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Bisogna farlo prima che sia troppo tardi. Si è già andati oltre ogni limite. La Russia appicca fuochi ovunque, dall’Europa all’Africa, dall’Asia al Mediterraneo allargato. L’estremismo islamico ha i suoi finanziatori e ribatte incendio su incendio. Il mondo senza governance diventa un focolaio minaccioso di battaglie regionali che tutte insieme fanno la guerra globale. Stati Uniti e Europa, ora non domani, devono fare la loro parte usando tutte le armi fermando la follia russa e Netanyahu. La Cina la smetta di fare la furba perché vive di mercato mondiale e metta in riga Putin. È arrivato il momento di farlo.
La pista più accreditata, ma nessuno può avere certezze sull’attentato a Mosca, è quella di nuove o vecchie componenti storiche dell’islamismo russo, aiutate da qualcuno che li finanzia, si chiami Qatar o chissà chi. C’è qualche scampolo di rivendicazione di Isis-Khorasan che nessuno mai potrà non condannare senza se e senza ma perché questi orrori, che colpiscono tra morti e feriti centinaia di persone inermi, appartengono al buio della civiltà contemporanea e sono la nuvola nera che oscura per sempre il cielo del mondo.
L’orrore di Mosca di venerdì sera è collegato nella farneticante rivendicazione alla vendetta del sangue musulmano che Putin ha fatto versare con le sue milizie in Afghanistan come in Cecenia e Siria, soprattutto qui dove ha appoggiato il governo di Bashar al-Assad contro i ribelli dell’opposizione e i vari gruppi jihadisti, compreso l’Isis. C’è, però, anche qualcosa di più, da non sottovalutare, che riguarda ciò che sta accadendo in Africa, soprattutto nel Sahel, dove ha operato il gruppo dei mercenari Wagner. Nell’Africa subsahariana sono stati diversi i colpi di stato appoggiati più o meno direttamente dai paramilitari russi, come in Niger, Mali e Burkina Faso. E in questi paesi la Wagner ha spesso combattuto contro le forze jihadiste dello Stato Islamico.
Ne viene fuori qualcosa che impone una riflessione profonda perché si rischia di accreditare una centrale islamica che fa finta di partecipare a un sistema globale e reagisce colpo su colpo dove è colpita e impone, quindi, alla Cina di farsi se non altro due conti di fronte a una guerra mondiale, non dichiarata come tale ma reale, che ha assunto aspetti bestiali. Gli stessi che armano Hamas e colpiscono al cuore Israele, determinando la spropositata controreazione israeliana. Gli stessi che alimentano nel continente povero, l’Africa, che è però anche la speranza del mondo, quella stessa dimensione di bestialità per cui le armi dei russi e i soldi dei cinesi si misurano in uno scontro permanente con il secondo colonialismo francese e anglosassone, ma tutti insieme entrano comunque in conflitto con le forze jihadiste dello Stato Islamico.
Gli stessi aspetti bestiali che segnano la violenza senza fine della guerra di invasione della Russia in Ucraina da cui è partito tutto e che spinge Putin a alimentare l’inesistente zampino di Kiev anche nella strage alla sala concerti a Mosca. Gli stessi aspetti bestiali che non fanno mancare neppure chi ipotizza che abbia orchestrato tutto Putin perché in un mondo senza più bussole si può sostenere tutto e si può anche avere ragione e poco importa che il precipizio civile, economico, religioso è comune, diciamo che non salva più nessuno. Di fronte a tutto ciò la Cina si deve almeno interrogare sul fatto se per la sua economia il commercio globale è ancora un valore da presidiare per il suo futuro o se può essere sacrificato sull’altare di un conflitto militare e religioso a 360 gradi dal quale più che un nuovo ordine mondiale possono solo scaturire le macerie del vecchio e del nuovo ordine mondiale.
Attenti ad appiccare fuochi ovunque, questa è la vera morale dei fatti terribili di cui ci stiamo occupando, perché prima o poi si incendia tutto. Questo è il messaggio politico più rilevante che tocca la Russia di Putin che si muove ormai in tutti i continenti con una strategia militare di occupazione di territori e popolazioni dentro uno scontro religioso e di civiltà che fa ormai da spartiacque tra il mondo di prima e quello di dopo. Questo è allo stesso tempo il messaggio politico più rilevante che riguarda un’Europa che continua a non esistere sul piano della difesa comune toccando il culmine della irresponsabilità e compiendo l’atto più violento di tradimento delle sue ragioni fondanti a difesa della democrazia.
Questo è, infine, allo stesso tempo il messaggio politico più rilevante che riguarda la pericolosità delle pulsioni isolazioniste americane che lo spettro di Trump fa aleggiare sul mondo come una nube minacciosa, ma che ora investe la debolezza strutturale di un’America che è una delle due grandi squadre della democrazia del Nord del mondo sempre più assediata dai Sud autocratici a loro volta sempre più numerosi e pesanti in termini demografici e economici. Un’America che, tuttavia, con tutti i suoi limiti, ha avvisato fin dal sette marzo la Russia di un rischio di attentato che dimostra, se non altro, di potere contare ancora su un buon servizio di intelligence e di non avere mai rinunciato a un ruolo fondamentale di cooperazione globale.
Mi viene in mente una frase di Dossetti: perché vi preoccupate dei comunisti, preoccupatevi degli islamici, quelli sono eterni. Mi viene in mente la ipersemplificazione che qualcuno farà scattare per cui gli ortodossi si impiccano tra di loro come nella prima e nella seconda guerra mondiale era nella stessa semplificazione un conflitto tra cristiani. Volete che non ci sia la solita polemica tra russi e americani se sono stati avvisati o no? Volete che in questo grande gioco della confusione la Russia di Putin non torni a parlare del nazismo ucraino o menti raffinate non attribuiscano allo zar russo la volontà di avere creato tutto ciò perché lui, come Netanyahu che rialzerà la bandiera contro l’estremismo islamico, da questo gioco della confusione ha solo da guadagnarci?
A noi non resta che ripetere che bisogna spegnere il fuoco prima che sia troppo tardi. Si è già andati di molto oltre ogni limite. La Russia appicca fuochi ovunque, l’estremismo islamico ha i suoi finanziatori e ribatte incendio su incendio, il mondo senza governance diventa un focolaio minaccioso di guerre regionali che tutte insieme fanno la guerra globale. Stati Uniti e Europa, ora non domani, devono fare la loro parte dissuadendo con tutte le armi comprese quelle militari e la Cina deve smetterla di fare la furba perché ci perde come gli altri. Perché vive di mercato mondiale e la scorciatoia del suo immenso mercato interno non è sufficiente. Solo la Cina può mettere in riga Putin, è arrivato il momento di farlo.
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