Una riunione del Consiglio dei Ministri
3 minuti per la letturaNelle condizioni in cui è il Paese non tiene più la logica “noi facciamo le battaglie di consenso e ce ne freghiamo delle battaglie vere”. Vorremmo avvisare i nostri leader politici affetti da sondaggite acuta che i risultati delle elezioni politiche del 2023 non li conosce neppure Nostradamus. Perché le trasformazioni sociali e economiche appena iniziate e che neppure sappiamo dove ci porteranno, fanno ritenere i numeri dei sondaggi di oggi solo numeri da giocare al bancolotto con zero possibilità di vincita
Si sta allargando la forbice tra il governo che è mamma e papà che lavorano e i partiti che sono i figli che giocano a pallone nel cortile.
La sinistra è impegnata in una battaglia di bandiere sul ddl Zan dove si smarrisce il senso dei contenuti e si percepisce il dato prevalente della battaglia tattico-ideologica contro Renzi. La Lega di Salvini è impegnata a fare dispetti sulla Rai ai Fratelli d’Italia della Meloni per una evidente battaglia di concorrenza interna nel centro-destra. Anche in questo caso profili, contenuti, caratteristiche delle persone non contano nulla. Che dire, poi, della pantomima della saga della leadership dei Cinque stelle con il pranzo Conte-Grillo in un ristorante di Marina di Bibbona dove trascorre le vacanze a Villa Corallina il miliardario padre fondatore del movimento e l’attesa per il dolce fatto in casa da Celeste, figlia della proprietaria.
Questa è la realtà sotto gli occhi di tutti nei quindici giorni prossimi venturi ancora una volta decisivi per il governo di unità nazionale guidato da Draghi e per la Nuova Ricostruzione. In agenda ci sono la legge delega sulla riforma fiscale, la legge annuale sulla concorrenza e la riforma della giustizia da definire in campo dopo le azioni di riscaldamento negli spogliatoi. Nei prossimi decisivi quindici giorni i partiti non potranno più fare finta che questi sono problemi di Draghi e non potranno continuare a giocare nel cortile a pallone mentre il governo lavora.
Anche perché questo momento di verità arriva per una ragione casuale in contemporanea con quella che si prospetta come la quarta ondata del virus e con i report scientifici che indicano che tra poche settimane ci potrebbero essere una serie di regioni in giallo e tornare all’Italia a colori vuol dire, per esempio, che nelle regioni gialle i bar e i ristoranti tornano a chiudere alle diciotto.
Il che, a sua volta, vuol dire che si deve tornare a dare dei sostegni perché non puoi chiudere un’attività senza compensarla almeno in parte e riparte quella macchinetta di propaganda da qui a fine mese che calpesta le sofferenze e è incompatibile con un esame costruttivo dei tre dossier strategici che sono giustizia, concorrenza e fisco.
Vogliamo essere molto chiari. Questa volta lo schema “i genitori lavorano e i figli giocano a pallone in cortile” e arriviamo al semestre bianco della presidenza della Repubblica non può più funzionare. La logica “noi facciamo le battaglie di consenso e ce ne freghiamo alla grande delle battaglie vere”, questa volta non tiene.
Nelle condizioni in cui è il Paese questo giochino non può funzionare e vorremmo avvisare i nostri leader politici affetti da sondaggite acuta che i risultati delle elezioni politiche del 2023 non li conosce neppure Nostradamus.
Perché le trasformazioni sociali e economiche appena iniziate e che neppure sappiamo dove ci porteranno, fanno ritenere i numeri dei sondaggi di oggi solo numeri da giocare al bancolotto con zero possibilità di vincita. Così come la solita ricetta di fare le cosiddette battaglie identitarie sul ddl Zan o sulla patrimoniale o sul no alla vaccinazione obbligatoria e al green pass non solo non portano più voti ma hanno un effetto stomachevole su una quota crescente e forse già maggioritaria degli italiani. Più o meno come già sta avvenendo con il talk unico che ne è il desolante palcoscenico permanente.
I partiti sono di fronte a un bivio: o partecipano alla prova di responsabilità collettiva imposta dal governo Draghi o si scavano la fossa. Ne siano almeno consapevoli.
La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA