L'ormai ex commissario straordinario per l'emergenza Covid, Domenico Arcuri
4 minuti per la letturaNon c’è più spazio per questa classe ibrida di finti servitori dello Stato che sono il prodotto di fabbrica della crisi dei partiti, della peggiore classe politica che ne è l’espressione e della peggiore classe giornalistica televisiva che è un misto di cavallette che vivono cibandosi di un corpo putrefatto e di gallismo da share del pollaio italiano. Lo Stato ci mette la faccia per ricostruire la catena di comando e cominciare finalmente a fare le cose seriamente
HA SVOLTO un ruolo politico. Ha attaccato le opposizioni. Ha preso a schiaffi compiaciuto con la solita voce monocorde i liberisti da salotto con il cocktail in mano. Ha esondato dal suo ruolo anche nei modi e nei comportamenti. Ha occupato il video a ogni ora del giorno, è entrato e uscito in tutti i salotti tv. Nei luoghi del nulla italiano dove il teatrino della politica manda in onda scene quotidiane del Titanic Italia ha assunto tutte le pose e gli atteggiamenti di quella classe politica del nulla che ha condotto il Paese al punto minimo di reputazione mondiale. È diventato uno di loro antipatizzante come gli altri.
Questo è il Domenico Arcuri commissario per l’emergenza sanitaria che Mario Draghi ha giustamente mandato a casa.
Paga ovviamente anche i banchi con le rotelle, gli esordi imbarazzanti con le mascherine, i filoni delle inchieste che per ora in verità lo hanno solo lambito.
Paga ovviamente il conto dell’incapacità evidente di attrezzare una macchina operativa in grado di affrontare la più grande emergenza conosciuta da questo Paese che tiene in scacco l’economia e cova a sua volta, sotto la pentola a pressione, la più esplosiva di tutte le emergenze che è quella sociale.
Paga tutto questo Arcuri, ma paga ancora prima e di più quel ruolo politico improprio e quella partecipazione ammiccante ai talk del nulla che rappresentano la misura algebrica del disastro italiano. Resterà per un po’ a Sviluppo Italia e poi sparirà da tutto perché nell’Italia di cui ha bisogno questo Paese non c’è più spazio per questa classe ibrida di finti servitori dello Stato che sono il prodotto di fabbrica della crisi dei partiti, della peggiore classe politica che ne è l’espressione e della peggiore classe giornalistica televisiva che è un misto di cavallette che vivono cibandosi di un corpo putrefatto e di gallismo da share del pollaio italiano.
Al posto di Arcuri arriva un generale silenzioso che è un grande comandante e un grande organizzatore, Francesco Paolo Figliuolo, che è uno di quei figli del Sud dell’esercito che hanno fatto onore all’Italia nelle polveriere del mondo. Di solito questi uomini dell’esercito che hanno avuto un ruolo importante nelle missioni internazionali in casa sono stati sempre un po’ più avanti dei papaveri della burocrazia italiana.
Farà bene Figliuolo. Farà bene lui e farà bene il nuovo Capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, che è un ingegnere silenzioso di assoluto valore come il Figliuolo ex comandante logistico dell’esercito. Sono fatti apposta per stare insieme e con il nuovo Sottosegretario con la delega ai Servizi segreti e alla sicurezza del Paese, Franco Gabrielli, che è una garanzia, sono la triade che impersona il ritorno dello Stato e la faccia che lo Stato ci mette per ricostruire la catena di comando, rimettere al centro di tutto la Protezione Civile, mandare un messaggio chiaro ai Capetti delle Regioni, cominciare finalmente a fare le cose seriamente.
Per combattere la pandemia serve una cabina di regia nazionale, non venti risposte. Questo dicono il buon senso e la Costituzione. Al Paese intero serve uscire in fretta in tutto dal federalismo della irresponsabilità dell’io ipertrofico dei Bonaccini, degli Zaia e degli sceriffi del Sud alla De Luca.
A partire proprio dalla sanità da ricentralizzare investendo sulla medicina del territorio e parificando i diritti di cittadinanza e dalla scuola da mettere in sicurezza e riaprire soprattutto nel Sud dove è stata più chiusa e dove ce ne è più bisogno.
Questa è la lezione che Mario Draghi sta impartendo alla politica italiana. Se si vuole essere credibili in Europa e chiedere contro il virus di cambiare registro, come ha fatto il Capo del governo italiano, in casa deve cambiare molto, quasi tutto. Anche questo a partire sempre dalla politica che non può ridursi alle poltrone girevoli del Pd che ha sempre una fondazione, una banca, un’organizzazione mondiale dove sistemare i suoi uomini, anche di valore, con qualche annetto in più. Non è questo ciò che la gente si aspetta oggi dalla politica.
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