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Sergio Matterella al Meeting di Rimini

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Sono i valori conquistati dall’Italia sui principi fondanti della coesione, della solidarietà e dell’educazione all’umanità a doverci guidare nella transizione ambientale e sociale, facendo i conti con le diseguaglianze e l’immigrazione. Perché la persona supera l’individuo, diventa comunità e difende il benessere della pace con la speranza europea della civiltà che gestisce e integra i progetti plurali di vita e ferma l’aggressione del forte contro il debole. Un’organizzazione dei poteri più coraggiosa completa la forza della nostra Costituzione.

La Costituzione è intoccabile nei suoi fondamenti, ma adeguabile nelle sue espressioni organizzative. Questo è il messaggio fortissimo del discorso molto applaudito di Sergio Mattarella al meeting di Rimini. Questo significa che la riforma possibile non è il superamento della Costituzione del ’48, ma un suo completamento come Dossetti stesso, non a caso richiamato, aveva evocato tempo fa sottolineando che bisognava aprirsi a una nuova organizzazione dei poteri dello Stato che prescindesse dalle paure del momento storico in cui è nata.

La paura che vincessero i comunisti. La paura che vincesse il clero. Tutte queste paure, a partire dal ricordo terribile del male assoluto del fascismo, e altre paure ancora portarono al fatto che la capacità decisionale del timoniere pubblico fosse preventivamente limitata. Questo Dossetti lo aveva capito prima di ogni altro, fin dall’inizio, poi lo avevano capito Moro, La Pira, Fanfani, Mortati. Parliamo dei migliori e tutti loro avvertivano già ai loro tempi l’esigenza di un’organizzazione dei poteri molto più coraggiosa.

La costituzione americana è passata da essere la costituzione dello Stato dei pionieri a quella dello Stato di una potenza mondiale, ma i suoi principi fondanti sono ancora oggi riconosciuti da tutti. A maggior ragione questo deve essere vero oggi per l’Italia perché i principi fondanti della nostra Costituzione sono quelli e non possono essere altri prima di tutto perché sono stati una conquista. Sono i principi della coesione, della solidarietà e dell’educazione all’umanità. Che è il concetto di persona che supera il concetto di individuo e diventa un pezzo della famiglia, della comunità di lavoro, della comunità relazionale, della comunità di ideali, della comunità che è fatta di tante partecipazioni che portano la persona a superare l’individuo e a esaltarlo come pezzo vitale di tante comunità che confluiscono in una comunità più grande.

Questa è una risposta complessiva, che è la migliore possibile delle democrazie, a questa fase di grandi transizioni dove ci sono dentro le diseguaglianze territoriali, generazionali e di genere, dove transizione ambientale e sociale vanno insieme, dove il grandissimo tema dell’immigrazione ci parla di bambini, donne e uomini in carne e ossa, dove devono sempre vincere i valori della pluralità e dell’integrazione, ma il fenomeno va gestito con realismo puntando a flussi ampli e regolamentati che non abbandonino le persone nelle strade ma li aiutino nella realizzazione del loro progetto di vita dentro una comunità economica e sociale che ha fame di lavoro qualificato, di organizzazione e di solidarietà.

Non ha detto Mattarella: prendiamoli dentro tutti e lasciamoli marcire nelle strade, ma facciamo sì che questi flussi regolamentati e ampli siano la premessa di una reale possibilità di impiego. Questo Mattarella lo dice ai giovani di Comunione e Liberazione, parla loro del diritto alla felicità da costruire abbattendo i muri della solitudine, li esorta a prendersi quel che è loro sentendosi europei adulti e difendendo il benessere della pace con la speranza europea della civiltà contro la guerra che è la deriva dell’aggressione del più forte contro il più debole che è arrivata purtroppo nel cuore del nostro Vecchio Continente.

Tutti questi messaggi densi di storia e di futuro Mattarella li lancia davanti a una platea di Comunione e Liberazione che ha messo da parte il suo ruolo politico degli anni di Wojtyla ed è tornata alla funzione di grande educazione dei giovani mentre parallelamente Papa Francesco accompagna la riforma dell’Opus Dei che è una specie di super comunione e liberazione politica del vecchio modello ritornando tutti al principio dell’educazione che significa educazione all’umanità.

Nel complesso abbiamo ascoltato ieri da Mattarella una messa a punto di quello che serve in una fase delicatissima di transizione economica, sociale, ambientale, addirittura di nuovi equilibri mondiali e sconvolgimenti bellici del quadro geopolitico, perché i valori conquistati con la Costituzione italiana e la civiltà europea restituiscano ai giovani la speranza e il diritto alla felicità diventando loro stessi motori della nuova Italia e della nuova Europa che si fondano sui valori storici e su regole nuove che bandiscono l’odio e demoliscono i muri della solitudine. Questo spirito di amicizia della persona che diventa comunità è quello che ha costruito le stagioni migliori della storia moderna ed è quello che ci deve guidare anche oggi.


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