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Decisivi perequazione infrastrutturale e Lep, contro lo scippo spesa storica di lunga durata
Il peccato originale che il ministro Francesco Boccia, di cui abbiamo stima, non può ripetere, appartiene a due suoi autorevoli compagni di partito, Gianclaudio Bressa e Paolo Gentiloni, e non ai Governatori leghisti del Nord Zaia e Fontana come molti potrebbero pensare. È stato il Governo Gentiloni, Camere sciolte da due mesi e poteri limitati al disbrigo degli affari correnti, a sottoscrivere un pre-accordo con le tre Regioni “autonomiste” Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia firmato dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per gli affari regionali Bressa. Questo testo è di contenuto costituzionalmente esplosivo e, in termini economico-sociali, deflagrante come una bomba atomica in grado di staccare per sempre territori e popolazioni meridionali dal resto della penisola. In esso ai comma A e C dell’articolo 3 è scritto, con linguaggio tributario ma non per questo meno grave, che l’Italia è stata abolita.
Per capirci, non solo si stende un velo peloso sullo scippo sistemico di 60 miliardi l’anno operato dalle Regioni ricche a scapito delle Regioni povere con il trucco della Spesa Storica inventato dalla triade Bossi-Tremonti-Calderoli e fatto proprio dalla governance tosco-emiliana stabilmente di sinistra, ma si arriva a stabilire il principio della “compartecipazione o riserva di aliquota al gettito di uno o più tributi erariali maturati nel territorio regionale” (comma A) e, addirittura che “i fabbisogni standard dovranno (…) diventare il termine di riferimento in relazione (…) al gettito dei tributi maturato nel territorio regionale in rapporto ai rispettivi valori nazionali”.
Sì, avete letto bene, i fabbisogni standard delle singole persone fisiche, in base a questa pre-intesa, variano a seconda se nasci in un territorio ricco o povero. A stabilire quanti e quali ospedali, scuola e trasporti devi avere nella Repubblica italiana vale uno specialissimo diritto patrimoniale di nascita costruito, peraltro, sulla più colossale bufala del diritto tributario globale che sostituisce all’unico residuo fiscale possibile (quello individuale) un inesistente residuo fiscale territoriale. Per cui i cittadini piemontesi, ad esempio, convertirebbero in moneta sonante di trasferimenti pubblici ad personam il gettito fiscale legato al maxi-utile di Intesa Sanpaolo, prima banca italiana che opera e guadagna in tutto il territorio nazionale e nel mondo, per la semplice ragione che ha la sede legale a Torino e qui paga le tasse. Ci vergogniamo per chi consapevolmente o con leggerezza ha avallato una simile porcheria.
Il punto è che come allora, a nostro avviso, pesò l’ansia di blindare gli ingiustificati 10 miliardi in più di trasferimenti pubblici per la sanità che ha ricevuto negli anni l’Emilia-Romagna rispetto alla Puglia e di fare, quindi, un favore per sempre a Bonaccini, oggi c’è il rischio che si voglia regalare allo stesso Bonaccini un altro trofeo eterno da sventolare in campagna elettorale per le regionali.
Intendiamoci: Boccia non è Bressa e Conte non è il Gentiloni in libera uscita di quei giorni perché questa è l’unica spiegazione che riusciamo a dare al comportamento di un uomo di governo e di Stato qual è l’attuale commissario europeo per l’economia. Così come la legge quadro proposta da Boccia ribalta correttamente quei criteri nefasti ponendo l’inderogabile principio della perequazione infrastrutturale e della determinazione dei livelli essenziali di prestazione entro un anno con la nomina di un commissario ad hoc. Il consenso, peraltro da ricercare su basi diverse, che sembra venire dal Nord, però, ci insospettisce. Se nella stesura finale dovesse essere sancito il principio che, qualora non si riescano a determinare nei tempi prestabiliti livelli essenziali di prestazione (Lep) e fabbisogni standard, si procede con la Spesa Storica, allora capiremmo il perché delle aperture dei noti Governatori “federalisti con i soldi del bilancio pubblico nazionale”. Si metterebbe al sicuro per sempre lo scippo da 60 miliardi l’anno con la legittimazione di una nuova legge. Per evitare equivoci e verificare la buona fede di tutti, ci permettiamo di suggerire a Boccia di adottare come criterio di riferimento la media della Spesa Storica degli ultimi 20/30 anni di modo che lo scippo resta ma viene fortemente attutito dal ventennio precedente dove non si erano ancora fabbricati per legge cittadini di serie A e cittadini di serie B. Prima di disintegrarsi del tutto, questo Paese ha bisogno di ritrovare la sua unità. Senza l’operazione verità si continuerà a sottrarre risorse produttive al Sud e il Nord si autocondannerà non all’integrazione ma alla dipendenza dall’industria tedesca. O si torna a ragionare come Italia puntando su investimenti pubblici, a partire dal Mezzogiorno, e “imprenditori pubblici” o, con questo federalismo in salsa federalista e subfornitrice, ciò che avanza di italiano dalle scorrerie franco-tedesche sarà appannaggio dei colossi di Stato cinesi e russi. Poveri noi!
P.S. Sul Fondo Salva Stati siamo stati chiari: non è questa la battaglia che deve fare l’Italia, il rischio capitale da sventare è l’Unione bancaria dei tedeschi con le loro idee interessate di sottoporre a ponderazione i titoli di stato italiani e lasciare fuori le porcherie di derivati di cui sono piene fino al collo le banche di Berlino e dintorni. La propaganda sovranista in casa fa il gioco di tedeschi e olandesi e presenta il conto ai risparmiatori italiani. Anche qui urge un’altra operazione verità.
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Egregio Direttore
Non mi stancherò mai di ripetere che tutto il Mezzogiorno del Regno delle due Sicilie si deve staccare da questo stato Caino e dall’UE. Naturalmente il debito pubblico sarà ad esclusivo appannaggio del centro-nord e anche dopo questa operazione vantiamo crediti dati dalle continue ruberie a cui siamo sottoposti da 159 anni. Sarà una corte internazionale a stabilire il danno arrecatoci. Con una nostra banca centrale che emetterà moneta per finanziare le infrastrutture, le nostre aziende esistenti e quelle che sorgeranno per coprire il nostro fabbisogno e per esportare le eccedenze, la nazionalizzazione di tutte le attività produttive energetiche, l’acqua bene comune, il versamento sul territorio dei tributi anche di aziende con ragione sociale al nord, la creazione di un nostro esercito composto dai nostri figli già sotto le armi, il dimezzamento dei tributi per favorire gli investimenti e infine l’adozione delle barriere doganali ai nostri confini. Credo che questa sia l’unica strada da intraprendere per salvarci. Che il nord vada verso il suo destino inglorioso.
Cordiali saluti
Vincenzo Mulé