Giuseppe Conte ieri in Senato
4 minuti per la letturaNon so più quanti mesi sono che scrivo che serve una struttura tecnica come la Tennessee Valley Authority americana o più semplicemente la nuova Cassa di Pescatore fatta con gli stessi ingegneri di qualità di quella stagione, ma insieme con informatici, semplificatori, uomini di finanza al passo con i tempi nuovi. Poche persone tutte di qualità che hanno una missione politica da attuare e operano come un corpo unico, ma dentro l’amministrazione dello Stato e all’interno della struttura di programmazione del Paese. Perché qui, non altrove, le diverse capacità di progettazione si incrociano con le azioni dei diversi ministeri. Per fare, però, tutti insieme qualcosa che è condiviso. Che vale per l’oggi ma molto di più per il domani. Che è frutto di un pensiero forte e di una visione di lungo periodo.
Se fa paura la parola discontinuità, si riconosca almeno che serve un urgentissimo salto di qualità. Dopo i dissensi evidenti di Italia Viva e Pd emersi nella giornata di ieri segnata dal sì al Meccanismo europeo di Stabilità (Mes) e dalla battuta d’arresto sul Recovery Fund, il tema di una diversa governance per la gestione del piano Next Generation Eu e di un dibattito pubblico che individui le priorità e le renda patrimonio comune della maggioranza e della squadra dei ministri – questa o un’altra – non è più eludibile.
Siamo alle prese con il nuovo ’29 mondiale e siamo l’economia più diseguale e fragile di Europa, ma perseveriamo nei vecchi errori del Paese dei venti staterelli e dei venti egoismi e ci priviamo di un luogo di pensiero strategico capace di ragionare su investimenti a dieci anni. Una volta questo luogo era la Banca d’Italia, oggi come allora potrebbe essere preziosa, ma nessuno chiede niente perché si è troppo impegnati a sopravvivere in una navigazione a vista tra veti e controveti. Abbiamo perso mesi preziosi per occuparci a muso duro di migliorare la qualità amministrativa degli atti e la qualità esecutiva della macchina pubblica come soggetto di spesa non assistenziale. Non solo tutti capiscono che continuiamo a parlare di soldi che nessuno ha ancora visto, ma non diamo nessuna prova di essere capaci di trasformare quei soldi in capitale umano e in investimenti.
È vero o no che i burocrati europei sono alla seconda o terza richiesta di ulteriori informazioni su provvedimenti di ristoro italiani per cui nelle casse delle imprese non si vede il becco di un quattrino? Sono soldi italiani questi, figuriamoci che cosa potrà succedere con i soldi europei del Recovery Fund o del Meccanismo europeo di stabilità!
Di tempo a disposizione ne è rimasto davvero poco: se non siamo capaci o non possiamo tornare brutalmente al sistema centralista francese, evitiamo almeno di procedere a colpi di immagine pensando per ruoli operativi di rango a figure di economisti che confondono la cassa con la competenza o a teorici del pensiero meridionalista di rovescio nemmeno di dritto già sperimentati e bocciati anche nel recente passato. In Barca, per capirci, abbiamo già creduto una volta, nessuno ci può chiedere di crederci la seconda.
Presidente Conte, non è più tempo di mediazioni e di giochetti. L’occasione storica del Next Generation Eu non è quella di portare a casa i soldi ma di dimostrare di essere capace di spenderli e di spenderli bene. Serve la nuova coerenza meridionalista del trentino De Gasperi e questa sfida riguarda direttamente il Presidente del Consiglio che la deve fare sua non in qualche passaggio qua e là, ma in modo visibile, pubblico, riconoscibile. Deve riuscire a esprimere una leadership politica capace di unire tutta la sua maggioranza di governo su un progetto strategico che parli all’Italia intera con un grande piano di Industria 4.O e un grande progetto di riunificazione infrastrutturale immateriale e materiale delle due Italie.
Servono metodo e umiltà. Non servono i dollari negli occhi come Paperoni che si vedono negli sguardi di molti dei suoi collaboratori. Chieda aiuto alla Banca d’Italia come ha avuto l’umiltà di fare solo il ministro della Università e della Ricerca Manfredi che è un ingegnere, non un giurista, e, essendo competente non improvvisato, sa quanto sia importante confrontarsi sulle scelte strategiche e, ancora di più, su quelle decisive per il funzionamento dei processi. Un pensiero politico forte, Presidente Conte, non cresce nei nascondigli e non può essere nelle mani di una sola persona. Quella è la leadership che si esercita circondandosi dei migliori, reperiti in casa e fuori, e confrontandosi a viso aperto con le forze della sua coalizione. Quella su cui ora verrà giudicato.
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Purtroppo
Con il PdC Giuseppe Conte, a giudicare dai suoi atti di un biennio, temo sia come volere spremere sangue dalle rape. E’ tempo perso. E’ altrettanto inutile chiedere a un incompetente di contornarsi di persone competenti, ancor più di quelle altamente competenti. Conte non ha nessun retroterra e dimestichezza e capacità di gestione di rapporti e strutture di alto livello.
Come scrivevo ieri, non è né un Prodi, né un Ciampi. Ecco, per incompetenza e inadeguatezza è paragonabile a Berlusconi, che in politica, infatti, a differenza che nelle sue aziende, si è sempre contornato di personaggi mediocri, pescando – nell’ipotesi migliore – tra le seconde o terze file della Prima Repubblica. Ma almeno lui è un eccellente venditore. Beninteso, della corrente che propugna la tecnica di vendita manipolatoria (l’altra corrente caldeggia la metodologia basata sulla costruzione di un rapporto di fiducia con il cliente).
In che cosa eccella Conte, tranne la sua formidabile resilienza,[1] io non saprei dire. Neppure in lingua italiana, eccelle. Neppure in algebra o in diritto costituzionale, eccelle, visto che… la sua prima bozza del PNRR assegnava al Sud il 30% delle risorse, calpestando in un colpo solo la matematica, la demografia, la Costituzione, nonché la sua origine meridionale. Purtroppo, perché è doloroso ammetterlo.
PS: La Banca d’Italia non basta. Occorre una tecnostruttura che abbia competenze elevate in gestione operativa di progetti. Diretta da un capo che sappia creare lo spirito giusto, senza il quale – parafrasando Robert Musil – un’organizzazione non ha forza.
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[1] resilienza
sostantivo femminile
1. Capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi.
2. In psicologia, la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà.