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NOI CI sottraiamo alla spettacolarizzazione del Coronavirus nel Nord Italia. Ai focolai che diventano pandemia. Agli aggiornamenti ora per ora. Anche se è bene che tutti impariamo da questa esperienza. Abbiamo detto per primi che il problema è grave, come è nato, e perché. C’è un tema di debole catena di comando del Paese con i poteri locali che vanno in ordine sparso e hanno tempi differenti di reazione. La presenza tra i contagiati di molti, troppi, del personale medico e sanitario dimostra che le strutture ospedaliere coinvolte, espressione di quei poteri locali, di sicuro non hanno messo in atto le pratiche adatte.
Questo noi lo abbiamo detto subito, ora è certificato dalle valutazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Così come non ha senso essere l’unico Paese europeo a bloccare addirittura i voli dalla Cina, ma non prendersi poi la briga di mettere in quarantena tutti gli sbarcati provenienti da quel Paese di qualsiasi nazionalità siano, qualunque sia l’itinerario che abbiano percorso per arrivare in Italia e il mezzo di trasporto da loro utilizzato. Quando sarà tutto finito queste responsabilità emergeranno con chiarezza, ma solo allora ce ne occuperemo. Si dovrà fare un esame di coscienza collettivo senza ipocrisie.
Oggi l’emergenza nell’emergenza è un’altra. Siamo in una situazione di forte difficoltà che riguarda paradossalmente le aree più avvantaggiate del Paese. Proprio a causa della paradossalità della situazione ora dopo ora, di bollettino in bollettino televisivo, 120 contagiati no 130 no 152 e così via, mentre chiudono scuole, teatri, stadi, cinema, musei delle regioni più ricche, prende corpo l’ombra della emergenza assoluta che è quella del grande Nord che va in panico.
Se il grande Nord va in panico trascina tutto il Paese e l’Europa intera rischia. L’emergenza assoluta va evitata a ogni costo. Se il grande Nord va in panico c’è la crisi dell’Italia. Il Sud è, deve essere, in tutto e per tutto, solidale con il Grande Nord. Deve aiutarlo e deve farlo unitariamente. Abbiamo scritto, e lo ripetiamo, che il sistema Italia è alla sua prova di Stato, ma qui siamo ancora alla fase strumentale. Per tutto quello che sta accadendo siamo consapevoli che va riscoperto il senso profondo di una identità. Occorre la ricostruzione di una comune solidarietà nazionale. Anche se per una volta farà il cammino inverso perché l’approdo finale è evitare che il grande Nord vada in panico. Questo è il punto di arrivo. Forse, a ben vedere, siamo davanti alla più strepitosa delle occasioni per ricostruire il senso di appartenenza collettivo. A quel punto, l’esame di coscienza verrà da solo.
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