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Roberto Fico al Quirinale

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Se l’Italia non vuole andare a gambe all’aria, il governo politico a guida Conte o il governo istituzionale a guida di chi si può potrà almeno garantire la nomina di un ministro dell’Economia all’altezza della situazione complicatissima e della sfida capitale che il Paese ha davanti. Per questo giornale sarà decisivo che tale responsabilità sia attribuita a una personalità che sappia parlare ai mercati e che abbia ben presente che il Mezzogiorno è il problema competitivo del Paese e che il Recovery Plan è l’ultima occasione che l’Italia ha per risolvere il suo problema e salvare se stessa

LA GRECIA è molto peggio di noi ma non è a rischio perché non ha la crisi di governo. Ci sono segni evidentissimi della crisi sistemica italiana che ha la sua sintesi algebrica nei 2600 miliardi di debito pubblico e quella politica nella perdita della sovranità nella gestione strutturale dello stesso gigantesco debito.

Il collante per evitare che la crisi sistemica italiana deflagri rovinosamente sono il vincolo esterno europeo e i soldi europei del Next Generation Eu. Il tutore del posizionamento strategico italiano e il custode delle chiavi della credibilità del Paese si chiama Sergio Mattarella. A tirare le fila del collante europeo per nostra fortuna c’è lui. È su di lui, non su altri, che i soccorritori europei fanno affidamento per disincagliare il Titanic Italia dallo scoglio dove lo hanno portato a sbattere la peggiore classe politica europea e gli orchestrali del talk casereccio che ballano e saltano sulla tolda della nave incuranti della realtà e al culmine della sfrontatezza.

Questi ultimi sono parte integrante del problema competitivo italiano perché sono privi di capacità di lettura delle cose che contano e affetti dal virus incurabile di un racconto teatrale della crisi di governo che può portare in dote la tragedia greca. Per cui un Renzi abile a inserirsi nei pertugi della comunicazione può dire in modo risibile che Mattarella ha dato al presidente della Camera, Roberto Fico, il mandato esplorativo come voleva lui e tutti gli orchestrali del talk scoprendo a loro volta l’acqua calda non fanno altro che ripeterlo rafforzandolo.

Quando un minimo di capacità di lettura dei fatti che contano ci dice che il mandato stretto attribuito dal Capo dello Stato a Fico di verifica fino all’ultimo centimetro di uno spazio autentico è molto più rischioso per lo stesso Renzi perché ne riduce i margini di manovra. Così come un minimo di capacità di lettura dei fatti consentirebbe di comprendere che il mandato attribuito a Fico è la fotocopia di quelli già dati alla presidente del Senato Casellati e allo stesso Fico per verificare se esistessero altre maggioranze. Insomma: ora non si scherza più. Dite che cosa volete fare, dimostrate che lo volete fare davvero, dimostrate di avere numeri e programma.

Questa è la partita che si gioca fino a martedì. Se il governo politico non sarà possibile perché il cupio dissolvi della politichetta italiana risulta incontenibile, allora si farà un governo non più politico che porti alle elezioni. Di questo tipo di governi tecnici e/o istituzionali di orizzonte più o meno limitato ce ne sono stati più di uno. Ci fu il governo Dini (1995/96, 1 anno 4 mesi 1 giorno) che fu un esempio di orizzonte limitato più ampio e fece la riforma delle pensioni. Ci fu il governo Monti (2011/2013, 1 anno 5 mesi e 12 giorni) che ebbe un solidissimo sostegno parlamentare e un orizzonte relativamente ampio sin dall’inizio in un momento di grande crisi anche di reputazione come è quello di oggi. Ci fu il governo Ciampi (1993/94, 1 anno e 12 giorni) che si innestò su una maggioranza di centro sinistra allargata ai post comunisti che ebbe subito le sue defezioni per il no all’autorizzazione a procedere su Craxi, fu il più breve, ma portò in dote la politica dei redditi.

Insomma: si sa come si parte e non come e quando si arriva.

La domanda è: ci sono oggi in questo Parlamento con la Meloni che continua a parlare a se stessa e Salvini a inseguirla ingabbiando entrambi a loro volta Forza Italia, le condizioni politiche per un governo istituzionale? Per garantire i voti a chi potrebbe meglio di tutti guidare il Paese in questo momento e saprebbe di certo assicurare meglio di tutti l’ideazione e la gestione del Recovery Plan che sono i soldi europei del collante che può tenere in piedi il Paese?

Essendo il nome stimato e conosciuto in tutto il mondo non c’è bisogno nemmeno di farlo, ma purtroppo le condizioni politiche sembrano non esserci. Di sicuro, però, se l’Italia non vuole andare a gambe all’aria il governo politico a guida Conte o il governo istituzionale a guida di chi si può, dovrà almeno garantire la nomina di un ministro dell’economia all’altezza della situazione complicatissima e della sfida capitale che il Paese ha davanti.

Per questo giornale sarà decisivo che tale responsabilità sia attribuita a una personalità che sappia parlare ai mercati e che abbia ben presente che il Mezzogiorno è il problema competitivo del Paese e che il Recovery Plan è l’ultima occasione che l’Italia ha per risolvere il suo problema e salvare se stessa. Coltiviamo la speranza che questa esigenza sia condivisa dall’intero Paese perché è la pre-condizione indispensabile per disincagliare il Titanic Italia.


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