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Giuseppe Conte

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1) Investimenti pubblici. Dite quali cantieri aprite e partite dall’alta velocità al Sud.
2) Riforma della burocrazia. Decreto Semplificazioni, procedure abolite e modificate. Struttura di comando snella che faccia l’opposto della nomenklatura del Tesoro.
3) Rottamazione a 360 gradi per ogni tipo di auto e di elettrodomestici per spingere i consumi.
4) Fiscalità di vantaggio per il Sud: quantità e durata

Abbiamo avuto le cento e passa idee di Colao, un prontuario che non dimentica nessuno e serve a nulla. Abbiamo alle spalle otto giorni di Stati generali dell’economia dove tutti (proprio tutti) hanno avuto diritto di parola.

Tutti (proprio tutti) hanno ascoltato il disegno di politica economica del governo. Tutti (proprio tutti) hanno detto la loro, hanno fatto proposte. Siamo alle prese con il più grande istituto di previdenza europeo che non riesce a fare arrivare la cassa integrazione in deroga perché è una cosa nuova e ha un presidente che ha la faccia tosta di sfidare la realtà ogni giorno in tv e ovunque sia.

Abbiamo fatto un decreto liquidità che prevede 12 decreti attuativi e non ne abbiamo adottato nemmeno uno a tre mesi di distanza. Perché abbiamo una nomenklatura del Tesoro della Repubblica italiana che è riuscita nel capolavoro di coinvolgere tutte le burocrazie del mondo per fare in modo che i soldi non arrivino dove devono arrivare. Non hanno capito i signori del Tesoro che questa volta l’Italia rischia come mai in passato e che loro avevano l’obbligo di fare tutto il contrario di quello che avevano fatto prima. I superpoteri attribuiti al ministro Gualtieri e, quindi, per proprietà transitiva a loro visto l’evidente stato di soggezione del responsabile politico dell’economia, suscita indignazione e alimenta preoccupazioni di livello alto.

Presidente Conte, come sa, noi abbiamo stima di Lei e, proprio per questo, abbiamo il dovere di avvisarla che non deve dare molto peso ai sondaggi. La sua sopravvivenza e la salvezza dell’Italia si decidono nei prossimi dieci giorni. Per questo ieri abbiamo titolato “E ora gli Stati generali dei fatti” che sono l’esatto contrario di “potremmo abbassare un po’ l’Iva”. Veniamo a noi. Al Paese servono poche cose vere subito. Oggi non domani.

1) Investimenti pubblici. Indicazione puntuale di quali cantieri aprite nei prossimi quindici giorni. All’interno pubblichiamo l’elenco delle opere cantierabili immediatamente. A nostro avviso è obbligatorio partire da tutti i cantieri dell’alta velocità/capacità ferroviarie del Mezzogiorno. Cronoprogramma e nuovo abuso d’ufficio sono molto utili, ma se è necessario il ricorso a commissari tipo ponte di Genova lo si faccia senza indugi.

2) Riforma della burocrazia, emergenza delle emergenze del Paese. Anche qui indicazione puntuale delle procedure cancellate: di quelle abolite e di quelle modificate. Non servono gli annunci del passato, ma un decreto semplificazioni di poche e chiare norme – a partire dal danno erariale di inerzia – immediatamente esecutive che tagli drasticamente i tempi di tutte le valutazioni. Servono strutture di comando accentrate (cabina di regia) snelle con uomini nuovi e poteri veri.

3) Rottamazione a 360 gradi per spingere l’acquisto di ogni tipo di auto e di qualunque tipo di elettrodomestici. Non esiste altra via per rilanciare i consumi e la domanda interna.

4) Fiscalità di vantaggio per il Sud con indicazione puntuale delle quantità e della durata del nuovo regime fiscale.

Questi quattro provvedimenti sono gli Stati generali dei fatti che il suo Governo deve rendere subito esecutivi. Sono il segnale di fiducia che serve oggi e che andrà corroborato con la legge di assestamento, lo scostamento di bilancio e il piano nazionale delle riforme. Nel frattempo manutenzione profonda di scelte già assunte ma che vanno gestite perché non hanno funzionato. Come è accaduto con la liquidità e con la cassa integrazione in deroga. Siamo sempre lì.


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