Mario Draghi e il Ministro Daniele Franco
5 minuti per la letturaI Capi partiti fanno esercizi quotidiani di confusione ma tengono le carte nascoste. Se tra un esercizio maldestro e l’altro di caos quotidiano avessero l’intelligenza politica di mettere la testa su qualcosa che risponde davvero ai bisogni delle persone, scoprirebbero che hanno finalmente la possibilità di giocarsi una carta pesante per dare un segnale forte all’economia con una mossa secca. Hanno 8 miliardi da spendere e farebbero bene a decidere di mettere tutto sull’Irpef come primo modulo della riforma fiscale. La curva dell’Irpef italiana è segnata da tali e tante paradossali irrazionalità, soprattutto sui redditi medi e medio bassi, che per produrre effetti significativi c’è bisogno di una robusta revisione della aliquota e servono quindi tanti soldi concentrati. Altrimenti i soldi li spendi e li butti via, non se ne accorge nessuno
Tutti i Capi partiti fanno esercizi quotidiani di confusione ma tengono le carte nascoste. Perché non capiscono la delicatezza della situazione Covid che è una storia lunga con la quale convivere facendo scelte coerenti. Perché hanno la mente impegnata sempre negli scenari quirinalizi e nelle loro manovre rigorosamente sotto banco. Se tra un esercizio maldestro e l’altro di caos quotidiano avessero l’intelligenza politica di mettere la testa su qualcosa che risponde davvero ai bisogni delle persone, scoprirebbero che hanno finalmente la possibilità di giocarsi una carta pesante per dare un segnale forte all’economia con una mossa secca sulla riforma fiscale.
Hanno otto miliardi da spendere e, al posto di sventolare le solite bandierine per cui un pezzettino lo mettiamo sull’Irap, un pezzettino lo diamo come incentivi all’impresa, un pezzettino lo mettiamo sull’Irpef, di modo che si continua a dare qualcosa a tutti e si buttano via i soldi, farebbero bene a decidere di mettere tutto sull’Irpef. È l’unico modo serio che hanno per potere annunciare che fanno finalmente non i soliti ritocchini, ma il primo modulo della riforma fiscale che a regime porterà le aliquote da cinque a tre (23, 33, 43) e che nel frattempo determina un beneficio tale da modificare i comportamenti di consumo del ceto medio sul quale grava l’aliquota marginale effettiva maggiore.
La curva dell’Irpef italiana è segnata da tali e tante paradossali irrazionalità, soprattutto sui redditi medi e medio bassi, che per produrre effetti significativi c’è bisogno di una robusta revisione della aliquota e servono quindi tanti soldi concentrati. Altrimenti i soldi li spendi e li butti via, non se ne accorge nessuno. Perché non avrebbero effetto né sul piano del consenso elettorale né sul piano dell’economia in quanto i ritocchini non cambiano la propensione al consumo delle persone e non servono proprio a niente. Lo sforzo va indirizzato invece in un unico intervento che per la sua dimensione è percepibile e che è anche il primo modulo di una riforma fiscale non da otto ma da venti miliardi.
Questo significa fare scelte strategiche di politica fiscale. Non è casuale la contemporaneità tra la manovra di bilancio e la legge delega di riforma del fisco perché si vede in essa proprio l’intelligenza di volere indicare una rotta di azione e di battere il primo colpo pesante di questa rotta che è l’esatto opposto di pensare tutto quello che pensano i partiti della maggioranza. Che sono gli stessi che continuano a ritenere che la torta permetta di tagliare fette all’infinito e si presentano famelici al banchetto per dire “io voglio questo, io voglio quello, io voglio quell’altro” e, cioè, fettine di torta e poi ancora fettine e poi ancora altre fettine.
Qualunque cosa otterranno i partiti non prenderanno un solo voto in più perché la gente è stufa del banchetto della demagogia e capiscono che a loro non arriva niente di effettivo. I Capi partito, però, o non lo sanno proprio o non lo capiscono e vanno avanti incoscientemente per la loro strada. Che è quella che sbarra il futuro ai nostri giovani.
Che cosa è, mi chiederete, a questo punto, l’aliquota marginale effettiva? È, ad esempio, la richiesta che il fisco ti pone su ogni euro in più che guadagni se passi da 40 a 50 mila euro e che è pari in questo caso a sessantuno centesimi su ogni euro. Come capirete da soli un’enormità. Così come non mancano le sorprese tra i 28 e i 30 mila euro. Diciamo che alcuni scaglioni di reddito sono più sfavoriti rispetto ad altri. Nei partiti c’è chi vuole il modello tedesco con l’aliquota continua che è quella più progressiva, c’è chi vuole tagliare l’Irap, c’è chi vuole tagliare un po’ di Irap e un po’ di Irpef. Nessuno di questi, però, fa i conti la realtà. Che è quella di un sistema attuale pieno di distorsioni per cui tra i 25 i 30 e i 50 mila euro di reddito tra bonus di Renzi e bonus di Gualtieri ne puoi vedere di tutti i colori. Quando arrivi sotto sotto i 50 mila ti scontri con l’aliquota marginale effettiva più alta di tutte.
Siccome la confusione sotto il cielo è davvero alta non manca neppure chi vuole aiutare i lavoratori autonomi e forfettari che sono quelli che pagano meno e non vuole dare niente a chi paga il grosso e, cioè, i lavoratori dipendenti attraverso l’Irpef. Questi sono i fatti alla vigilia del tavolo fiscale di oggi pomeriggio.
Se tutti facessero un passettino indietro e facessero fare a chi sa che cosa serve davvero al Paese, non ce ne guadagnerebbe solo l’economia italiana ma anche i partiti perché incasserebbero per una volta il consenso degli elettori senza scorciatoie clientelari. Su questo punto sono più duri del marmo a capire, ma ciò misura solo la gravità della malattia della politica italiana. Hanno una febbre così alta da farsi del male da soli.
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