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Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Pensavamo di averle viste tutte. Invece no. Chi lo avrebbe mai creduto che Forcella, quartiere storico di Napoli e capitale riconosciuta del gioco delle tre carte, avrebbe perso il suo scettro a favore di Pontida e Varese, “capitali” del vecchio e nuovo leghismo lumbard?
È successo. La “banda del buco” del Grande Partito del Nord si è inventata la più sofisticata macchina estrattiva di risorse dal bilancio pubblico italiano e ha fatto tutto, con la destrezza di un moderno scippatore, inventandosi uno specialissimo tavolino di gioco dove la carta Sud perde sempre e la Carta Nord stravince sempre.
Il marchingegno si chiama legge Calderoli e prevede che, in materia di sanità, scuola, trasporti, tutti i cittadini sono uguali e vanno, quindi, definiti i livelli essenziali di prestazione (Lep) e i fabbisogni standard, ma in attesa di determinarli si procede con il criterio della spesa storica. Dovevano metterci qualche mese, sono passati dieci anni e, non solo, né Regioni né Comuni hanno mai raggiunto un accordo per definirli, ma addirittura le prime si sono rifiutate anche di varare un fondo perequativo.
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Nel frattempo, per capirci, la spesa storica (carta vince) ha dettato le regole mentre Lep e fabbisogni (carta perde) non sono mai entrati in partita et voilà: il ricco diventa sempre più ricco e il povero diventa sempre più povero perché ogni anno decine e decine di miliardi dovuti alle famiglie del Mezzogiorno sono diventati sostegno assistenziale alle famiglie del Nord.
La chiave dello scippo è nei forzieri delle Regioni e dei Comuni che, appropriandosi di ciò che non è loro, erogano, ad esempio, tremila euro l’anno di spesa per gli asili nido ai bambini del Nord, 200 nel Centro, 88 in Calabria, 19 a Reggio Calabria. Scena che si ripete, con importi analoghi in proporzione, per mense scolastiche, scuole a tempo pieno, ospedali, pulmini, treni a alta velocità, e molto altro ancora.
Questa è l’Italia dello scippo di Stato, così è se vi pare, come direbbe Pirandello. Mai, dico mai, avremmo potuto immaginare che la banda del buco del Grande Partito del Nord avesse voluto ripetere il gioco delle tre carte anche con i fondi comunitari.
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Fondi comunitari che, come prevede la legge, sono destinati per l’80% al Sud. Si è passati dalla manina di Calderoli a quella della deputata leghista Silvana Comaroli, i “compagni di merenda” non sono più Bossi e Tremonti che sapevano di che parlavano, ma udite udite una nutrita truppa di sprovvedutissimi grillini come il relatore Raduzzi e la sottosegretaria Castelli, che firmano senza capire.
La nuova spesa storica (carta che vince) si chiama “titolarità alle amministrazioni regionali” della gestione del Fondo di coesione e, state certi, saprà fare in modo – i numeri politici le Regioni del Nord li hanno tutti – che cada il vincolo di destinazione e il Sud d’Italia diventi la nuova carta che perde a favore del Sud del Nord e dell’agricoltura che è il piatto ricco che la Lega non più padana vuole per i suoi agricoltori padani (le due nuove carte che vincono).
Ai proconsoli meridionali della Lega di Salvini, la Comaroli & C. hanno venduto l’oppio della gestione diretta della cassa regionale degli incentivi – omettendo di dire che l’avrebbero svuotata – in cambio per di più dell’impegno a sanare con i soldi propri i deficit sanitari. Un altro gioco delle tre carte che perpetua per sempre lo scippo di Stato, attua nei fatti l’autonomia differenziata, e si impossessa dell’ultima cassa (vera) rimasta al Sud.
Ancorché fortemente ridotta e non sostitutiva di ciò che da almeno dieci anni gli viene sistematicamente sottratto in modo indebito. Ogni vergogna ha un limite. Questa volta è stato superato. Si stralci tutto e si chieda scusa. Come direbbe Totò: ogni limite ha una pazienza!
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