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Cara Alessandra, lettere come la sua (LEGGI LA LETTERA) ripagano di uno sforzo collettivo che si propone di mettere insieme giornalismo di inchiesta e passione civile. Questo giornale è nato per non indulgere al racconto piagnone di un Sud che ha sempre qualcosa da chiedere e mai qualcosa da dare. Non faremo sconti a una classe dirigente meridionale che, spesso, non è stata all’altezza della situazione. Siamo impegnati a stanare ambiguità e silenzi di chi rappresenta la comunità meridionale in Parlamento e ha una naturale tendenza a occuparsi di altro, a fare finta di non capire, a mettersi nell’ombra al servizio dei potentati di turno.
Proprio per questo, però, non abbiamo mollato e non molleremo mai sull’operazione verità. Ha proprio ragione: la propaganda, come la calunnia, è un venticello caldo. Mette sulle spalle del povero Sud, oltre alle sue colpe, anche le colpe di un Nord ingordo. Davvero troppo. Diciamo le cose come stanno: tante cose non tornano, anche a prima vista. Chi ha deciso di mettere un treno a alta velocità ogni mezz’ora tra Milano e Torino, per l’intera giornata, e di fermare lo stesso treno a Napoli con una finta alta velocità fino a Salerno e un’altra mezza Italia dolosamente isolata dal Nord e, al suo interno, tra Napoli e Bari?
Chi ha deciso di dare zero euro di spesa pubblica per gli asili nido a chi nasce a Casoria e a Altamura, due popolosi Comuni di Campania e Puglia, 18 euro pro capite a Reggio Calabria e, addirittura, 3mila euro per il più ricco di tutti questi bambini e, cioè, chi viene al mondo in Brianza?
Nonostante tutto ciò, cara Alessandra, non chiederemo “asilo politico” negli Stati Uniti, anche se capiamo il senso della sua provocazione, perché non faremo al Nord il torto di ricambiare miopia e egoismo con la stessa moneta. Però, siamo pronti alla mobilitazione. Il nervosismo di Fontana e Zaia, i due Governatori del Nord che vogliono l’autonomia senza fondo di perequazione, significa una cosa sola. La verità (storica) fa male. I numeri dello scippo sono come pietre. Possono scappare quanto vogliono, ma con quelle pietre dovranno fare i conti. Sono stati loro a farle rotolare una dietro l’altra. Il muro dei luoghi comuni se lo sono buttati addosso da soli.
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