Il segretario della Cgil Maurizio Landini col presidente del Consiglio Mario Draghi. Sullo sfondo il segretario della Cisl Luigi Sbarra
5 minuti per la letturaDue sindacati che non hanno mai fatto un’opposizione vera contro i governi che hanno abbandonato 20 milioni di persone privandole dei loro diritti di cittadinanza, che hanno spaccato in due il Paese condannandolo alla crescita zero e a un divario di reddito pro capite tra Nord e Sud mai visto. Decidono invece di fare sciopero generale contro l’unico governo che sta risollevando il Paese, che si occupa dei poveri, che vuole riunire le due Italie e ha fatto ripartire l’occupazione. Che per la prima volta nella storia repubblicana assegna il 55% delle risorse europee al Sud per fare asili nido, mense scolastiche, palestre. Che decide il più grande intervento educativo e civile e fa saltare il cappio della spesa storica nella sanità per combattere le diseguaglianze, ma ha la colpa non redimibile di averlo fatto senza che fosse il sindacato a suggerirglielo
SIAMO al marziano di Ennio Flaiano che scende sulla terra e vede cose che non capisce. Che desta curiosità, ma rimarrà malinconicamente solo. Questo è il Landini di oggi che porta la Cgil e, come ruota di scorta, la Uil di Bombardieri a proclamare otto ore di sciopero generale. Gli stessi due sindacati che non hanno mai fatto un’opposizione vera contro i governi che non hanno fatto niente, che hanno abbandonato venti milioni di persone privandole dei loro diritti di cittadinanza, che hanno spaccato verticalmente in due il Paese condannandolo per intero alla crescita zero e determinando un divario di reddito pro capite tra Nord e Sud mai visto nella sua storia repubblicana.
Decidono invece di fare sciopero generale contro l’unico governo che sta risollevando il Paese, che si occupa dei poveri, che vuole riunire le due Italie con gli investimenti e ha fatto ripartire l’occupazione. Che per la prima volta nella sua storia assegna il 55% delle risorse europee al Mezzogiorno d’Italia per fare asili nido, mense scolastiche, palestre. Che concepisce e decide il più grande intervento educativo e civile per combattere le diseguaglianze. Che fa saltare, anche qui per la prima volta, il cappio della spesa storica dando alle regioni meridionali quello che non hanno mai avuto per fare ospedali, acquistare macchinari sanitari, assumere personale qualificato. Per realizzare scuole nuove, per fare i treni veloci e ammodernare la rete del trasporto pubblico locale. Che ha, insomma, la bandiera della lotta alle diseguaglianze scolpita nel suo DNA.
A fronte di tutto ciò ci tocca di assistere alla ripetizione dei canoni di una certa storia del Novecento che è rimasta al bertinottiano anche i ricchi piangono. Spiace molto doverlo dire, ma siamo a fare i conti con un capo della Cgil che è venuto su con il mito arcaico della lotta di classe e con lo stereotipo che si è guadagnato girando per i talk show della disfatta italiana. Fino al punto di farsi incastrare nella parodia di questo ruolo a prescindere dalla realtà, ma solo perché è vero che il governo ha fatto molte cose ottime per i lavoratori ma ha la colpa non redimibile di averlo fatto senza che fosse lui a suggerirlo.
Ora si capisce perché dopo il grande accordo sul pubblico impiego non si è riusciti a fare il grande accordo con il sindacato per la coesione sociale, la transizione energetica, il capitale umano dei giovani e le infrastrutture immateriali e materiali. Si è fatto tutto quello che si doveva fare per stimolare la crescita duratura nel quadro di compatibilità della finanza pubblica, ma non si è potuto fare il patto sociale per la crescita perché c’è un pezzo di sindacato che ha dimenticato la lezione innovatrice di Trentin, che non si preoccupa di valutare la qualità delle scelte, che ha il disperato bisogno di fare un altro mestiere. Che è quello di dettare un’agenda e di potere rivendicare di averlo fatto.
Nel settore del pubblico impiego dove la Cisl presidia, da Pastore a Sbarra, il valore del sindacato del negoziato che non ha nulla a che spartire con quello ideologico-politico, si è raggiunto un grande accordo sociale sotto la spinta dell’azione lungimirante del ministro Brunetta.
Non si è avuta una sola ora di sciopero, si sono fatte almeno tre riforme di struttura, sono stati assunti i mille professionisti che servono, molti altri arriveranno e settantamila application sono già operative. Si è coinvolta Cdp & C. per guidare il processo progettuale e esecutivo del Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr). Sono in arrivo cervelli italiani che decidono di lasciare gli Stati Uniti e di rientrare in casa. Non c’è un solo osservatorio internazionale che non si sia accorto di quello che è avvenuto in Italia. Non c’è una sola agenzia di rating internazionale che non abbia promosso questo lavoro. Siamo davanti all’onda lunga di una reputazione che l’Italia recupera per il credito legato alla personalità del capo del governo di unità nazionale, Mario Draghi, e per come questo governo ha affrontato la pandemia conseguendo tassi di crescita da miracolo economico. Per come ha avviato il Piano nazionale di ripresa e di resilienza, concepito e realizzato riforme di struttura attese da venti anni.
La Nuova Ricostruzione non è più un’utopia, ma un sogno possibile. Non immune da insidie, ma finalmente possibile. Fanno finta di non vedere tutto ciò o addirittura non se ne sono accorti la Cgil di Landini e la Uil di Bombardieri. Quello che hanno fatto oggi Cgil e Uil esponendo le ragioni di uno sciopero generale di otto ore dentro il nuovo ’29 mondiale fa il paio con le chiacchiere sul voto anticipato e sulle ombre cinesi delle candidature al Quirinale.
Nessuno può seriamente pensare di sciogliere in anticipo il Parlamento non solo perché non potremmo più eseguire il Pnrr ma perché andremmo direttamente a gambe all’aria. Perdiamo i soldi dell’Europa e perdiamo la fiducia dei mercati. Questo è l’unico modo possibile per distruggere il momento magico dell’economia italiana che ha in Mario Draghi in casa e fuori il suo marchio di fabbrica. Saremmo di fronte a un capolavoro assoluto di masochismo. Il Paese non lo capirebbe, il mondo ancora meno. Per questo non avverrà.
La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA