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Mario Draghi durante il meeting di Rimini

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Agire ora insieme. Per fare la nuova Bretton Woods che restituisca ordine al mondo e lo liberi dalla incertezza e dall’ansia paralizzanti. Per fare le nuove regole della nuova Europa solidaristica. Quelle stesse regole che per inerzia, timidezza e interesse non si sono colpevolmente fatte sacrificando la coesione e alimentando il populismo. Per costruire il futuro dei giovani anche perché saranno loro a ripagare il debito e bisogna avere la consapevolezza che privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza. Per fare debito buono investendo in capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione, nella ricerca e non per fare debito cattivo a fini improduttivi. Per ricostruire l’Europa con lo spirito dei Fondatori e l’Italia con lo spirito etico di De Gasperi e, aggiungiamo noi, con il debito “buonissimo” che serva a riunificare il capitale sociale, digitale e infrastrutturale delle due Italie e realizzi oggi con le opere non con i sussidi la “coerenza meridionalista” dello statista trentino.

Perché l’Europa acceleri nella direzione giusta intrapresa che riconosce il ruolo stabilizzatore del bilancio europeo, inizia a fare emissioni di debito comune, e dovrà portare a un Ministero del Tesoro comunitario, molto dipenderà dalla credibilità delle forze politiche europee. Perché l’Italia recuperi lo spirito della guerra, la voglia di riscatto delle donne e degli uomini sotto le macerie delle bombe, che fu il motore propulsivo della ricostruzione del secondo dopoguerra quando un Paese agricolo di secondo livello diventò una potenza economica mondiale, ancora di più molto dipenderà dalla credibilità delle forze politiche italiane. Fermiamoci qui.

La forza compiuta e anticipatrice del discorso di Mario Draghi al meeting di Rimini appartiene alla storia personale del banchiere centrale più apprezzato nel mondo che ha salvato l’euro e l’Europa con tre sole parole (Whatever it takes, costi quel che costi) attuando la più clamorosa supplenza politica senza uscire dal seminato del suo ruolo e dei suoi poteri. Perché ha fatto la mossa giusta al momento giusto che è la prima qualità richiesta a un banchiere centrale. A Rimini abbiamo ascoltato Mario Draghi come uno dei Padri Fondatori dell’Europa.

Una persona che mentalmente agisce adesso per affrontare il domani e che vuole ricordare a tutti che per migliorare il mondo nel futuro bisogna agire ora. Ha detto che ci devono essere di esempio gli uomini che ricostruirono il mondo, l’Europa e l’Italia, dopo la seconda guerra mondiale. Ha detto: si pensi ai leader che, ispirati da J.M. Keynes, si riunirono a Bretton Woods nel 1944 per la creazione del Fondo Monetario Internazionale. Ha detto: si pensi a De Gasperi, che nel 1943 scriveva la sua visione della futura democrazia italiana e a tanti altri che in Italia, in Europa, nel mondo immaginavano e preparavano il dopoguerra.

Noi ci permettiamo di aggiungere: si pensi allo statista italiano, Mario Draghi, che dopo la più grande distruzione economica mai vista in periodo di pace, una seconda recessione e un’ulteriore perdita di posti di lavoro, salvò l’euro con tre parole e la sua credibilità personale. Questo fa la differenza.


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