La sede della Banca Popolare di Bari
6 minuti per la letturaNon esiste nessuna idea di una nuova Banca del Sud e non se ne sente affatto il bisogno.
Non esiste nessuna idea di una nuova Banca del Sud e non se ne sente affatto il bisogno.
C’è un progetto di aggregazione delle Popolari ripulite, dopo avere venduto crediti deteriorati, senza diritti di primogenia per alcuno, con una governance messa in sicurezza e un capitale adeguato.
Da realizzarsi attraverso le citate aggregazioni, operazioni di mercato che coinvolgano imprenditori, investitori internazionali, soggetti istituzionali e, all’occorrenza, con un utilizzo appropriato di strumenti fiscali.
Ovviamente questa banca, non nuova, frutto di aggregazione tra Popolari e soggetti di mercato, di dimensioni quantitative e qualitative adeguate, può fare bene il suo mestiere grazie anche alle interconnessioni con Mediocredito Centrale e Cassa Depositi e Prestiti se ha di fronte un sistema che funziona in modo da produrre reddito e lavoro, e se ha gli strumenti tecnici e culturali per contribuire a promuovere quel sistema che funziona e la specifica capacità di dialogare con gli uomini e le imprese che ne sono il motore.
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Perché il sistema funzioni bisogna sciogliere quattro nodi: a) dare al Sud più infrastrutture efficienti che vuol dire più risorse pubbliche, questo è il primo punto perché usciamo da una lunga stagione di rapina del Nord a spese del Sud, e capacità professionali di spendere bene e presto quelle risorse per fare le infrastrutture che servono non per fare piacere agli amici degli amici; b) avere più impresa privata che è disposta a investire nei territori meridionali; c) affrontare e risolvere il tema strategico di chi lavora per questa impresa privata disposta a investire reclutando e motivando le intelligenze disponibili prima che emigrino per non tornare più; d) dotarsi di un capitale sociale che tuteli gli investimenti nei territori meridionali sottraendo chi ha un minimo di attività in proprio dalla tenaglia della criminalità organizzata e qui è decisivo il ruolo dello Stato centrale.
Questi sono i punti di un Manifesto che le forze sindacali, il ceto imprenditoriale e professionale, le élite e gli stakeholder tutti hanno il dovere e anche il diritto di sottoscrivere e promuovere.
Mi sono soffermato su questi quattro punti prima di svelarvi nei dettagli il progetto finanziario allo studio perché il vaniloquio delle parole, che è purtroppo la cifra rumorosa e litigiosa delle due componenti del governo gialloverde e dei due leader vicepremier, tende a ridurre la priorità strategica dell’Italia che è la crescita del Mezzogiorno a una specie di baratto tra due idiozie: un fantomatico piano per il Sud fatto di slogan vuoti e un’autonomia differenziata che è il punto massimo di miserabilità della storia economica recente del Paese pure fatta fino a oggi di distrazioni colpevoli e ingiustizie evidenti, a partire dalla distribuzione miope della spesa pubblica allargata. Proprio il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per amore della verità, mette sempre correttamente il Sud in relazione al tema Italia, ma le divisioni politiche nella maggioranza e gli interessi retrostanti sono così forti da fare temere il peggio.
Il progetto di aggregazione tra le Popolari ha senso se mette insieme le Popolari migliori per dare insieme le risposte migliori in termini di servizi e assecondare la crescita della domanda interna stimolata da un piano strategico italiano che decide di investire sulle infrastrutture nel Mezzogiorno e non sull’assistenza, sugli investimenti produttivi non sul sostegno clientelare al reddito.
Le due Popolari principali sono Popolare di Bari e Banca Agricola Popolare di Ragusa. Le pre-condizioni per attuare il disegno sono tre: sistemare la governance e sottrarre al controllo di uno la gestione dell’impresa bancaria; ripulire e abbassare il carico dei crediti deteriorati vendendoli al meglio e migliorando i ratios di capitalizzazione; aumentare il capitale attraverso aggregazioni tra pari, operazioni di mercato, leva fiscale e consolidamento. Quella che, forse, è più avanti di tutti, anche se non esistono diritti di primogenitura, è la Popolare di Bari che ha sistemato la governance e procede con un piano di crescita che punta a accelerare nel consolidamento attraverso alleggerimento di crediti deteriorati, acquisizioni di Popolari a più elevata redditività e radicamento sul territorio extra regione, operazioni di mercato.
Con un doppio itinerario: la Popolare, acquisizione di banche popolari dove l’azionariato è di qualità e esprime il meglio dell’imprenditoria meridionale da aggregare e consolidare; la SPA che dovrebbe mettere insieme investitori internazionali (ci sono) e un soggetto istituzionale che opererebbe sulla base dello Schema Volontario e, cioè, non ha l’obbligo di intervenire ma decide di farlo perché lo ritiene giusto e produttivo, una specie di Fondo di garanzia, e anche qui c’è un ruolo da chiarire e definire di Cdp.
Poi c’è il capitolo importante delle Deferred tax assets (imposte differite attive o attività per imposte anticipate) in modo abbreviato indicate come DTA, un vero e proprio incentivo fiscale per agevolare le aggregazioni bancarie e il loro consolidamento. Si tratta, per semplificare, di crediti di imposta diluiti nel tempo, in pratica sono differiti e utilizzabili a fronte di un utilizzo futuro. Inutile dire che su questo punto c’è da fugare ogni dubbio con l’Europa perché non vengano considerati aiuti di Stato anche se resta paradossale che tutto ciò che vale per il Lussemburgo e per l’Estonia non dovrebbe valere per l’Italia perché nei primi due casi costituiscono da soli una nazione mentre nel terzo caso a beneficiare sarebbe un territorio di una nazione e, quindi, si pone il problema di concorrenza interna, ipoteticamente alterata dall’aiuto di Stato. Sono gli esempi odiosi di un’Europa da superare.
Il senso profondo di questa operazione Banca Popolare del Sud è dare soddisfazione a tutti gli stakeholder e dotare il sistema meridionale di uno strumento finanziario che conosce il suo territorio e è in grado di operare con le logiche e le dimensioni del player globale in modo da offrire servizi efficienti e competitivi. Hanno a Bari come a Ragusa un piccolo grande problema che riguarda il rimborso del capitale su richiesta da parte dei soci. Quando scatta la soglia? A che prezzo si fa il rimborso ai soci che vogliono uscire dal capitale della banca? Non sono quotate le Popolari, c’è un mercato piccolo, strano dove scambiare questi titoli, se nella trasformazione alla componente cooperativa si affianca la componente della SPA, con nuovo capitale privato, forse risolvere il problema sarà un tantino meno complicato.
Certo, bisognerà anche rendersi conto che il prezzo non è stato ridotto dalla caduta del mercato perché gli amministratori correttamente, non essendo quotati, non hanno ritenuto di farlo perché i valori potevano sempre risalire. Detto questo avere a mente, ad esempio, che la caduta di valore di altre Popolari nel Nord, nelle stesso periodo, oscilla tra l’80 e il 90% può aiutare ad avere un approccio più realistico. Così come la consapevolezza che l’attività creditizia rende oggi meno di dieci-venti anni fa. Anche qui, è tutto vero, ma il piccolo problema esiste. Chi conosce bene questo tipo di investitore sa che il piccolo problema è molto più grande di quello che sembra.
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