Macron e Draghi
4 minuti per la letturaA partiti, mezzo sindacato e incredibilmente anche al sindaco di Milano che non hanno capito che il gioco è cambiato e vogliono continuare a utilizzare il vecchio schema, ricordiamo che la priorità resta la riunificazione civile, sociale e economica delle due Italie. Senza di essa la Nuova Ricostruzione non esiste e il miracolo economico del Dopoguerra non si riproduce. Da chi ci governa ci aspettiamo un ulteriore sforzo condiviso per attrezzare strutture tecniche centralizzate che favoriscano la funzionalità di Regioni e Comuni meridionali perché la rigenerazione della capacità amministrativa non può essere più un obiettivo, ma deve diventare immediatamente realtà
Partiti, mezzo sindacato e incredibilmente anche il sindaco di Milano non affrontano i problemi, ma provano a semplificare senza capire che i problemi non sono semplificabili. Senza capire che è partita una stagione nuova. Si chiama Nuova Ricostruzione. Senza capire che bisogna cambiare gioco e non si può più fare il vecchio gioco. Senza capire che il lavoro nuovo e gli investimenti pubblici e privati sono la sfida di tutto il Paese. Che si può vincere solo se tutto il Paese la percepisce come tale e la vive come tale.
Purtroppo, viceversa tutti vogliono solo continuare nel vecchio schema di gioco. Che cosa vuole dire la Meloni quando sostiene che Palazzo Chigi e Letta proteggono Macron? Si propone di alzare solo confusione o gioca la partita del conservatorismo europeo che vuole fare fuori l’Italia dalla guida della nuova Europa e troncare sul nascere lo spirito solidaristico del Next Generation Eu e dei suoi piani nazionali di ripresa e di resilienza (Pnrr) che vedono l’Italia svettare nettamente su tutti?
Si vuole indebolire il triumvirato Scholz-Draghi-Macron alla testa della nuova Europa solidale determinando una rottura che non porterà fuori l’Italia dai giochetti dei francesi sulla finanza italiana e dalle scorribande sulle nostre imprese migliori, ma aprirà piuttosto i cancelli italiani alle incursioni ancora più sovraniste dei conservatori europei, a partire da quelli francesi?
Se Enrico Letta candida chi rappresenta il solipsismo del Pd nel seggio romano reso vacante dalla elezione a sindaco della Capitale di Gualtieri, continua a fare dispetto a una dispettosissima area di centro che o si autocandida alla dissoluzione o viene sospinta nel grembo del centrodestra.
Se mezzo sindacato, Cgil e Uil, che ha chiesto e ottenuto tutto quello che chiedeva, anzi molto di più, perché i 250 milioni offerti da Draghi come contributo di solidarietà contro il caro bolletta bocciato dalla destra sono diventati 1,8 miliardi, cioè qualcosa che vale sei volte di più, come si fa a dire che non si è avuto nulla? Se chiedi e ottieni la no tax area fino a trentacinquemila euro per tutti i lavoratori perché devi dire che ciò che tu hai voluto e incassato non vale niente?
Se tra manovra e Pnrr si mettono in moto gli interventi più significativi dal Dopoguerra ad oggi contro le diseguaglianze finanziando asili nido, mense scolastiche, nuove scuole, nuovi ospedali nei territori colpevolmente abbandonati del Mezzogiorno perché mai il sindacato dovrebbe essere contro? Non avrebbe invece il dovere di valorizzare questi risultati e di cominciare finalmente ad occuparsi dei divari territoriali e del futuro dei nostri giovani migliori?
Se il sindaco di Milano, Beppe Sala, che stimiamo, cede anche lui alla storica, miope ossessione leghista per cui se il Sud non spende i fondi del Pnrr si dichiara pronto a spendere lui quei residui a Milano, allora vuol dire che la Nuova Italia proprio non è partita. Vuol dire che non si è capito che questa volta non si scherza più. O gli investimenti pubblici produttivi si fanno nel Mezzogiorno o salta tutto il Pnrr. Anche quello che crede di avere Milano non vale più perché il Piano nazionale di ripresa e di resilienza fallisce. Perché l’Europa ci dà questi soldi per riunificare le due Italie, non per allargare ulteriormente i divari. Dal sindaco Sala ci aspetteremmo espressioni dirette a sostenere l’esatto opposto.
Da chi ci governa ci aspettiamo un ulteriore sforzo condiviso per attrezzare strutture tecniche centralizzate che favoriscano la funzionalità di Regioni e Comuni meridionali perché la rigenerazione della capacità amministrativa non può essere più un obiettivo, ma deve diventare immediatamente realtà. È assolutamente necessario, come sostiene da sempre questo giornale, che le forze migliori del Mezzogiorno non manchino l’appuntamento e si diano una mossa.
Le riforme della pubblica amministrazione, della nuova governance per il Pnrr e dei nuovi reclutamenti di qualità fortemente volute dal ministro Brunetta vanno in questa direzione e affrontano in modo lungimirante la questione fondamentale della Nuova Italia. Per partiti che speculano politicamente anche sulla fine o meno dello stato di emergenza usando la scienza come arma di consenso e continuano a fare calcoli e calcolini sulla nomina del nuovo Capo dello Stato senza un approccio di equilibrio sistemico, non è facile assumere come priorità la riunificazione civile, sociale e economica delle due Italie. Eppure senza di essa la Nuova Ricostruzione non esiste e il miracolo economico del Dopoguerra non si riproduce.
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