Elly Schlein e Maurizio Landini alla manifestazione di Firenze
6 minuti per la letturaLa manifestazione in difesa della scuola e della Costituzione contro il fascismo esprime un sentimento di sana partecipazione popolare alla difesa delle ragioni fondanti della democrazia, ma è rovinata dalla sua politicizzazione che alimenta fantasmi estranei alla cultura civile dell’Italia di oggi confondendo fenomeni di violenza politica da condannare in modo fermissimo punendo i responsabili con l’orrore assoluto del fascismo. Si dà sostanza a un passato che si affermò proprio quando contrappose la sua ignobile religione a quella non nobile del bolscevismo in un momento in cui il problema del fascismo non lo avverte la coscienza del Paese e può fabbricarlo solo la nuova guerra di religione. Il fanatismo diluisce in un polverone più grande le gravi responsabilità del ministro Valditara e annulla la coesione necessaria per contrastare fenomeni di violenza che non vanno sottovalutati.
La politica non è e non può diventare una guerra di religione. La manifestazione di Firenze in difesa della scuola e della Costituzione contro il fascismo esprime un sentimento di sana partecipazione popolare alla difesa delle ragioni fondanti della democrazia, ma è rovinata dalla sua politicizzazione che alimenta fantasmi estranei alla cultura civile dell’Italia di oggi confondendo fenomeni di violenza politica da condannare in modo fermissimo punendo i responsabili e bloccandoli sul nascere con l’orrore assoluto del fascismo.
Sono almeno due i motivi della pericolosità di questo miscuglio improprio tra manifestazioni di piazza e uso politico di esse. La prima è che si rischia di dare sostanza a un fantasma del passato che si è storicamente affermato proprio quando contrapponeva la sua ignobile religione a quella certamente non nobile del bolscevismo in un momento in cui il problema del fascismo in Italia non lo avverte la coscienza del Paese in tutte le sue radici e in quegli alberi giovani e meno giovani che da esse sono cresciuti per cui il problema molto pericolosamente può “fabbricarlo” solo la stessa guerra di religione.
La seconda ragione negativa, non meno rilevante, di queste espressioni politiche di fanatismo di piazza è che si rischia di dare forza a tutti quelli che vogliono trasformare in tante nuove guerre di religione le questioni sacrosante di lotta alle diseguaglianze, salario minimo e sostegno a chi non ha, lavoro non assistenziale duraturo di eccellente e buona qualità, difesa dell’ambiente e transizione ecologica.
Questo è il modo migliore per non risolvere mai nulla. Perché se trasformiamo tutto in fanatismo si riduce un tema serissimo a una battaglia ideologica. Perché la condanna durissima del comportamento sbagliato del ministro Valditara nei confronti della lettera della preside agli studenti dopo il pestaggio operato da giovani estremisti di destra a Firenze si diluisce in un polverone più grande, perde i suoi precisi connotati e quasi sparisce. Perché dividendo la società in fanatismi non crei l’unione necessaria per la ricerca di soluzioni davanti a fenomeni di violenza che non devono invece essere sottovalutati. Siamo davanti ai riflessi condizionati di una parte della politica italiana di oggi per dimostrare che esiste il problema del fascismo in questa stagione di governo della Destra in Italia.
Esiste in realtà nel nostro Paese un problema di violenza politica che ha una preesistenza dal ’68 in avanti e che va affrontato con determinazione e coesione. Come si è fatto in momenti in cui questo fenomeno aveva assunto dimensioni ben più rilevanti. Oggi invece con la guerra politica di religione si cerca di esaltare il fenomeno in atto portandolo a una dimensione storica assimilabile all’orrore del fascismo che è l’apice del buco nero della vergogna storica della Destra a cui nell’immaginario collettivo corrisponde il grande momento a sinistra dell’antifascismo che è stato a sua volta il loro grande momento della storia.
Oggi non ci sono più né l’uno né l’altro e ci si misura con fenomeni gravi di violenza politica giovanile che vanno affrontati in un contesto diverso. La preside è anche una professoressa di storia e ha voluto trasferire ai suoi studenti questo sacrosanto sentimento di reazione davanti a fenomeni gravi. Può sembrare a leggere la lettera che il fascismo è nato solo da una violenza politica che è stata reale e che ha fatto bene la preside a sottolineare come ammonimento per il futuro, ma è ovvio che da professoressa di storia non può non sapere che all’origine dell’orrore assoluto del fascismo c’erano una guerra che aveva sconvolto tutto, una rivoluzione bolscevica che si poneva come spartiacque e una crisi evidente della classe dirigente italiana liberale.
Oggi non c’è ancora, per fortuna, una guerra mondiale e la rivoluzione bolscevica nessuno sa che cosa è. Il sistema italiano ha molti difetti, ma ha i suoi anticorpi democratici. Bisogna, quindi, che la politica soprattutto stia attenta a non dare alibi con i suoi comportamenti. La frontiera del nuovo Pd è quella di operare per un riaggiustamento reale delle disparità e costruire una grande alleanza sociale su una prospettiva collettiva di lavoro non assistenziale distinguendosi dalla proposta sudamericana grillina. Non è certo quella di prendere parte a una rappresentazione teatrale su un’idea che non è un problema reale. Perché se il fascismo storico fosse stato al livello di quello di molto grave che è accaduto a Firenze noi il fascismo non lo avremmo mai avuto. Perché è stato invece un fenomeno terribile molto più complicato, non una violenza occasionale di tifoserie politiche.
Perché dietro il fascismo c’è stato il protrarsi di alcuni miti come quello della guerra della rivoluzione bolscevica alle porte o del mondo che cambiava completamente per cui o si diventava tutti sovietici o bisognava ricostituire i vecchi valori che si rivelarono alla prova dei fatti l’orrore assoluto e il tradimento della storia. Anche oggi certo c’è un problema di cambiamento epocale, ma questo problema non è gestibile da queste piccole frange nazionali della politica perché il problema è talmente complicato in un mondo che è diventato policentrico da avere bisogno di leadership forti a livello globale. Perciò è davvero delicato questo tipo di protagonismo politico in casa nostra perché aiuta a dare forza a una rappresentazione teatrale, a farla crescere di tono e magari anche a essere percepita come una realtà anche quando non lo è affatto.
Anche nella contrapposizione al fascismo storico ci furono manifestazioni che non fecero altro che rafforzare il fascismo. Perché più se ne organizzavano più la propaganda ripeteva di fermare i bolscevichi che c’erano e facevano la manifestazione. Mentre il problema vero era la crisi istituzionale del Paese che a causa di essa non fu in grado di stroncare sul nascere questo clima affrontando, come avrebbe dovuto, i problemi veri della riconversione post bellica e della crisi sociale che esisteva. Su Elly Schlein ogni giudizio deve rimanere sospeso per il rispetto che si deve a una sfida così impegnativa appena iniziata. Proprio perché le hanno cucito addosso l’abito di essere una radicale tutta chiacchiera, la neo segretaria del Pd deve fare cose che danno il senso di una presenza diversa e se non vuole lasciare tutto il palcoscenico a Conte e Landini non deve precipitarsi a condividere lo strapuntino che i due concedono a lei sul loro palcoscenico.
Bisogna evitare che questo sia il bacio della morte e, soprattutto, bisogna evitare che ciò accada perché si debba sempre arrendersi alla spettacolarizzazione della cultura abietta del talk show. Che ha sempre bisogno di raccontare un mondo in cui si combattono i buoni e i cattivi. Un mondo destinato a perdere perché vende l’inganno e toglie il futuro ai nostri giovani
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