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Proviamo una certa tenerezza di fronte al solito balletto della manovra. Risentiamo il rumore di fondo del galleggiamento italiano. Siamo al ridicolo davanti a crisi di nervi, innalzamenti e cadute di ego prevalentemente maschili, per qualcosa che assomiglia al nulla. La lotta all’evasione fiscale è una cosa seria e la via maestra per combatterla passa per i canali telematici, a partire dalla fatturazione elettronica, ma pensare che parrucchieri e fruttivendoli sopravvivano o chiudano se il tetto al contante si colloca a tremila o a duemila euro francamente è fuori dalla portata delle cose normali. Consiglierei brutalmente di farla finita con le sceneggiate elettorali (non si vota) e di trovare il tempo per cominciare a occuparsi di ciò che conta.
Aspettiamo ancora i primi governanti di questa Repubblica indebitata, di qualunque colore politico siano, che prendano coscienza che la finanza pubblica italiana è stata rovesciata da dieci anni in qua con il gioco delle tre carte inventato dal trio Calderoli-Tremonti-Bossi. Si chiama Spesa Storica e rende i ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri. Questo miope ribaltamento delle priorità è il male oscuro dell’Italia.
Ma come si può pensare di crescere senza dire una parola mai di investimenti pubblici e privati nel Mezzogiorno e di come rimettere in moto le risorse rilevanti che abbiamo e non sappiamo spendere? Ma come si può ridurre il debito pubblico se non si torna a crescere almeno ai livelli spagnoli? Come si può seriamente pensare di farlo senza chiudere la stagione dell’assistenzialismo al Nord e senza destinare a infrastrutture di sviluppo nelle regioni meridionali quei soldi rubati dal Nord al Sud per foraggiare clientele e ingrossare la criminalità? Ancora: come si può anche lontanamente pensare di raggiungere tale obiettivo con un ministro dell’Economia che non pronuncia mai la parola Sud dando quasi la sensazione di vergognarsene?
LA VERSIONE INTEGRALE DELL’EDITORIALE DEL DIRETTORE ROBERTO NAPOLETANO SULL’EDIZIONE CARTACEA DI OGGI DEL QUOTIDIANO DEL SUD L’ALTRAVOCE DELL’ITALIA
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