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Proprio non ce la fanno a passare una sola giornata senza parlare di tasse. Questa gara penosa tra Renzi e Di Maio a intestarsi il ritiro di ciò che hanno approvato è la sintesi dei nostri tempi e la polizza dell’ascesa politica di Salvini & Meloni nell’oscillazione perenne del declino italiano tra rigorismo di sinistra e sovranismo scassa bilanci della destra. Siccome la malattia governativa da qui a Natale, nel letto comatoso della traversata parlamentare, farà salire la febbre a temperature mai raggiunte, ci poniamo anzitempo alcuni interrogativi.
Che cosa impedisce a Conte, Gualtieri, Patuanelli, che hanno più sale in zucca degli altri, di parlare da qui a Natale solo di investimenti, di giovani, di politica industriale, di Mezzogiorno? Quale voto moderato pensa di potere conquistare Renzi se fa lo spiritoso con il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che lo ha salvato dal ritiro a vita privata e spreca la credibilità di una proposta politica (la sua) che può invece dire ancora qualcosa di buono se non riappare il “moderato-populista” che è in lui? Quanto tempo dobbiamo attendere e che cosa deve ancora succedere perché Di Maio capisca che la caduta verticale dei consensi grillini è dovuta a errori strutturali (ricetta sbagliata) e che il balletto delle alleanze, privato di nuovi contenuti e di condivisione, rischia di farlo sommergere da una risata collettiva?
Se si vuole che il Conte 2 abbia un senso e una durata di medio termine bisogna che la compagine di governo all’unisono si impegni a rimettere in moto la macchina degli investimenti pubblici e privati e si occupi della scelta degli uomini giusti per guidarla. Le risorse ci sono, ditelo, e soprattutto impiegatele. Non abbiate paura di dire che l’operazione verità sulla ripartizione della spesa tra Nord e Sud è un fatto decisivo per una crescita reale sostenuta delle regioni forti e un recupero altrettanto reale e sostenuto delle regioni colpevolmente abbandonate. Passa di qui la ripresa economica e sociale dell’Italia non dalle scorciatoie miopi dei Governatori lombardo-veneti. Uscite dagli uffici e andate nelle piazze, dite la verità, non nascondetevi più, recuperate il rapporto con le persone e frequentate meno gli insopportabili talk della più autoreferente informazione italiana. Fanno parte della malattia. Altrimenti accadrà quello che è sempre successo. Ricordo il fogliettino che Ciampi mi mostrava “qui c’è l’onore mio e dell’Italia” e aggiungeva: ho preso l’impegno con i tedeschi di fare scendere il debito pubblico sotto il 100% del prodotto interno lordo grazie al risparmio sui tassi di interesse dovuto all’euro. Ciampi rispettò il suo impegno, ma il centrosinistra a un passo dall’obiettivo finale non si fece capire. Litigava ogni giorno. Rivinse la destra e riesplose il debito. La storia si può ripetere. In peggio, ovviamente.
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