tutte le famiglie, ricevendo l’Archiginnasio d’oro, Romano Prodi ha fatto l’altro giorno un discorso giusto su Bologna e sull’importanza delle città.
Un discorso giusto perché ha pensato a chi gli aveva dato questo ambitissimo riconoscimento e ha risposto con un grande discorso sulla città e sull’importanza delle città, su Bologna e il suo futuro. Ha sorpreso tutti perché l’uditorio si aspettava un discorso importante sui grandi equilibri mondiali geopolitici ed economici. Invece ha fatto un discorso importante che vale per Bologna come oggi in parallelo vale per Napoli, come per tutte le grandi città di questo Paese. Perché l’Europa intera è stata un’Europa di città e l’Italia è stata ed è un Paese policentrico come lo è la Germania e come non lo sono la Gran Bretagna e la Francia che hanno solo Londra e Parigi. L’Italia, come in parallelo la Germania, è un insieme di tante città, non di quelle regioni inventate che si sono mescolate a un centrismo che ha avuto le sue difficoltà, oltre le sue debolezze.
La prima delle quali è non avere avuto per troppo tempo la sua capitale essendosi considerata Roma prima di tutto come la capitale del Vaticano e, quindi, della cristianità. Si sono creati dei baracconi regionali e si è concentrato tutto il resto su Milano e Roma, dimenticandosi delle molte altre capitali italiane e della loro capacità di essere centri di aggregazione. Bologna, ad esempio, è importante perché deve sapere essere una città inclusiva e scommettere sul futuro che è il tecnopolo, il grosso centro di calcolo europeo e una nuova grande università in casa per gli studenti e per i professori che, come nei secoli d’oro, devono essere studenti e professori di tutto il mondo. Come Bologna, Napoli ha le sue grandi università, a partire da quella Federico II che appartiene alla storia delle idee e delle religioni di un Mediterraneo ritornato centrale nel nuovo mondo.
La scommessa del futuro, che unifica Bologna e Napoli, è quella di un’Italia che torna a scommettere sulla conoscenza e che è, per sua natura, policentrica. Perché mette insieme il rinascimento di Napoli che è sotto gli occhi di tutti con quello di Bologna, per altri aspetti di Milano, e che rappresenta il nuovo rinascimento delle città come formidabile arma per fare la pace.
Perché si esce dalla guerra con la tecnologia e, ancora prima, con la conoscenza. Lo ha capito l’Ucraina e, ancora prima, gli Stati Uniti. Lo ha capito la stessa Cina che oggi vive una fase controversa. Lo ha capito l’India che sta facendo questa competizione per la tecnologia. Siamo come nel Medio Evo davanti alla sfida di un nuovo Rinascimento. Quante università inglesi sono state gemmate in parte da Bologna e in parte da Padova. Questo vale oggi e, ancora di più, può valere per il futuro per Napoli nel suo rapporto con l’Africa e il Medio Oriente cogliendo la visione di quella università del Mediterraneo che è la stessa che Romano Prodi ebbe con l’allargamento dell’Europa e con l’entrata da subito dell’Italia nell’euro. Sono queste visioni che fanno la storia, anticipando e realizzando il cambiamento. L’università del Mediterraneo, che è la proposta del Professore e uno dei cavalli di battaglia di Feuromed, appartiene al bagaglio delle grandi idee del Professore e devono diventare un capitolo cospicuo del bilancio europeo. Se l’Europa vuole scommettere non a parole sul Mediterraneo come asse strategico del mondo capovolto deve fare questo.
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