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Luigi Di Maio e Matteo Salvini

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Un Paese in sospeso tra il Papeete Beach di Milano Marittima e la spiaggia di Palinuro ha problemi seri. Un Paese che conosce la follia della prima crisi di Ferragosto della sua storia repubblicana al grido salviniano al voto al voto e ancora non ha capito se questa crisi di governo è mai iniziata, se l’ex invincibile Capitano si dimette o si accoda a cuccia sotto Di Maio, è di sicuro in vacanza da se stesso, ma prima ancora non è un Paese serio. Fa i conti con lo spaesamento dell’opinione pubblica e l’assenza imbarazzante di leadership politica che rischia di annullare anche il lavoro silenzioso di un capo di governo provvisoriamente in carica e provvisoriamente candidato a guidare una maggioranza alternativa che ha scelto di ancorare la sua azione alla difesa delle istituzioni e dell’interesse generale.

Un Paese spaesato non va da nessuna parte e meriterebbe per la sua classe dirigente populista-sovranista una clausola di esclusione ad personam dal nuovo bazooka di Draghi in arrivo che gli permette di anestetizzare i danni (irrimediabili) della credibilità perduta (la loro) e consente queste scene da operetta in cui esistono le dimissioni con il “telefono sempre acceso” e un conto pesante da dilettantismo economico-istituzionale acuto che paghiamo tutti noi.

Bananas

Agli italiani, che hanno a cuore il futuro dei loro figli, devono interessare quattro cose. Primo: la legge di bilancio. Secondo: la nomina del commissario europeo. Terzo: chi va alla Banca Centrale Europea. Quarto: l’operazione verità sulla ripartizione della spesa pubblica tra Nord e Sud. La crescita sottozero della Germania è per noi un problema serio, lo avevamo capito prima dei tedeschi ma questo non cambia il quadro.

La Cina, di suo e piegata da Trump, rallenta. La Brexit incombe. L’inquilino della Casa Bianca prepara per l’autunno l’offensiva contro l’Europa che vuol dire ancora Germania e Italia nel mirino. Fuori, insomma, si fa strada la crisi globale e in casa facciamo un gran parlare di manifattura (importante, certo) ma si è ridotta di un quinto, e non diciamo che i servizi languono, le costruzioni non vanno, il furto decennale di risorse pubbliche del Nord ricco a spese del Sud povero atterra un mercato interno di venti milioni di persone, l’economia va male e poi qualcuno (ohibò) chiederà perché le banche vanno male e vorrà fare un’altra inutile Commissione di indagine parlamentare. La situazione reale è complessa, l’incertezza politica la rende ancora più complicata, molti di chi ha ancora quattrini li porta all’estero.

I capi bastone di populisti e sovranisti non si sa se al governo, all’opposizione, in spiaggia, o non se ne rendono conto, e allora sono ignoranti, o se ne rendono conto, e allora sono incoscienti. Se proprio non ce la fanno a uscire dal bagnasciuga della irrealtà, ci restino e tolgano il disturbo. Suggerisco al mio amico Enrico Vanzina di andarli a cercare, potrebbe trarre lo spunto per un remake casereccio de Il dittatore dello stato libero di Bananas di Woody Allen (Foto in alto).


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