L'aula del Senato
3 minuti per la letturaNon hanno vergogna. Abbiamo una classe politica di governo e di opposizione che passerà alla storia per avere creato un altro momento terribile. Siamo a un livello di cinismo senza precedenti. La gente non ha capito che cosa è successo con questa anomala crisi di governo, ma la cattiva reputazione nel mondo dei “soliti italiani” ha ripreso vigore. Venerdì sui mercati abbiamo superato perfino la Grecia. Dobbiamo pagare di più per collocare i nostri titoli pubblici di quanto paghi un Paese che ha lo stigma della crisi nel mondo.
È un campanello d’allarme assordante per un’Italia che ha la sovranità della gestione strutturale del suo enorme debito pubblico (2.600 miliardi) appesa alle decisioni della Bce e degli investitori esteri, ma non è questo il momento terribile che il teatrino della politica e gli orchestrali del talk mediatico stanno preparando e sceneggiando da giorni sulla tolda del Titanic Italia.
Non sono oggi a rischio gli stipendi pubblici come fu nel novembre del 2011, ma è l’Italia intera che rischia di saltare in un domani molto ravvicinato per colpa di una politica ridotta, con poche eccezioni, al macchiettismo dove contano solo le immagini dei protagonisti riflesse nello specchio e la misurazione spasmodica delle intenzioni di voto degli elettori.
Proprio l’esatto contrario dell’essenza della politica. Proprio l’esatto contrario di ciò che serve durante una pandemia che mette tutti i Paesi del mondo di fronte alla realtà di vaccini che scarseggiano e di varianti che moltiplicano i contagi con il loro carico quotidiano di morti. Proprio l’esatto contrario di ciò che serve durante un nuovo ’29 mondiale che rischia di radere al suolo ciò che resta di un’economia che non cresce da venti anni e ha nel miope egoismo dei potentati regionali del Nord la causa prima del suo declino strutturale.
Parliamoci chiaro. La situazione dell’Italia sui mercati è ulteriormente peggiorata non perché la Banca centrale europea ha smesso di intervenire e la Banca d’Italia non compra più titoli, ma perché c’è preoccupazione per la gestione del debito e perché la surreale crisi politica italiana mette a rischio l’utilizzo dei 209 miliardi del Next generation Eu visto che abbiamo lavorato male sul piano italiano e ancora oggi non siamo in grado di indicare neppure chi lo gestirà.
Il peggioramento grave della reputazione italiana si riflette per fortuna solo in parte sui tassi perché i mercati vivono in una bolla che riguarda tutti e ci sono molte distrazioni. Attenzione, però, i robustissimi interventi della Bce (1850 miliardi, piano Pepp) non sono motivati dalla necessità di finanziare le emissioni del Tesoro della Repubblica italiana, ma dalla esigenza di favorire condizioni generali di finanziamento e monetarie che pongano le basi necessarie ancorché non sufficienti per la ripartenza e il ritorno alla crescita economica in Europa, oltre che per evitare tensioni inflazionistiche. Quando sempre in Europa con il Recovery plan in via di diffusa attuazione e meno crisi sanitaria ci sarà una situazione migliore, se noi restiamo indietro saremo lasciati indietro.
A quel punto i disavanzi saranno tutti da rifinanziare e i titoli da collocare. Per noi sarà complicato. Molto complicato. Vivremo il nuovo momento terribile. A quel punto gli italiani si ricorderanno della vergogna di questi giorni e di quelle facce riflesse nello specchio.
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