La sede del ministero delle Finanze
6 minuti per la letturaIl Tesoro gira a vuoto, le Regioni alimentano la polemica politica. La gente perde il lavoro, il turismo è dimenticato da tutti, sempre più negozi chiudono, le imprese languono e i consumi interni non ripartono. Manca l’olio di gomito di un team di persone che sa fare le cose. Si vantano dei soldi europei che sono fuori dal bilancio italiano ma rischiamo di perderli a favore degli spagnoli che sono più bravi di noi a spenderli
Siamo stati i primi a dirlo in assoluta solitudine. Questo decreto liquidità è fatto apposta per non cacciare un euro. Quando li abbiamo visti balbettare di garanzie abbiamo capito al volo che la discesa a strapiombo da 400 miliardi a zero o giù di lì era l’unica certezza. Ricordo il plauso con titoli di scatola dei cosiddetti giornali di qualità, per loro i soldi erano veri e noi non capivamo niente. Ci viene da chiedere dove vive il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, e quanto male fa a lui e ai suoi tecnici un’informazione che non ha mai nulla da dire e che, gratta gratta, è sempre schierata con chi detiene la cassa anche in tempi di carestie. Abbiamo ripetuto sino alla nausea che il ministro dell’Economia si doveva assumere la responsabilità politica di questo grave errore e doveva tagliare fuori con un tratto di penna le burocrazie ministeriali e bancarie e abolire tout court l’intermediazione dei damerini della Sace che vendono polizze sull’export, sono quattro gatti, fanno un altro mestiere e sono pure impreparati.
Niente da fare. Dare liquidità e contributi a fondo perduto compensativi dei danni determinati alle imprese non rientra nel loro DNA. Fare credito di favore alle grandi aziende decotte italiane o estere e mettere poi tutto sul conto di noi cittadini, questo sì, perché rientra in quella logica di potere spartitoria – ancorché consunta – di cui non riescono a liberarsi né loro né i giornali cosiddetti di qualità. L’obiettivo è complicare tutto perché non esca nulla e si proteggano gli stipendi pubblici esattamente come si sarebbe potuto fare in tempi di pace mentre viviamo i giorni della Grande Depressione mondiale. Siamo alla follia masochista che fa saltare l’economia italiana e, per la prima volta, mette a rischio stipendi e pensioni pubblici.
Il primo errore è stato replicato al cubo con i padroncini di Stato di Invitalia e di Cdp, che vogliamo fare entrare (perché?) anche in aziende private piccole e piccolissime con un metodo del tipo “a Fra’, che te serve?” che ha fatto molto male all’economia della prima Repubblica ma oggi è addirittura letale. La sottovalutazione da parte dei tecnici del governo è massima. La sottovalutazione della responsabilità politica di chi guida l’economia e dovrebbe chiedere ben altro ai tecnici del Tesoro e agli uomini che ha voluto alla guida delle controllate pubbliche ha dell’incredibile. Vogliamo avvisarvi per la terza volta perché noi non facciamo polemica politica, ma a differenza vostra guardiamo in faccia la realtà e abbiamo il dovere di dire come stanno le cose. Se continua così tutto il Paese diventerà una polveriera sociale che, in buona parte di esso, è già una lacerante realtà. La situazione è la seguente. Il governo parla e non fa, le Regioni alimentano la polemica politica. L’informazione tace o fa discorsi astrusi. La gente perde il lavoro, non ha un soldo in tasca.
Le imprese subiscono ogni genere di umiliazioni – il click day del “generale della disfatta” Arcuri è entrato nella storia – il mercato del mondo è fermo, il turismo è a terra dimenticato da tutti, sempre più negozi chiudono per sempre, i consumi interni non ripartono, la polveriera sociale esplode in Italia.
Hanno cercato di metterci una pezza con gli emendamenti della maggioranza al “decreto illiquidità”, ma alla fine ci vuole la firma del funzionario bancario e quella non arriverà e così nemmeno i soldi arriveranno. I contributi compensativi da almeno un mese avrebbero dovuto appalesarsi come bonifici sui conti corrente di persone e società, ma non li ha visti nessuno. Nessuno (o quasi) è stato risarcito. Non siamo di primo pelo, ma non abbiamo mai visto tanta incoscienza e tanta supponenza. Per questo siamo terrorizzati e ci portiamo avanti.
Avete visto che lo spread è un po’ sceso per l’annuncio di un Recovery Fund europeo per un importo di 500 miliardi finanziato con titoli comunitari di lunghissimo termine? Sanno tutti che questo Fondo è stato fatto per l’Italia non per l’Europa o meglio è stato fatto per salvare l’Italia che altrimenti si porta a fondo l’intera Europa. Bisogna superare l’opposizione di olandesi & Co. che non hanno capito nulla e non perdono mai l’occasione di dimostrare quanto grevi e, a volte, offensivi siano i loro miopi comportamenti. Detto questo, però, ci permettiamo di dire a tutti i Complicatori d’Italia, riuniti tra di loro o nascosti dietro le cupole burocratiche romane e regionali, che il vero problema per noi sarà usarli questi soldi. Abbiamo capito che non useremo il bilancio italiano e festeggiamo, ma non abbiamo messo una persona a studiare nel giro di qualche settimana i programmi da fare per spendere bene questi soldi. Come è successo con i decreti liquidità e rilancio – primo e secondo bizantinismo – manca l’olio di gomito di un team di persone che sa fare le cose. Che dice abbiamo 100 miliardi, 137 se prendiamo il Mes, e con questi soldi faremo questo pezzo di sanità qui e lì, questo pezzo di infrastrutture qui e lì.
Abbiamo la Banca d’Italia che, con i soldi della Bce, compra i titoli e ci rende relativamente tranquilli. Abbiamo i fondi della cig europea e gli incentivi delle imprese della Bei. Tutto bene, dunque? No, perché non ci siamo noi. Mancano la testa politica e la macchina amministrava in grado di decidere che il 40% di questa spesa pubblica andrà al Mezzogiorno e di investirla in modo efficiente in infrastrutture di sviluppo materiali e immateriali. Abbiamo sempre parlato di un gabinetto di guerra non di comitati inutili.
Chiamate a raccolta i pochi che possono dare una mano e, con loro, ripensate in fretta l’utilizzo delle risorse umane sul territorio. Fatelo perché se no continuerete a girare a vuoto.
C’era un tempo in cui l’Italia era la lepre nell’utilizzo dei fondi comunitari perché la guida era saldamente nelle mani di un uomo, Gabriele Pescatore, e della sua Cassa di 300 ingegneri che aprivano e chiudevano i cantieri e non rubavano una lira. Questo è il modello da ripetere. Per le infrastrutture di servizio come per il turismo, per la scuola come per la digitalizzazione e, ancora di più, per la politica industriale che assorbe le prime tre e indica le priorità della manifattura. Poche persone di qualità al centro e una rete di talenti giovanili sul territorio e nel mondo. Queste scelte la Spagna le ha già fatte un po’ di tempo fa, se continuiamo con la trafila delle garanzie al posto di soldi veri, scartoffie e istruttorie, gli spagnoli si prenderanno anche i nostri 100 miliardi. Poi potremo anche lamentarci, ma non servirà a molto. La polveriera sociale coprirà tutto.
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