X
<
>

Mario Draghi al congresso della Cisl

Share
4 minuti per la lettura

Il “noi” di dobbiamo continuare ad esserci per cambiare non è il “noi” di Draghi, ma il “noi” dei riformisti che credono nella rinascita di questo Paese. È il “noi” di uno spirito collettivo nuovo in cui gli italiani devono esserci. Accontentarsi di fare qualcosa qui e là perché in Italia più di tanto non si può cambiare non è riformismo. Questo “noi” invece è un “noi” riferito a tutti i riformisti veri italiani che hanno capito che l’azienda Italia non può più andare avanti per piccoli compromessi come abbiamo fatto negli ultimi trent’anni. Questo è il vero patto sociale con la parte illuminata di tutti i sindacati e dei ceti produttivi, un patto che va fatto con la società che deve costringere i partiti ad adeguarsi. Le grandi riforme hanno sempre alla base dei grandi patti sociali più o meno espliciti, ma inevitabili. Il problema dei partiti oggi non è “salvare” i tassisti e i balneari, ma capire come un po’ stanno facendo che questo nuovo patto sociale è la base costitutiva della loro rilegittimazione davanti agli occhi delle donne e degli uomini della comunità nazionale.

Dobbiamo continuare ad esserci per cambiare. Queste parole di Mario Draghi chiudono il suo intervento al diciannovesimo congresso della Cisl, riprendendone il titolo guida, e esprimono al meglio il discorso della vera solidarietà nazionale che significa fare le cose, misurarsi con i problemi, e trovare le soluzioni. Queste parole di Mario Draghi esprimono il senso compiuto della storia complicata di oggi e significano che non si può continuare in questo esercizio tipicamente italiano di lanciare sassi di parole di qua e di là, ma che bisogna portare a termine con i fatti il discorso che si è iniziato.

Altrimenti questa volta il Paese, stretto nella morsa della guerra in Ucraina e delle tre grandi crisi inflazionistica-energetica-alimentare, va davvero a gambe all’aria. Un discorso, quello di Draghi, molto applaudito che ricorda nello stile e nella terminologia Mattarella e trasmette questa volta anche in modo empatico la visione lucida di fare le cose senza fare il consociativismo. Un qualcosa di molto particolare dove stanno insieme l’accordo sulla politica dei redditi di Ciampi del ’93 e l’utopia dei deboli che è la paura dei forti di Tarantelli, la Cisl delle cose da fare da Pastore a Sbarra. L’essenza fondante di un governo di unità nazionale che non interrompe mai il dialogo con tutti i sindacati. Che fa il patto per l’innovazione della pubblica amministrazione e la riforma della scuola, che si confronta e decide per gestire vaccini e licenziamenti. Che vuole andare avanti facendo quelle riforme di sistema, dalla concorrenza al fisco fino all’esecutività del riassetto organizzativo della pubblica amministrazione e alle pensioni, che sono l’unico vero patto sociale di cui il Paese ha vitale bisogno.

C’è nel discorso di Draghi alla Cisl l’appello a costruire la vera solidarietà nazionale. Questo Paese deve convincersi che il futuro è nel cambiamento, non nel conservare quello che abbiamo. Il “noi” di dobbiamo continuare ad esserci per cambiare non è il “noi” di Draghi, ma il “noi” dei riformisti che credono nella rinascita di questo Paese. È il “noi” di uno spirito collettivo nuovo in cui gli italiani devono esserci e non devono dare per persa questa battaglia. Accontentarsi di fare qualcosa qui e là perché in Italia più di tanto non si può cambiare non è riformismo. Anche perché così finisce male, questo “noi” invece è un “noi” riferito a tutti i riformisti veri italiani che hanno capito che l’azienda Italia non può più andare avanti per piccoli compromessi come abbiamo fatto negli ultimi trent’anni. Non lo si può più fare perché siamo arrivati al capolinea.

Questo è il vero patto sociale con la parte illuminata di tutti i sindacati e dei ceti produttivi che, oserei dire, non è un patto tra i partiti politici, ma un patto che va fatto con la società che deve costringere i partiti ad adeguarsi.

Sta succedendo con la concorrenza, avverrà con il fisco e, probabilmente, entro la fine dell’anno sarà così anche per le pensioni. Perché il Paese, a dispetto di tutte le cassandre, non sta entrando in recessione, ma fa il record del fatturato industriale dal 2000 a oggi e, quindi, vuol dire che le forze sane di questo Paese scommettono sulla stagione della unità nazionale.

Le grandi riforme hanno sempre alla base dei grandi Patti sociali più o meno espliciti, ma inevitabili. Nel ’93 Ciampi era avvantaggiato perché i partiti storici erano spariti travolti dal ciclone di Mani pulite, oggi sono messi molto male i “nuovi partiti” ma proprio per questo alzano la voce, vogliono contare. La sfida dei nostri tempi e di questa stagione di governo di unità nazionale è fare capire ai partiti che non hanno futuro con la propaganda e che il nuovo patto sociale è la base costitutiva della loro rilegittimazione davanti agli occhi delle donne e degli uomini della comunità nazionale.

Che il problema della politica italiana oggi è riunire il Paese facendo crescere l’economia privata nazionale e internazionale del suo Mezzogiorno e aumentando a partire da questi territori la capacità realizzativa degli investimenti pubblici. Che il problema della politica italiana oggi non è “salvare” i tassisti e i balneari, ma ridurre il cuneo fiscale e valorizzare il capitale umano per sfruttare le capacità di resistenza e di progresso del sistema produttivo e sociale. Che sono questi che ci salvano per l’oggi e per il domani. Non altri.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE