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La Conferenza Stato-Regioni

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L’idea che un Presidente della Regione che deve adottare un provvedimento impopolare ritenga di doversi coprire davanti ai suoi elettori dietro il coinvolgimento del ministro della Salute ci fa semplicemente terrore. Che addirittura il ministro della Salute per fare il suo dovere e fare sentire a tutti il peso dei suoi poteri arrivi a invocare la condivisione della firma con il Presidente della Regione interessata a noi fa ancora più paura. Serve lo spirito unitario del Dopoguerra non il Paese Arlecchino

Non sappiamo se finirà con questa doppia firma di cui tutti parlano. Sotto ogni provvedimento di chiusura ci dovrà essere la firma del ministro della Salute e del Presidente della Regione. Una sorta di corresponsabilità che sa tanto di irresponsabilità comune visto che a entrambi i firmatari non può sfuggire che ogni minuto perso si misura in vite umane perse. Per carità di patria speriamo che questa doppia firma che nasconde una doppia fuga dalla responsabilità ci sia risparmiata.

L’idea che un Presidente della Regione che deve adottare un provvedimento impopolare ritenga di doversi coprire davanti ai suoi elettori dietro il coinvolgimento del ministro della Salute ci fa semplicemente terrore. Che addirittura il ministro della Salute per fare il suo dovere e fare sentire a tutti il peso dei suoi poteri che sono la misura algebrica della responsabilità arrivi a invocare la condivisione della firma con il Presidente della Regione interessata a noi fa ancora più paura.

Perché è pacifico che non esiste un’emergenza sanitaria di destra o di sinistra ma l’emergenza a cui si deve fare fronte con atti concreti e un esercizio intelligente della responsabilità che vuole dire prevenzione e investimenti sanitari mirati nel rispetto del ruolo di ognuno. Perché è ancora più pacifico ai nostri occhi che dovremmo assistere non allo spettacolo di un inverecondo scaricabarile tra uomini delle istituzioni ma a una rivendicazione pubblica e a un esercizio effettivo delle responsabilità da parte dei singoli soggetti di governo centrale e territoriale nell’ambito delle loro competenze e di una precisa gerarchia.

Vedere questi Capi delle Regioni autonomisti per antonomasia che vogliono annullare precipitosamente le loro responsabilità e perfino il quadro clinico di contagi e di terapie intensive dei loro territori allo scopo di affogare ogni loro ritardo o inadempienza o ogni loro prevedibile impopolarità nel mare di un provvedimento centralistico nazionale questo sì fuori dalla realtà, dà la misura esatta di quanto abbia nuociuto e ancora di più possa nuocere questo federalismo italiano della irresponsabilità.

Ma vi rendete conto che siamo in presenza di un Presidente del Consiglio che è costretto a trattare per tre giorni con un conclave di cardinali regionali che si chiama Conferenza Stato-Regioni che è diventata la Terza Camera dello Stato al di fuori della Costituzione e di ogni regola di buon senso? Che esista parallelamente una gigantesca questione nazionale di competenza dei singoli ministri e di una macchina dello Stato centrale colpevolmente svuotata da un decennio in qua di risorse e di uomini di valore, è fuori discussione e guai a dimenticarselo.

Per questo abbiamo invocato e apprezzato la supplenza del Federatore del federalismo italiano incompiuto che non può che essere il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, quasi più per il prestigio personale che per i poteri che la Costituzione gli riconosce. Purtroppo, temiamo che non sia finita qui perché la protesta sociale è destinata a salire, perché l’emergenza sanitaria è terribilmente seria, perché il morso della crisi economica non ha precedenti. Perché sono passati otto mesi otto durante i quali a Roma come a Milano e a Napoli si è fatto poco o nulla e oggi se ne scoprono nei pronto soccorso gli effetti drammatici.

Una miscela così esplosiva determina un logoramento del tessuto civile e un Paese Arlecchino nelle mani di venti Capetti tanto egoisti quanto miopi è di sicuro quello meno adatto a farvi fronte. Anche perché siamo l’unico Paese europeo in una stagione attraversata dal flagello della Pandemia globale e della recrudescenza terroristica dove l’opposizione pensa a fare saltare il governo prima di pensare a salvare vite umane e posti di lavoro. Per ritrovare lo spirito unitario del Dopoguerra serve che l’intelligenza tecnica, il riformismo cattolico e la cultura laica tornino a riunirsi nella società e a fare sentire la loro voce nella politica fuori dagli egoismi regionali e dai gusci vuoti di populismi-sovranismi condannati dalla storia. Perché solo così possiamo uscire dallo Stato confusionale che ha segnato l’ultimo ventennio italiano. Servono uomini giovani e meno giovani della fibra del Supplente Federatore. Gli uomini migliori devono essere chiamati a raccolta. Nessuno di loro potrà rifiutarsi di dare una mano.


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