Matteo Renzi
6 minuti per la letturaLa politica non c’è più, è diventata un genere di intrattenimento. Al pari del calcio e del gossip da mettere nel palinsesto tra una trasmissione sulla cucina e una fiction. Il giornalismo retroscenista militante nella sua reincarnazione televisiva sta aiutando la politica a suicidarsi. Di mezzo ci va un Paese dove cinque milioni di persone rischiano il posto di lavoro che assiste impaurito al racconto quotidiano dell’opera omnia “Italia disastro d’Europa”. Mentre la Spagna è già alla fase due del Recovery Plan con tanto di governance e di macchina esecutiva
LA politica italiana è diventata un genere di intrattenimento. Al pari del calcio e del gossip da mettere nel palinsesto tra una trasmissione sulla cucina e una fiction. Gli orchestrali del talk permanente televisivo cantano e ballano sugli spartiti musicali degli amici loro da un punto all’altro della tolda della nave. Sono coautori dei testi e attori co-protagonisti di questo genere speciale di intrattenimento che abbiamo titolato da giorni Titanic Italia.
Renzi fa politica tattica di alto livello dietro lo schermo reale di contenuti reali che tutti fanno finta di ignorare. Il Pd è convintamente spettatore della propria sopravvivenza senza avere un pensiero mai piccolo o grande che possa provare a indirizzare il gruppo. I Cinque stelle sono diventati la nuova Jugoslavia anche se la dissoluzione in atto è ancora prevalentemente all’interno del perimetro di origine.
Siamo davanti a una compagnia di giro che si autoalimenta con un numero selezionato di partecipanti che scrivono, recitano, a volte declamano, spesso urlano, una raccolta di testi che compongono l’opera omnia “Italia disastro d’Europa”. La politica non c’è più, si è dileguata, fa altro, ma il giornalismo retroscenista militante nella sua reincarnazione televisiva sta aiutando la politica a suicidarsi. Di mezzo ci va un Paese dove cinque milioni di persone rischiano il posto di lavoro, ma di questo la compagnia di giro con il microfono tronfio dell’autoreferenza incorporato alla mandibola non ha tempo di occuparsi.
Come non ha tempo di informare i suoi telespettatori che il Paese ha perso la sovranità nella gestione strutturale del suo debito pubblico che ammonta alla ragguardevole somma di 2.600 miliardi. Perché il 29,94% (774,5 miliardi) è in mano a istituzioni finanziarie non residenti e il 21% è in mano alla Banca centrale europea (Bce) che acquista i titoli sovrani attraverso le banche dell’eurosistema (in questo caso è la Banca d’Italia). Sono i “nostri padroni” e dovremmo almeno sapere che da decisioni loro, non di altri, dipende il collocamento dei titoli pubblici italiani.
Così come la medesima compagnia di giro non ha tempo di informare che tutte le vette scalabili del disdoro reputazionale le abbiamo già scalate dovendo stabilmente pagare molto di più di quanto paghino per i loro titoli spagnoli e portoghesi e avendo eguagliato – per un giorno addirittura superato – il tasso che pagano i greci per il loro titolo decennale. Che cosa vuoi che importi ai telespettatori di sapere che condividiamo il podio con un Paese che ha lo stigma della crisi nel mondo? Che la Bce è il primo “padrone”, che il secondo sono le agenzie di rating, e che il terzo è il governo tedesco che esprime la leadership europea?
Che questi soggetti e le donne e gli uomini che ne hanno la responsabilità parlano di distrazione politica che prepara la distruzione dell’Italia? Che temono di dovere declassare i titoli sovrani italiani al livello della spazzatura? Perché informarli che sono tutti preoccupati dello stato penoso in cui versa l’Italia e che la Merkel parla di incapacità manageriale dell’Italia? Suvvia, sono dettagli ininfluenti, oltre che fastidiosi, al confronto dell’ultimo sospiro renziano e dei suoi accoliti o di sentire chi avrà questo o quel ministero di tale armata Brancaleone che non ha ancora scelto da chi farsi guidare.
Vogliamo informare tutti lor signori che mentre al Tesoro della Repubblica italiana non si muove foglia causa crisi, la Spagna ha approvato il 30 dicembre il secondo documento consolidato di execution del Recovery Plan spagnolo. Le nuove norme sono in vigore dal primo gennaio e sono state puntualmente inviate a Bruxelles.
Come dimostra il testo di cui pubblichiamo in esclusiva ampi stralci qui e affianco con tanto di governance dettagliata (presidente del governo, vice presidenti, segretari di stato…), piattaforma informatica, struttura di controllo, audit, nuove norme per appalti, assunzioni di personale, collegamenti operativi con il mondo privato.
Riproduco di seguito due passaggi testuali e mi scuso per la loro lunghezza. Il primo: “È previsto che tutti i contratti finanziati con i Fondi ricevuti dal Regno di Spagna nell’ambito del piano di recupero siano soggetti al regime eccezionale di elaborazione urgente, con conseguente riduzione dei termini e accelerazione della procedura. Le soglie economiche sono innalzate per ricorrere a procedure aperte semplificate, ordinarie e abbreviate, in modo che siano applicabili a un maggior numero di contratti, il che consentirà di velocizzarne l’elaborazione. Viene promossa la predisposizione di specifici standard delle clausole tecniche e amministrative corrispondenti ai contratti da firmare, incorporando tutti i criteri di green, digital, innovazione, empowerment delle PMI e responsabilità sociale ritenuti necessari, al fine di facilitarne l’elaborazione da parte degli enti gestori. Viene rivisto il sistema delle autorizzazioni e delle segnalazioni da ottenere nelle procedure di appalto, semplificandolo, nonché i termini di deposito e di pronuncia nel ricorso speciale in materia contrattuale per accelerarne la risoluzione, creando una nuova sezione in Centrale Amministrativa Corte delle risorse contrattuali per rafforzarne la composizione”.
Il secondo: “Viene creata una Commissione per il recupero, la trasformazione e la resilienza, presieduta dal presidente del governo. Allo stesso modo, viene creato un Comitato tecnico che sosterrà questa Commissione. Viene creata la Conferenza settoriale del Piano di recupero, trasformazione e resilienza, con le comunità e le città autonome, che sarà presieduta dal capo del Ministero delle finanze, con l’obiettivo di canalizzare la governance territoriale multilivello del sistema statale spagnolo delle autonomie e stabilire meccanismi e canali di cooperazione e coordinamento nell’attuazione del Piano. Infine, la collaborazione tra il Governo e il resto degli attori coinvolti nell’esecuzione del Piano sarà fluida e regolare. Per questo vengono creati forum e consigli di alto livello con i principali settori coinvolti nel piano. Per quanto riguarda l’esecuzione del Piano, verranno rafforzate le capacità umane, materiali e organizzative del competente centro direzionale del Ministero delle Finanze (attualmente Direzione Fondi Europei), attraverso un’adeguata struttura e l’adozione dei necessari provvedimenti amministrativi. Questa struttura sarà designata come l’autorità responsabile”.
Vi ometto i dettagli (capitolo III titolo IV) con cui è disciplinata la specialità di questi contratti amministrativi. Ai “pagliacci” del teatrino della politica italiana chiediamo di smettere ad horas di litigare e di cominciare almeno a copiare se ne sono capaci. Ai loro compagni di merende del talk permanente italiano di prendersi un periodo di riposo.
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ma gli spagnoli sono borbonici, mica possono insegnare qualcosa agli intelligenti bocconiani padani (monti, marattin, cottarelli)