Il vicepresidente della Banca Europea degli Investimenti, Dario Scannapieco
5 minuti per la letturaCon il disastro delle venti sanità sotto gli occhi di tutti si ripete il solito copione. Si pongono le basi perché diventi realtà il sogno dei capetti delle Regioni del Nord. Mettere le mani sull’Irpef che appartiene al Paese e non a loro per fare sempre più a loro piacimento su sanità e trasporti.
La pandemia moltiplica gli egoismi e rischia di condannare per sempre questo Paese alla disgregazione. La fotografia delle tre Italie
TUTTO procede come se nulla fosse. Siamo alle prese con il nuovo ’29 mondiale ma in casa ognuno continua a fare i suoi piccoli conti. Le Regioni del Centro-Nord con un accordo sottobanco in Commissione Bilancio tra Sinistra Padronale e Destra leghista fanno fare un altro passetto avanti al federalismo fiscale all’italiana che è quello dei ricchi a spese dei poveri. Hanno fatto sparire sottobanco l’articolo 151 della legge di stabilità che rinviava di un anno l’autonomia di entrate delle Regioni.
In piena Pandemia, con il disastro delle venti sanità sotto gli occhi di tutti, si ripete il solito copione. Si pongono le basi perché diventi realtà il sogno dei Capetti delle Regioni del Nord: mettere le mani sull’Irpef che appartiene al Paese, non alle singole Regioni, e fare sempre più a loro piacimento su sanità e trasporti. Siamo allibiti. La Pandemia moltiplica gli egoismi e rischia di condannare per sempre questo Paese alla disgregazione. Siamo un Paese Arlecchino in tutto e non abbiamo nessuna voglia di correggere gli errori gravissimi del passato.
La fotografia dell’Italia di oggi è quella di una piccola e media impresa privata del Nord lombardo-veneta e emiliano-romagnola che approfitta come pochi al mondo dei vantaggi mercantili della dittatura cinese che ha fatto ripartire in sicurezza la sua economia e del mercato americano che di fatto non si è mai fermato.
La fotografia dell’Italia di oggi è una Calabria che vede la sua economia, che vale in partenza un reddito pro capite pari alla metà di quello del Centro-Nord, passare dalla soglia della povertà a quella della sotto povertà nel silenzio complice di tutti. Ci è voluta la sequenza cabarettistica del trio Cotticelli-Zuccatelli-consorte di Gaudio per scoprire che in dieci e passa anni di gestione commissariale ministeriale della sanità il debito è volato, il buco dei conti è rimasto inalterato, e il servizio reso ai cittadini che pagano più tasse di tutti è sprofondato sotto terra. In una regione dove perfino i partiti sono commissariati e dove i vertici delle istituzioni sono o delegittimati o agli arresti domiciliari, si parla del commissario ad acta per la sanità – che nemmeno si nomina – come il salvatore della patria ignorando che tutto, dalle scuole alle strade, dagli acquedotti all’urbanistica, se ne cade a pezzi.
In un crocevia terribile dove si intersecano lo Stato patrigno ostaggio dei Capi delle Regioni del Nord che continuano a tagliare ingiustificatamente risorse e una classe dirigente politica, burocratica e in genere amministrativa molto spesso inadeguata o corrotta. Chi vuole vivere di mercato e fare le cose perbene non sa quale sia il primo dei suoi carnefici: lo Stato patrigno che gli toglie l’aria o la nomenklatura del territorio che si fa togliere tutto senza battere ciglio ma poi con quel che resta va pure a stringere patti inconfessabili con i poteri deviati della massoneria e della ‘Ndrangheta.
La fotografia dell’Italia di oggi è quella di un commerciante su due che a Milano, non a Reggio Calabria, non riaprirà più. È quella di un pezzo dell’economia che vale più della manifattura perché mette insieme servizi, turismo, cultura e spettacolo, commercio, artigianato e lavoro autonomo in genere, e che prepara il disarmo perché ha ricevuto poco, male, tardi dei risarcimenti dovuti pur in presenza del più clamoroso sforamento della finanza pubblica della storia italiana repubblicana. Questa è la realtà dell’Italia dei ventuno egoismi, perché le due Province autonome fanno salire da 19 a 21 le voci in Conferenza Stato-Regioni, che non ha il coraggio di riorganizzare subito la ripresa prima che ti arrivi addosso la palla che fa rotolare tutto e ti porti debilitato, non più salvabile, all’appuntamento della ripartenza nel secondo semestre del 2021.
Lo Stato italiano continua a mettere soldi ovunque e non concentra l’azione sui rimborsi veloci sul conto corrente, pari almeno al 50% del fatturato perso, a chi ha dovuto chiudere la sua attività. La regia centrale che dovrebbe produrre prima di chiunque altro il piano di utilizzo del Next Generation Eu non esiste.
Si è impegnati con ministri anche di valore in estenuanti mediazioni quando la proposta italiana dovrebbe essere sottratta a priori dalle rivendicazioni clientelari di Regioni e ministeri per concentrarsi su due obiettivi strategici. Che sono:
- 1) Un grande, gigantesco progetto industria 4.0 per sostenere e consolidare tutti quelli che hanno il mondo come mercato e ancora tengono bene ma non ce la possono fare da soli e un piano altrettanto ambizioso che valorizzi il capitale umano sostenendo come non mai ricerca e progetti integrati università-imprese.
- 2) Un grande, gigantesco piano di riunificazione infrastrutturale delle due Italie partendo da banda larga ultra veloce e alta capacità e alta velocità ferroviarie per ridare al Nord il suo più importante mercato di consumi interni e al Sud le condizioni di base minime per competere nel mondo, cambiare registro e recuperare all’Italia intera la leadership perduta nel Mediterraneo.
Tutto questo è possibile se la clausola di supremazia dello Stato diventa una cosa seria e se quello stesso Stato si dota di una struttura tecnica di poche persone guidata da uomini che hanno dimostrato di saperlo fare nel mondo come il vicepresidente della Bei, Dario Scannapieco. Se non si vuole o non si è capaci di fare nemmeno questo allora ci si doti di un trattato europeo che permetta di utilizzare i fondi europei con le regole comuni non italiane e con uomini indipendenti. Perché solo in questo caso il progetto Mezzogiorno, che è l’unico possibile, diventerà il progetto italiano e sottrarrà il Paese alle clientele dei Capetti delle Regioni del Nord e del Sud. Che il dialogo tra questa maggioranza e chi dell’opposizione è interessato a farlo seriamente serva almeno a questo. Non a fare i soliti giochetti della Sinistra Padronale e della Destra leghista che hanno fatto del Nord e del Sud dell’Italia gli ultimi in Europa.
La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA