Giuseppe Provenzano e Francesco Boccia (Foto Roberto Monaldo/LaPresse)
4 minuti per la letturaLa zampa dell’elefante che blocca la crescita del Paese non è più un segreto per nessuno e questo aumenta la responsabilità politica di chi non interviene. Siamo arrivati alla cifra record di 64,5 miliardi che ogni anno le Regioni del Nord sottraggono indebitamente alle Regioni del Sud alle voci sanità, scuola, mobilità, treni veloci, rete in fibra, e così via. Questa scavatrice con il pilota automatico inserito dentro le pieghe del bilancio pubblico da almeno undici anni ha diviso la popolazione italiana in cittadini di serie A (regioni del Nord) e in cittadini di serie B (regioni del Sud) per la cosiddetta spesa sociale. Attraverso questa persistente e crescente distrazione di risorse che raggiunge il suo massimo nelle infrastrutture (qui il Mezzogiorno è addirittura abolito) ha di fatto negato lo sviluppo all’intero Paese.
Il Nord e il Sud dell’Italia sono i due unici territori europei a non avere raggiunto i livelli pre-crisi prima del Covid per la semplice, esclusiva ragione che le risorse dovute al Sud per lo sviluppo sono diventate assistenzialismo al Nord. Si è condannata così la parte più debole del Paese al sottosviluppo e quella più forte a fare i conti con la perdita del suo principale mercato di “esportazioni” che è il mercato di consumi interno del Mezzogiorno. Le risorse pubbliche per i treni veloci e la rete della fibra che avrebbero cambiato il volto del nostro Sud sono diventate il capitale del peggiore assi- stenzialismo regionale al Nord e, indirettamente, hanno finito con l’alimentare le attività economiche della criminalità organizzata in quei territori.
Da questo circuito perverso frutto della frammentazione decisionale italiana che consente alla Sinistra Padronale tosco-emiliana in combutta con la Destra lombardo-veneta a trazione leghista di fare il bello e il cattivo tempo nella Conferenza Stato-Regioni, bisogna uscire in fretta. Ogni giorno che passa è un giorno perso.
Questo giornale ha scoperchiato il pentolone della vergogna civile e della abnorme distorsione della spesa pubblica dal suo primo giorno di uscita. Ricordo le facce e i commenti di incredulità diffusi. Ora che tutte le istituzioni economiche, contabili, statistiche della Repubblica italiana e una commissione di indagine parlamentare hanno confermato il valore algebrico di questa denuncia il silenzio operativo non è più tollerabile.
Prendiamo atto dell’impegno del ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, della sua proposta di finanziare i livelli essenziali di prestazione con il Next Generation e di varare con l’autonomia il fondo di perequazione infrastrutturale. Condividiamo in toto l’avvertimento del ministro per il Sud Provenzano sulla forza degli interessi costituiti e la denuncia della presidente della commissione banche, Carla Ruocco, sulla spesa storica “dolosa e intollerabile”. Sappiamo che il ministro per gli Affari europei Amendola è pienamente consapevole della questione e si muove nella giusta direzione. Ora, però, servono i fatti. Perché con un sistema così distorto e distorcente di certo il triangolo della Pandemia del Nord, come ci ricorda la Svimez, reagirà con più vigore delle regioni del Sud, ma il Paese nel suo complesso non ce la può fare. Alla fine si incontreranno due debolezze. Servono fatti nuovi e, soprattutto, servono subito. Serve un piano Mezzogiorno che è l’unico piano Italia possibile.
Noi vigileremo, ma una cosa è certa: se il vento del Nord non soffierà forte affinché gli investimenti pubblici infrastrutturali si facciano finalmente al Sud e le imprese delocalizzino qui impianti e ricerca, l’Italia uscirà dal novero dei Paesi industrializzati perché non avrà più la dimensione minima nazionale per rimanerci. Lo hanno capito i tedeschi che hanno deciso di investire nell’automotive nel Mezzogiorno. Lo ha capito l’Europa che vuole che si finanzi lo sviluppo non l’assistenzialismo del Mezzogiorno. Lo devono capire i grandi feudatari delle Regioni del Nord che continuano a fare assunzioni clientelari e a distribuire mancette ai loro cittadini con i soldi sottratti indebitamente alle popolazioni meridionali. Bisogna recuperare la veduta lunga dell’Italia del miracolo economico, ma siccome gli uomini non sono più gli stessi e la logica prevalente è quella dell’interesse miope di bottega, diremmo quasi di giornata, chi ha la responsabilità di governo si impossessi delle chiavi della cassaforte e blocchi soprusi e affarismi. Nessun dialogo costruttivo Nord-Sud è possibile fuori dall’operazione verità e ci rifiutiamo di credere che le menti più illuminate della classe dirigente politica e imprenditoriale del Nord vogliano consegnare il loro destino nelle mani di capetti che fanno i bulli con i soldi degli altri. Ogni limite ha una pazienza. Questo limite è stato superato da un pezzo.
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