Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte
3 minuti per la letturaSI PARLA solo di Italia non di Europa, questa è la cosa più pericolosa sui mercati. Sono tutti fragili, ma qualcuno finge di non capirlo, perché gli fa comodo. Non ce la faranno a attribuire all’Italia la Pandemia globale. La catastrofe ha riportato nel solco giusto tracciato da Draghi la Banca Centrale Europea. Il mastino Panetta che rappresenta l’Italia nel board è molto ascoltato e non molla di un centimetro. Si compreranno i titoli di stato che servono e si opererà per fare arrivare la liquidità alle imprese. Questa volta Banca d’Italia, Banca di Spagna e Banca di Francia si muovono insieme. Il Governatore della Bundesbank e i suoi amichetti del Nord si agiteranno, ma perderanno. L’Europa ha mandato in soffitta il Patto di Stabilità senza Crescita, ma non basta. Anche qui la catastrofe farà il suo. Ha già coperto di ridicolo i campioni del sovranismo anglo-americano, Boris Johnson e Donald Trump, farà ragionare perfino i tedeschi e arriveranno gli eurobonds. I piccoli ma ricchi Paesi del Nord daranno battaglia. Sarà dura, magari ne servirà più di una. Alla fine, però, si arriverà dove si deve arrivare. Altrimenti l’Europa sparisce.
Il tema italiano di oggi è la liquidità delle imprese e dei lavoratori privati e i rischi della chiusura della produzione determinata dal panico in Lombardia non vanno sottovalutati anche all’interno di una catastrofe mondiale. Il governo Conte si deve preoccupare di fare arrivare i soldi a tutti quelli che ha chiuso in casa, non ci possono essere figli e figliastri. Deve avere l’abilità di dare un senso alla tragicità indicando l’ipotesi di uscita e la rotta di un Paese di mutuo soccorso. Se no il popolo vede solo nero e gli sciacalli ne approfittano. Bisogna guardare in faccia la realtà e rendersi conto che non si può andare in guerra con eserciti disarmati.
Questo è successo con medici, scienziati e ospedali pubblici. La realtà ci dice che il triangolo della sofferenza in Italia coincide con il triangolo dell’autonomia che voleva fare tutto da solo. La Lombardia è la Regione che ha fatto la proposta più spinta di autonomia e oggi si presenta come il territorio studiato nel mondo per un tasso di letalità almeno dieci volte superiore alle altre regioni italiane e a tutte le nazioni della terra. È il risultato di almeno un decennio in cui si sono smontati la rete ospedaliera pubblica e l’igiene pubblica e ci si deve interrogare sulla scelta lombarda di ospedalizzare la gestione della crisi sanitaria. Chi vuole bene alla Lombardia deve dire tutta la verità e si deve prendere atto che oggi è la Regione che ha più bisogno di aiuto. Dalle macerie umane del Coronavirus si esce con il Palazzo della ricostruzione italiana. Serve un Paese unito.
Il Governo dimostri di essere capace di aiutare la Lombardia, ma tutti i Governatori capiscano che l’Italia ripartirà quando avrà messo insieme i cocci e si riconoscerà nella sua unificazione economica, sociale e civile. I viaggi della speranza rovesciati dal Nord al Sud alla ricerca di un letto di terapia intensiva ci raccontano il fallimento di un federalismo miope dove lo Stato territoriale si è piegato agli interessi della rendita privata. Ci dicono quello che non dovremo più fare e anche quello che dovremo fare. Ricordiamoci delle bare senza casa di Bergamo.
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